L’accordoBrexit rinviata ad Halloween: dolcetto per la May, scherzetto per il Regno Unito

Dopo ore di trattative i 27 leader Ue hanno concesso l'ennesima proroga chiesta dalla premier inglese per rinviare l'uscita dall'Unione europea. Il compromesso va bene a tutti: da chi spera di spodestare la May a chi si augura un secondo referendum

KENZO TRIBOUILLARD / POOL / AFP

Dolcetto o scherzetto? Come ogni incubo che si rispetti la Brexit ha la sua data perfetta per compiersi: il 31 ottobre, giorno di Halloween. Lo hanno deciso ieri, a mezzanotte, i 27 leader degli Stati Ue durante un Consiglio europeo più agitato del previsto. La premier del Regno Unito Theresa May aveva chiesto l’ennesima proroga, questa volta fino al 30 giugno. Altri tre mesi per trovare un accordo con i laburisti per far approvare il suo negoziato e uscire dall’Unione europea esattamente tre anni dopo il referendum del 2016. Le serviva l’unanimità che il Consiglio europeo ha raggiunto con difficoltà perché per la prima volta il blocco dei 27 si è presentato disunito all’incontro di Bruxelles. Il presidente francese Emmanuel Macron era contrario alla proroga per evitare che il Regno Unito partecipasse alle elezioni europee. La cancelliera Angela Merkel, più accomodante proponeva un’estensione fino a dicembre mentre il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk si era spinto fino al marzo 2020. Si sono incontrati a metà strada.

Il compromesso raggiunto si può riassumere nell’ennesimo tecnicismo che sa di parolaccia: flextension. Tradotto: formalmente la data di uscita rimane il 31 ottobre ma appena May avrà trovato una maggioranza in Parlamento per approvare il suo accordo, il Regno Unito uscirà automaticamente. Per mettere ancora più pressione alla premier i 27 hanno chiesto di rivedere la situazione al prossimo Consiglio europeo di giugno, per vedere gli eventuali passi in avanti fatti da May con i laburisti. La data non è scelta a caso: sarà l’ultimo giorno in carica dell’attuale Commissione europea guidata da Jean Claude Juncker che cambierà dopo le elezioni. Ma soprattutto spostare l’uscita ad Halloween garantisce che sarà May a portare a casa la Brexit e non un altro premier. Perché a meno di dimissioni volontarie, il partito conservatore potrà cambiare la sua leader solo a dicembre 2019.

Il compromesso di stanotte dà speranze a tutti. Alla premier che spera di trovare una maggioranza trasversale per il suo accordo, ai remainer che si augurano un secondo referendum, fino ai i falchi conservatori che sperano di far dimettere la May e mettere a Downing Street un leader più intransigente che realizzi la vera hard brexit.

Se ve lo state chiedendo, sì: il Regno Unito potrebbe partecipare alle elezioni europee. Se non lo farà dovrà lasciare il primo giugno in ogni caso, anche senza un accordo. L’obiettivo di May è trovare l’accordo e uscire prima del 22 maggio perché partecipare alle elezioni europee sarebbe una sconfitta sia per i conservatori che per i laburisti. La Brexit rinviata ad Halloween è un dolcetto per la May che avrà più tempo per convincere la Camera dei comuni ma sarà l’ennesimo scherzetto per coloro che hanno votato per uscire dall’Unione europea. Il compromesso di stanotte dà speranze a tutti. La premier spera di trovare una maggioranza trasversale per il suo accordo, i remainer si augurano con più tempo a disposizione di convincere l’opinione pubblica a indire un secondo referendum. E i falchi conservatori pensano che la scadenza di ottobre basterà per far dimettere volontariamente la May, per organizzare delle primarie interne a Pasqua ed eleggere il nuovo premier in estate che con un piglio più intransigente permetta di realizzare la hard brexit.

L’Unione europea ha concesso l’ennesima proroga ma la domanda rimane sempre la stessa. Se in tre anni gli inglesi non sono riusciti a trovare un accordo con la prospettiva del no deal il 29 marzo, come riusciranno a farlo in pochi mesi? Ormai non sono solo i maligni a pensarlo. Lo ha chiarito anche Tusk durante la conferenza stampa organizzata subito dopo la decisione presa: «Questa estensione ha la flessibilità che mi aspettavo, anche se un po’ più corta di quello che pensavo, ma abbastanza per trovare una soluzione. Per favore, non sprecate questo tempo». Anche Juncker ha cercato di prevenire qualche scherzetto di Halloween da parte degli inglesi, ricordando che l’accordo non sarà rinegoziato perché il meccanismo del backstop è stato fatto per tutelare l’Irlanda. Da lì non si torna indietro.

Intanto il Fondo Monetario Internazionale ha declassato la crescita del Regno Unito prevedendo un PIL in crescita di appena 1,2 punti percentuali per quest’anno. La sensazione è che l’ennesimo rinvio sia solo altro tempo sprecato per gli inglesi che continueranno a dover rispettare le regole europee. E mentre il Regno Unito si è polarizzato tra remainers e leavers l’Unione europea con tutte le sue contraddizioni interne ha fatto passi in avanti. A 34 mesi dal referendum sulla Brexit il Parlamento europeo ha approvato l’abolizione delle tariffe di roaming, ha proibito i costi aggiuntivi in ​​caso di pagamento con carte online, ha aumentato la protezione dei dati personali e approvato la direttiva sul copyright, Senza contare gli accordi commerciali stretti con Canada, Giappone, Singapore, Vietnam, Messico, Australia e Nuova Zelanda. E dire che molte di queste regole il Regno Unito le avrebbe potute modificare a suo vantaggio, grazie all’invidiabile potere negoziale di cui disponeva nel Consiglio europeo, come ha ricordato l’eurodeputato belga Philippe Lamberts: «Mi piacerebbe sedermi al tavolo in cui sono state stabilite le regole, l’influenza del Regno Unito sulla regolamentazione europea è stata enorme, la Brexit più che ottenere la sovranità ce l’ha fatta perdere».

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