Vengo dalle Marche. Da Ancona, per la precisione. Dalle mie parti c’è il Monte Conero, un monte che non è tecnicamente un monte, troppo poco alto, ma che segna il territorio in maniera importante, caratterizzandolo. Da amante del mare, ma vado fuori tema, l’unico tipo di monte che abbia un senso. Ecco, dentro il Monte Conero, dico dentro perché si tratta di qualcosa di scavato nella roccia, invisibile all’esterno, ci dovrebbe essere qualcosa che ha a che vedere con la Nato. Passando per la strada che da Portonovo va verso Sirolo, infatti, all’altezza di una frazione che si chiama Massignano, c’è una base militare il cui scopo non è chiarissimo. E una base militare si trova anche sulla sommità del monte, vicino all’hotel che da quel monte non monte prende il nome, questo me lo ricordo perché anni fa qualche punkabbestia della zona ha deciso di fare un rave sul monte e credo sia entrato nella storia come il rave party più breve di sempre, interrotto dall’esercito nel giro di pochi minuti. Del resto, e qui vado davvero fuori fuori tema, non dimentichiamo che quando i punk e gli anarchici della mia città, e io rientravo esattamente in entrambe le categorie, si parla dei primi anni Novanta, decisero di occupare un edificio disabitato, identificandolo nella zona di Posatora, che era rimasta deserta dopo la frana che aveva devastato la zona nei primi anni Ottanta, finirono per trovarsi sgomberati alla velocità della luce, avendo scelto per il primo centro sociale anconetano una ex caserma della polizia. Mossa non genialissima, anche quella. Tornando al Monte Conero, ci sono queste basi militari e c’è questa leggenda metropolitana, chiamiamola così anche in assenza di metropoli nei paraggi, che vuole che il monte stesso sia completamente scavato per lasciare spazio a una qualche base segreta della Nato. Del resto, proprio di fronte alla mia città, dall’altra parte dell’Adriatico, c’era una volta la Jugoslavia di Tito, la cosa non dovrebbe poi sorprenderci più di tanto. Ogni tanto, in effetti, si sentono degli strani boati, in giro, e più di uno ha pensato a aerei supersonici capaci di partire così, su due piedi, da dentro il monte. Un po’ come succede per certi mezzi speciali di Batman o di Ironman, ma marchiati Nato. Di questo si è occupata, in passato, anche la televisione, quando una troupè di Mistero è venuta in zona per parlare di strane gallerie che portano non si sa bene dove, e di altre amenità.
Dico tutto questo perché, in fondo, nonostante io sia uno che lavora con la propria fantasia, almeno a livello di stile, resto fondamentalmente un pragmatico, e quindi tendo a cercare sempre una spiegazione razionale a quello che mi circonda. Per questo, quando proprio dalle parti del Monte Conero, nell’entroterra anconetano, sono cominciati a spuntare con una certa frequenza i cosiddetti “cerchi nel grano” ho subito pensato allo scherzo di un buontempone. Non che io non creda sia plausibile nell’Universo ci siano altre forme di vita, né che non creda ci possano essere stati contatti tra forme aliene e noi umani, ma mi sembra davvero implausibile che se qualche forma aliena dovesse mai capitare dalle mie parti perderebbe tempo a fare cerchi sul grano invece che andare a farsi un tuffo alle Due Sorelle o mangiarsi un piatto di paccheri coi moscioli a Portonovo. Cioè, se sei un alieno e arrivi lì, in culo al mondo, e poi ti metti pure a fare i cerchi sul grano significa che hai delle turbe mentali, fatti curare. La faccenda si complica, però, nel momento in cui cominciano a circolare voci che sempre da quelle parti, cioè intorno al Monte Conero, si possano vedere gli UFO. Perché un UFO è un UFO, non è possibile che si tratti di un buontempone che ha deciso di fare uno scherzo. O se è un buontempone deve almeno essere un buontempone laureato in astrofisica, uno capace di costruire un’astronave in garage, e in caso tanto di