Il tavolo di contrattazione tra le società e i rider del food delivery al ministero dello Sviluppo economico di Luigi Di Maio sembra ormai defunto. I sindacati e le organizzazioni autonome dei fattorini non ne sanno niente, né Di Maio parla più dei rider, che pure erano stati il suo cavallo di battaglia a poche ore dalla formazione del governo gialloverde. Ma mentre i fattorini si sono allontanati via via dall’agenda del ministro grillino, una delle piattaforme leader delle consegne a domicilio pare si stia avvicinando sempre più al Movimento Cinque Stelle. E cioè, Deliveroo. La stessa con cui Di Maio aveva ingaggiato, all’inizio del suo mandato, il braccio di ferro al grido di “dignità” per ottenere diritti e tutele per i rider in bicicletta.
Il Fatto Quotidiano il 3 aprile ha raccontato come la società inglese, guidata in Italia da Matteo Sarzana, compaia tra i finanziatori – con una somma tra i 5mila e i 10mila euro – del rapporto sull’e-commerce della Casaleggio Associati di Davide Casaleggio, che gestisce la piattaforma Rousseau e la comunicazione digitale dell’intero Movimento. E ora si viene sapere pure che, a seguire la comunicazione con la stampa di Deliveroo, è la società EprComunicazione, dove a capo dell’ufficio stampa c’è Laura Fraccaro, sorella del grillino Riccardo Fraccaro, ministro per i rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta del governo Conte.
Un cortocircuito che fa saltare dalla sedia le organizzazioni di rappresentanza dei fattorini che – dopo aver atteso invano la riconvocazione del tavolo – lo scorso 26 febbraio hanno fatto irruzione nella sede milanese della Casaleggio Associati. «Che differenza c’è tra Rousseau e l’app di Glovo o di Deliveroo se poi nella pratica usano i dati per generare profitto al di sopra degli interessi di chi li produce?», aveva scritto Deliverance Milano sulla pagina Facebook. «Ogni tot i Cinque Stelle dicono che fanno una legge e poi alla fine non fanno nulla», denunciano i rider.
E mentre ora si torna a parlare di salario minimo, il ministro Di Maio sembra far riferimento a diverse figure professionali da garantire, dalle badanti alle colf, dimenticandosi dei rider. Salvo qualche flebile annuncio iniziale.
«C’è forse un collegamento fra un finanziamento della principale realtà imprenditoriale del food delivery, che più di altri si oppone al riconoscimento dei diritti ai rider, alla società privata del fondatore del Movimento 5 Stelle e il reiterato rinvio di un decreto che regolamenti i diritti e le tutele dei riders da parte del Ministro di Maio, capo politico del Movimento di cui Davide Casaleggio è fondatore?», si è chiesto ieri in un intervento alla Camera il deputato bolognese del Pd Luca Rizzo Nervo, che ha presentato un’interrogazione parlamentare sul finanziamento di Deliveroo alla Casaleggio Associati. «Insomma, il mancato riconoscimento dei diritti minimi dei lavoratori delle piattaforme digitali da parte del Ministro Di Maio è solamente l’ennesimo capitolo dell’ormai rituale e quotidiana smentita delle promesse e degli impegni elettorali da parte del Governo e del Movimento 5 Stelle o siamo di fronte ad un palese conflitto di interesse che condiziona la libertà del Governo e del legislatore in una materia tanto importante come quella della dignità del lavoro?».
Il tavolo di contrattazione con le società del food delivery era arrivato dopo lo stop all’obbligo di assunzione per i rider che Di Maio aveva promesso nel “decreto dignità”. Il ministro aveva parlato anche di un nuovo contratto nazionale collettivo, salvo poi aprire un ben più mite tavolo di concertazione con le parti sociali e le aziende del settore, Deliveroo in testa. Ed era stata la stessa Deliveroo a mettersi a capofila per la costituzione di un’associazione datoriale con il nome di Assodelivery. Di Assodelivery però poi si è persa traccia – online si trova solo un profilo Twitter vuoto creato nel luglio 2018. Così come non si sono viste proposte da parte di Deliveroo e colleghi, come richiesto dal ministero. A gennaio, a tre giorni dalla sentenza d’Appello di Torino sui rider di Foodora, i ciclofattorini a sorpresa sono tornati di nuovo una priorità di governo, con l’annuncio di Di Maio di un decreto ad hoc: «Entro marzo, ai lavoratori che effettuano consegne per conto delle app di food delivery, saranno assicurati tutele su malattie, infortuni e paga minima. L’Italia si prepara ad essere la prima nazione europea a normare questa professione. Qualche giorno ancora per chiudere i dettagli».
Ovviamente, non se ne è fatto nulla. Così come è stato bocciato in Commissione Lavoro della Camera l’emendamento, che raccoglieva le proposte delle parti sociali, presentato dai Cinque Stelle nel decretone sul reddito di cittadinanza. «Problemi tecnici», hanno riferito ai sindacati. E mentre ora si torna a parlare di salario minimo, il ministro Di Maio sembra far riferimento a diverse figure professionali da garantire, dalle badanti alle colf, dimenticandosi dei rider. Salvo qualche flebile annuncio iniziale.
Intanto, tra un annuncio e l’altro del ministro Di Maio, Deliveroo ha abbassato pure gli “stipendi” dei fattorini. La dynamic fee è scesa da 4,15 a 4 euro. E, a quanto dichiara la stessa società, anche la paga oraria si sarebbe abbassata. A dicembre 2018 in un comunicato Deliveroo parlava di una paga media “sopra i 12 euro” all’ora. E il 2 aprile scorso, dopo lo sciopero della Uiltucs sotto la sede milanese dell’azienda, Gian Luca Petrillo, Head of Corporate Affairs Italy di Deliveroo, ha scritto in una nota: «In Italia i rider di Deliveroo ricevono un compenso medio di 11 euro per ora». Un euro in meno all’ora.