Quindicimila visitatori, un incremento del 10% del pubblico e oltre 400 espositori. La tredicesima edizione di A&T – Automation &Testing, la fiera Internazionale che si svolge ogni anno a Torino dedicata a Industria 4.0, misure e prove, robotica e tecnologie innovative, si è chiusa in gloria, nonostante il 2019 si annunci come un anno complicato per l’industria italiana. Segnale che i settori più competitivi del made in Italy non risentono dei guai del sistema Paese, ma soprattutto che la manifattura innovativa e automatizzata non è un mostro da combattere, bensì una delle (poche) speranze che abbiamo di continuare a competere negli anni a venire.
A confermarlo, i dati di McKinsey Global Institute 2017: metà della crescita totale della produttività necessaria per garantire una crescita del PIL al 2,8% nei prossimi 50 anni, sarà guidata dall’automazione, che fanno il paio con quelli del World Economic Forum 2018, secondo cui grazie all’automazione e robotizzazione si creeranno nel mondo 133 milioni nuovi posti di lavoro, con ruoli e specializzazioni diverse e più qualificate, con un saldo positivo di 58 milioni di nuovi ingressi nel mercato occupazionale dell’industria: «Il futuro è per le aziende che automatizzano, questo è evidente – spiega Luciano Malgaroli, presidente di A&T, visibilmente soddisfatto -. I posti di lavoro li perderanno le imprese che falliranno perché non investono in tecnologia». Perché allora occuparsi di formazione e capitale umano, come si è fatto in abbondanza ad A&T? Non è come parlare di salsicce al festival dei vegani? «No, assolutamente – spiega Malgaroli – La valorizzazione del capitale umano è centrale per rendere le persone adeguate a lavorare in questo nuovo contesto. L’automazione distruggerà posti di lavoro e ne creerà altri, come è sempre stato».
Non è sempre stato così: «No, assolutamente -continua Malgaroli – la differenza tra questa edizione e le precedenti sta proprio nell’aver notato nei visitatori e negli espositori la consapevolezza che il tema della formazione e valorizzazione delle risorse umane sia un valore aggiunto imprescindibile in ogni azienda. Parlando con loro, la cosa che più mi ha fatto piacere è stato il commento sul programma formativo all’interno della manifestazione. Mi è stato detto, addirittura, che questa è la differenza che la caratterizza rispetto a tutte le altre fiere. È una componente in più che alle altre fiere manca».
I system integrator italiani sono considerati tra i migliori al mondo: nessuno come noi è capace di coniugare le competenze tecniche con un’elevata capacità creativa. Siamo competitivi, anche da punto di vista economico, rispetto ad esempio a mercati storici come la Germania, la Francia, il Regno Unito. Forse da noi c’è meno l’abitudine a raccontare le eccellenze: è ha molto più fascino un designer, uno stilista o un system integrator rispetto ad un tecnico industriale o un manutentore,
Non è un caso, pertanto, che ad A&T si siano presentati molti studenti, quest’anno. E che tra i 400 espositori vi erano molte realtà con una loro academy interna, finalizzata a formare il capitale umano secondo le esigenze dell’impresa e del mercato in cui opera: «Il mondo sta cambiando e la formazione è uscita dalle scuole – osserva Malgaroli -. Le aziende che fino a ieri si servivano delle scuole, oggi formano da solo quel che il mercato chiede. Le aziende si stanno organizzando per formare le persone, questo sì, cosa che fino a qualche tempo fa non facevano. Però va detto che c’erano tante scuole e tanti ragazzi nella fiera. Segnale di un’attenzione diversa da parte del mondo della scuola all’universo della manifattura innovativa».
Ragazzi e anche ragazze: «Credo vada superato il falso mito che la tecnologia sia una questione maschile – racconta Malgaroli -. Nel nostro comitato scientifico ci sono tante donne, saranno sempre di più visto che il numero di donne che lavorano in questo settore, anche in posizioni apicali, continua a crescere« Segnale ulteriore, questo, di un settore che reclama spazio: «Ci fosse una maggiore attenzione sarebbe gradita. I system integrator italiani sono considerati tra i migliori al mondo: nessuno come noi è capace di coniugare le competenze tecniche con un’elevata capacità creativa. Siamo competitivi, anche da punto di vista economico, rispetto ad esempio a mercati storici come la Germania, la Francia, il Regno Unito. Forse da noi c’è meno l’abitudine a raccontare le eccellenze: è evidente che ha molto più fascino un designer, uno stilista o un system integrator rispetto ad un tecnico industriale o un manutentore. Forse noi italiani siamo troppo orientati al prodotto», chiosa Malgaroli. O forse, visti i numeri di A&T, le cose stanno davvero cambiando.