cappello. E siccome di questi avvistamenti cominciano a essere parecchi, al punto che comincia a esserci gente che parte da tutta Italia, prima, da tutta Europa, poi, per star lì a vederli, questi UFO, speranzosi come quelli che sperano prima o poi di incontrare il Principe Azzurro o la Principessa Rosa, non ho mai ben capito, ecco che il mio raziocinio, la mia volontà di trovare una spiegazione ragionevole a qualcosa che ragionevole, sulla carta, non è, preferisce accettare per buona la tesi della base segreta della Nato. Ecco, le luci che qualcuno ha visto sul mare, o sopra il cielo del Conero, non sono navicelle aliene arrivate per ammirare il bel panorama, sono aeroplani supersonici, futuristici e futuribili, della Nato. Lì a fare peripezie non si sa bene perché e percome. Tutto torna, insomma. Gli UFO sono aerei americani, i cerchi sul grano li fa qualcuno che vuole percularci. Finita la faccenda. Mi spiace per Giacobbo. Così, nella mia zona, non rimane che attaccarsi con abnegazione alle leggende del passato, tipo la Sibilla, perché di nuove, mi spiace, non se ne parla. Tutto questo per dire che le leggende metropolitane, anche quelle più bizzarre, spesso, anzi, sempre, nascondono una spiegazione molto meno fantasiosa di quanto ci si possa immaginare.
Stando ai fatti, di biglietti non venduti, guardando alle prevendite di molti dei tour che dovrebbero animare la prossima estate, ce ne sono tanti. Ma tanti davvero. Così come di biglietti non venduti per i tour che avrebbero dovuto animare l’inverno e la primavera.
Ora, da tempo il mondo della discografia è attraversata da una leggenda metropolitana molto bizzarra. Una di quelle tipo il Chupacabras, per capirsi, o BigFoot, che sul momento non ci credi, troppo fantasiosa, ma poi senti testimonianze anche di gente attendibile, vedi foto sfocate, certo, ma pur sempre foto, cominci a chiederti se in fondo magari qualcosa di vero sotto sotto non possa esserci e in un attimo ti trovi a appendere un poster tipo quello di Fox Maulder in X Files sulla parete dello studio. Io voglio credere. La leggenda in questione, mettetevi seduti, le persone con problemi cardiaci abbandonino ora la lettura, mi raccomando, la direzione declina ogni responsabilità, è che la filiera del comparto musicale oggi si poggi prevalentemente sui concerti. Di più, che oggi i concerti siano in grado di generare economie mai viste prima, una sorta di versione musicale del Boom Economico. Più concerti per tutti. Tutti più ricchi.
Nei fatti, ma non è questo l’argomento di cui voglio parlarvi oggi, la situazione non appare così rosea. Se n’è parlato a lungo, o meglio, ne ho parlato a lungo, vedere palazzetti e stadi, sì, anche stadi, pieni, non necessariamente comporta anche aver venduto i biglietti per riempire palazzetti e stadi. Va bene, quindi, per un posizionamento dell’artista, che nonostante non abbia danari da incassare, perché i regali non generano economie sul momento, può comunque far vanto di aver fatto tour in cui gli spalti erano sempre pieni (poi ci sono i trucchetti per farli sembrare pieni, tipo i tanto famosi teloni neri che spesso compaiono a oscurare i seggiolini vuoti). Chiaro, un tempo si puntava più a fare soldi, oggi ci si accontenta magari di lauti anticipi, che poi non saranno da restituire, certo, ma non vedranno neanche altri pagamenti e che genereranno una sorta di circolo vizioso per cui, a fronte di un guadagno non maturato da parte del promoter, l’artista X, che ha preso un anticipo alto poi si trova costretto a fare concerti dove non vorrebbe farli, a partecipare a programmi che non vorrebbe fare, insomma, diventa proprietà del promoter in questione. Ma ripeto, non è di questo che voglio parlarvi oggi. Questa non è una leggenda, è pura realtà. Mentre qui si parla di leggende. Di cerchi sul grano. Di UFO che sfiorano le acque azzurre di Sirolo. Di Chupacabras e BigFoot.
