Le luci soffuse del Parlamento europeo di Strasburgo riescono a malapena a illuminare il volto di un eurodeputato che esce dall’emiciclo scuotendo la testa. È solo l’ultimo di una lunga serie. Dentro, in un’Aula semivuota, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha appena terminato il suo discorso sul futuro dell’Europa e il ruolo dell’Italia. Era la prima volta per lui a Strasburgo. Uno dei pochi parlamentari rimasti ad ascoltarlo, Guy Verhofstadt, il leader dei liberal democratici europei (Alde) l’ha contestato con un perfetto italiano: «Per quanto tempo ancora lei sarà il burattino mosso da Matteo Salvini e Luigi Di Maio?». Dal 2 luglio del 2003 che non c’era stato uno scontro così forte tra un eurodeputato e un capo di governo, quando Berlusconi diede del kapò a Martin Schulz. Tra i corridoi del Parlamento di Strasburgo, molti ricordano quell’episodio. I maligni dicono che Verhofstadt abbia provocato Conte per passare come martire. Altri tempi si dirà, ma l’agenda di Conte per cambiare l’Europa non è stata accolta bene dai politici di Strasburgo. «Siamo preoccupati per quello che sta succedendo in Italia, Lega e Movimento Cinque Stelle rischiano di danneggiare oltre all’Italia anche l’Europa» spiega Tadeusz Zwiefka vicepresidente del partito popolare europeo. Fa un certo effetto detto da un polacco visto cosa succede da qualche anno a questa parte a Varsavia. «Sappiamo che i due partiti prenderanno più del 60% dei voti degli italiani ma sono convinto che popolari, socialisti e liberali fermeranno l’ondata sovranista a livello europeo».
Anche Poll of Polls, il sito che monitora ogni settimana i sondaggi per le elezioni europee prevede solo un piccolo aumento tra il 10 e il 15% del numero dei seggi “sovranisti” nel Parlamento europeo, nonostante il calo dei socialisti. Uno dei fattori decisivi è la brexit che causerà l’abbandono dall’Aula di circa 45 parlamentari euroscettici tra Ukip e Tories. Addirittura un sondaggio privato commissionato dai socialisti europei darebbe in Italia un partito europeista (Pd con + Europa in una lista unica) verso il 30%, almeno 4 punti in più del movimento 5 stelle. Una delle ragioni sarebbe la storica astensione degli elettori del Movimento per le elezioni europee.
Un’esagerazione frutto della paura dell’avversario, più che della lucida analisi politica? Forse. Ne è sicuro Angelo Ciocca, europarlamentare della Lega, famoso per aver sbattuto la sua scarpa sopra i fogli di un discorso pronunciato da Pierre Moscovici, commissario europeo per gli affari monetari. «Marine Le Pen in Francia, Geert Wilders in Olanda, noi in Italia e altri 4 alleati europei sovranisti supereremo tranquillamente la soglia dei 140 seggi» spiega Ciocca davanti all’emiciclo (ora il gruppo Europa delle Nazioni e della Libertà ne ha 36, ndr). «Non basterà per avere la maggioranza dell’Europarlamento, è vero. Ma il nostro obiettivo è essere l’ago della bilancia: mettendo il nostro perimetro di regole». Ma a favore di chi? «Chiaramente con il PPE c’è una sintonia programmatica, possiamo spostarlo più su temi nostri, quelli del buon senso. Molti dei loro punti sono i nostri. Conte è stato criticato dagli eurodeputati ma ha detto una cosa vera: questa Europa non piace a nessuno. Per dire noi oggi abbiamo discusso in Aula l’integrazione dei rom nel 2020 e percorsi per creare corsie preferenziali nelle assunzioni pubbliche. Ma invece di occuparsi di questo perché non pensiamo ai temi più importanti per i cittadini europei?» E i 5 stelle? «Mi auguro che loro siano con noi l’ago della bilancia in Europa. Non ha più senso essere separati in Europa, conviene rafforzare anche qui a Strasburgo la linea del governo ed essere uniti nell’interesse degli italiani».
L’obiettivo della Lega è chiaro: far leva sui componenti più vicini ai sovranisti nel Partito popolare europeo: il premier austriaco Sebastian Kurz e quello ungherese Viktor Orban per spostare un po’ più a destra la guida del Parlamento Ue
L’obiettivo della Lega è chiaro: far leva sui componenti più vicini ai sovranisti nel Partito popolare europeo: il premier austriaco Sebastian Kurz e quello ungherese Viktor Orban per spostare un po’ più a destra la guida del Parlamento Ue. L’ipotesi è talmente realistica che perfino il think tank European Council of foreign relations ha pubblicato uno studio dal titolo kubrickiano: “Come gli anti europeisti hanno pianificato di distruggere l’Ue e cosa deve essere fatto per fermarli”. «Potranno anche prendere tanti voti, soprattutto nella mia nazione, ma i sovranisti hanno un problema di fondo: la somma dei loro ego e delle loro promesse non creerà mai una maggioranza stabile e coesa. Fin quando sarà così non avremo problemi», chiarisce Eduard Kukan ex ministro degli esteri slovacco e membro del partito popolare europeo. «Ma perché mai il Partito Popolare europeo dovrebbe spostarsi a destra? Quali benefici concreti avrebbe? Noi abbiamo avuto i populisti nel Regno Unito e più i partiti grandi sono accomodanti con i populisti più alimentano il “mostro”», afferma Julie Girling, eurodeputata conservatrice inglese con la franchezza e libertà di chi sa che tra poco non farà più parte del gioco. «Sì ci saranno più populisti in Parlamento, faranno rumore ma non ci sarà un cambiamento come pompa da mesi la stampa. Nei dieci anni che sono stata qui tra Bruxelles e Strasburgo ho visto i populisti di sinistra o destra urlare e basta, senza lavorare o proporre iniziative legislative. Usano il palcoscenico europeo per parlare del loro Paese. Per esempio i 5 stelle in questa legislatura hanno parlato solo dell’Italia».
Quindi ci aspettano ancora cinque anni di consociativismo tra socialisti, liberali e popolari europei? Un blocco più o meno omogeneo che si unirà ancora una volta contro chi propone un cambiamento radicale? «Ma è giusto che sia così»,, commenta Mercedes Bresso nella mensa del Parlamento europeo. L’ex presidente della regione Piemonte e ora europarlamentare dei socialisti e democratici lo spiega come una professoressa: «Molti vorrebbero che l’Europa fosse come gli Stati Uniti, ma loro sono uniti da un’unica lingua e cultura, noi no. La politica dei partiti del Parlamento europeo si è ispirata finora alla Svizzera. Come una confederazione di Stati il potere è distribuito e ben bilanciato per evitare che si polarizzi troppo. Si cambiano le cose a poco a poco rispettando il pensiero di tutti. Non arriva mica il partito che stravolge tutto e 5 anni dopo ne segue un altro a fare un’altra rivoluzione e così via. Ed è giusto che qui non funzioni così. Il vero cambiamento, come in Svizzera, avviene con le elezioni locali, nel caso dell’Ue quelle per eleggere degli Stati membri. In base a come cambia la formazione del Consiglio europeo, l’istituzione Ue che riunisce i capi di Stato e di Governo dei 27, cambiano a poco a poco le posizioni politiche. Ma un organismo maturo come l’Ue non può vivere di strappi politici del suo Parlamento».