La scelta del mezzo di trasporto sta diventando sempre più un’affermazione della propria sensibilità ecologica. Lo stesso si può dire anche per il parcheggio. Una prospettiva che Stanley Robotics ha fatto propria lanciando, in collaborazione con l’aeroporto di Lione, il primo sistema di robot-parcheggiatore. Stan per gli amici. Una soluzione che punta a garantire un riduzione delle emissioni di Co2 e del consumo di suolo, offrendo al contempo un vero e proprio antistress ai passeggeri. D’altronde, chi è abituato a prendere l’aereo sa bene quanto sia snervante l’operazione del parcheggio: si arriva in auto, si cerca un posteggio a lungo termine (magari lo stesso che si era prenotato online ma è stritolato fra due mega Suv) e si finisce per girare in tondo fra i diversi livelli del parcheggio multipiano. Non la migliore delle esperienze per chi ha in mente solo la spiaggia tropicale o la città cool dove trascorrerà le vacanze.
«La riduzione di Co2 dovuta a giri a vuoto da parte dell’autista è solo una parte dell’impatto ambientale che può avere Stan – precisa Clement Boussard, ceo di Stanley Robotics – I suoi movimenti, infatti, sono resi possibili da un motore elettrico e la sua attività consente di guadagnare fino al 50% in più di spazio in una determinata area. D’altronde, l’unica altra possibilità per parcheggiare più auto è quella di costruire più parcheggi che comportano ulteriori di gas dannosi: dalla movimentazione dei macchinari all’utilizzo del calcestruzzo». Insomma, un toccasana per l’industria aeroportuale per cui i parcheggi sono una fonte molto importante di redditività non-aviation e, a causa delle mutate abitudini di consumo e delle evoluzioni tecnologiche a lungo termine, potrebbero veder declinare un’incidenza sul fatturato totale che ora varia dal 10 al 50% del totale.
Alla base del progetto, che ha visto la sua genesi nel 2017, c’è quindi una sorta di processo di razionalizzazione green che sfrutta la tecnologia sviluppata per l’auto a guida autonoma per dare una risposta a medio termine alle esigenze dei guidatori umani. Attualmente, il sistema gestisce già 500 posti al P5+ dell’aeroporto “Saint Exupéry” di Lione da cui, nel 2018, sono transitati circa 11 milioni di passeggeri
Alla base del progetto, che ha visto la sua genesi nel 2017, c’è quindi una sorta di processo di razionalizzazione green che sfrutta la tecnologia sviluppata per l’auto a guida autonoma per dare una risposta a medio termine alle esigenze dei guidatori umani. Attualmente, il sistema gestisce già 500 posti al P5+ dell’aeroporto “Saint Exupéry” di Lione da cui, nel 2018, sono transitati circa 11 milioni di passeggeri. Qui, quattro robot prendono in carico l’automobile che l’autista umano ha parcheggiato all’interno di uno degli otto box dedicati. Una volata lasciata la vettura e scannerizzata la prenotazione, il passeggero può dirigersi direttamente al terminal tramite un comodo servizio navetta. Grazie a un’intelligenza artificiale e un sistema avanzato di sensori, Stan solleva l’auto (per una portata massima di 3,5 tonnellate) e la dispone, su più file, nel migliore posto disponibile in base a tempo di permanenza e orario di ritorno del proprietario (interfacciandosi con i dati in possesso dell’aeroporto). Alla fine dell’ultima fase di sperimentazione, il sistema arriverà a prendere in carico un posteggio da 2.000 posti. A lungo termine, Vinci, la società che nel 2016 ha acquisito la maggioranza dello scalo transalpino, punta ad automatizzare fino a 6.000 posti auto.
«L’impatto di questa soluzione può avere una grande importanza sia dal punto di vista dell’utente che da quello aziendale – afferma Guido Zardo, project manager di Systhesia che collabora con Stanley Robotics per lo sviluppo in Italia e Spagna di Stan – Per il passeggero significa superare alcune criticità relative all’offerta del parcheggio: il costo, le modalità di acquisto e quelle di accesso. Per le aziende di gestione aeroportuale significa far fronte alla concorrenza dei parcheggi privati offrendo un servizio sicuro ed ecologica».
Diverse, infatti, sono le società aeroportuali che si promuovono come destinazione di partenza o arrivo attraverso una serie di certificazione sull’impatto ambientale al fine di attirare quei clienti che sempre più danno importanza alla reputazione aziendale. Lo stesso aeroporto di Lione, per esempio, ha preso delle misure forti per far fronte all’impatto ambientale del crescente traffico aereo (nello specifico la certificazione ACA 3+ per la carbon neutralità e la ISO 50001 per l’efficienza energetica). Un trend che ha già suscitato la protesta e le critiche di Acenas, associazione di residenti delle zone limitrofe all’aeroporto che ha intrapreso le vie legali rilevando problemi ambientali e sanitari dovuti all’espansione dello scalo. «La tecnologia può essere un aiuto importante per la riduzione delle emissioni, ma le questioni ambientali sono prima di tutto una questione collettiva e politica: bisogna educare le persone a prestare maggiore attenzione alle proprie abitudini e spingere i nostri rappresentati a prendere decisioni che siano completamente eco-friendly», conclude Boussard. In questo senso, «Stan potrebbe essere una soluzione anche per posteggi diversi da quelli aeroportuali», aggiunge Zardo. Fra questi: logistica e movimentazione industriale, operatori di parcheggi privati, scali portuali e stazioni di scambio intermodale.