I concerti tengono in vita la filiera del comparto musicale. Vallo a spiegare razionalmente, se ci riesci. È vero, qui c’è gente che spaccia per tour europei i concerti tenuti in pub e pizzerie, ma questa dei concerti come serbatoio della filiera è davvero il top. Anche perché, stando ai fatti, di biglietti non venduti, guardando alle prevendite di molti dei tour che dovrebbero animare la prossima estate, ce ne sono tanti. Ma tanti davvero. Così come di biglietti non venduti per i tour che avrebbero dovuto animare l’inverno e la primavera. Così saltano le date zero, vedi Sfera Ebbasta, i tour vengono posticipati per dar spazio agli Instore, vedi Achille Lauro (instore non utilissimi, visto che Achille Lauro non è andato oltre il terzo posto in classifica), e artisti che avanzano a una media di un centinaio di biglietti venduti al giorno, quando il numero di biglietti totale da vendere è intorno al mezzo milione. Qualcosa che sembra una scena qualsiasi de Il trono di spade. No, non quelle di sesso, quelle in cui ci sono morti ammazzati, sangue a ettolitri, budella sparse in giro come un quadro di Pollock d’antan.
I cantanti italiani sono colpiti da un misterioso virus che, nel momento in cui i loro tour non stanno andando affatto bene, o non stanno muovendo neanche un biglietto in prevendita impedisce loro di fare il loro lavoro, cantare, e nello specifico di farlo dal vivo.
Ma se questa è la leggenda metropolitana che più di ogni altra anima il mondo della musica, va beh, fatta eccezione per quella che vuole , ecco, se questa è la leggenda metropolitana che più di ogni altra anima il mondo della musica, una nuova leggenda si sta stagliando all’orizzonte, probabilmente in grado di offuscare i contorni mitologici di questa cazzata dei concerti. Si tratta di una leggenda frutto, suppongo, di un team di sceneggiatori di quelli ipercazzuti, gente che in passato è riuscita a far tornare i conti nelle puntati finali di Lost, o che ha capito fino in fondo di cosa stessero parlando i fratelli, ora sorelle, Wachowski in Atlas Cloud, o Christopher Nolan in Inception. La leggenda, qui davvero smettano di leggere gli animi più sensibili, le donne incinta, i fan di Elodie, è quella che vuole i cantanti italiani colpiti da un misterioso virus che, nel momento in cui i loro tour non stanno andando affatto bene, o non stanno muovendo neanche un biglietto in prevendita. Un virus misterioso che impedisce loro di fare il loro lavoro, cantare, e nello specifico di farlo dal vivo. Con conseguente posticipo delle date del tour imminenti a data da destinarsi. Chiamate questo tour laringite, chiamatelo laringo-faringite, chiamatelo ispessimento delle corde vocali, chiamatelo come vi pare, nei fatti proprio nel momento in cui un artista si trova nell’imbarazzante condizione di dover dire “non farò tale concerto perché non ci sarebbe nessuno”, ecco, zac, che compare un malanno che fa saltare le date.
Del resto, questo è il contorno della nuova leggenda metropolitana, i biglietti da rimborsare saranno pochi, se no col cazzo che le date saltavano, e quindi meglio perdere quelli che perdere la faccia. Ecco, io che sono un pragmatico. Un razionale. Uno che cerca sempre una spiegazione scientifica a quello che, sulle prime, potrebbe sembrare un caso da X Files, di fronte a questa nuova leggenda alzo le mani. Non ho spiegazioni. O per dirla con quel poster, lì, nell’ufficio di Fox Maulder: io voglio credere.