Che cosa ci fa uno yacht da 60 piedi nel bel mezzo di Times Square? La domanda, per i turisti e passanti della piazza più famosa del mondo, ma anche per chi potrebbe essere incappato nelle immagini sui social, sarà sorta spontanea. È presto detto: si tratta di un simbolo, pensato per festeggiare i 50 anni di Azimut|Benetti Group, ma anche della testimonianza di una strategia ambiziosa e articolata su più fronti, dal design alla sostenibilità, nell’ambito nautico e non solo. «Con la scelta di una location così esclusiva volevamo soprattutto raccontare il Dna dell’azienda, è la trasposizione figurativa del modo di lavorare che ci contraddistingue», spiega a Linkiesta Giovanna Vitelli, vicepresidente di Azimut|Benetti. «Da sempre cerchiamo di far avvicinare le persone al mondo della nautica, smontando un linguaggio del lusso ormai obsoleto e scontato. Per questo portare la barca nel “crossroads of the world”, un incrocio anche di grandi rivoluzioni, non è stata una scelta casuale».
È la prima volta che un’imbarcazione, soprattutto di tali dimensioni (l’Azimut S6 è lungo più di 18 metri) si sposta dal suo habitat naturale per “gettare le redini” in una delle piazze più importanti del mondo. L’installazione è stata voluta dal gruppo, leader mondiale nella costruzione di megayacht, a conclusione di un mese di iniziative legate all’anniversario, che ne hanno visto i rappresentanti impegnati a New York in diverse attività, come la partecipazione al Nasdaq Impact Summit in una sessione dedicata alla salvaguardia degli oceani. Ma è stata anche e soprattutto una vetrina d’eccezione per portare visibilità, oltre all’eccellenza italiana in questo campo, anche alle buone pratiche in ambito di sostenibilità, innovazione e design su cui Azimut|Benetti si sta spendendo con i suoi partner.
La prima di queste iniziative è prettamente legata alla tutela del mare e sviluppata in collaborazione con One Ocean Foundation, la fondazione dedicata alla promozione della “blue economy” e alla diffusione di una cultura dell’oceano attraverso il coinvolgimento di diversi attori tra ricerca, aziende, istituzioni, stakeholder e individui appassionati di mare e della sua salvaguardia. Con la fondazione, in particolare, Azimut|Benetti ha inaugurato presso lo yacht un’area di “approfondimento” sui temi dell’acqua e sui pericoli che i cambiamenti climatici e l’inquinamento pongono per gli oceani, per le creature che in essi vivono e per l’uomo. Attraverso video informativi dedicati, pensati soprattutto per i bambini, il Gruppo ha voluto porre l’accento sul senso di responsabilità e le pratiche di sostenibilità che ciascuno dovrebbe far propri. E che anche per Azimut|Benetti non si limitano ad una retorica lontana dalla propria realtà quotidiana: «Da tempo ci concentriamo sulle riduzioni dei consumi di carburante delle nostre imbarcazioni, a partire dall’alleggerimento della struttura attraverso l’utilizzo di carbonio e gli interventi per ridurre la resistenza idrodinamica. Siamo stati i primi a credere nello sviluppo di soluzioni innovative nel campo delle propulsioni dei motori, e grazie ai nostri sforzi abbiamo già ottenuto riduzioni dei consumi del 25-30%», spiega ancora la vicepresidente. «Siamo consapevoli che ciascuno debba fare la sua parte, anche se il nostro impegno è doppio perché sappiamo che senza acqua non esisteremmo».
«Questa è una sfida fondamentale che deve vedere tutti protagonisti, non solo le generazioni future. In questo senso per noi non agire da soli e avviare partnership con diversi attori che affrontano lo stesso tema è estremamente utile per rafforzare il messaggio»
Legata a doppio filo al tema della sostenibilità è anche l’altra iniziativa del gruppo, Can You See/Sea The Future: un concorso internazionale per studenti di design per lo sviluppo di soluzioni innovative e green in ambito nautico, in collaborazione con Arts Thread, piattaforma di collegamento tra designer e aziende. Forte di una solida tradizione di collaborazioni con designer e artisti da tutti i campi, il concorso si sviluppa nell’ambito della partnership pluridecennale che il gruppo porta avanti con diverse scuole di design, tra cui lo IED e il Politecnico di Milano, la Coventry University e il Politecnico di Torino. «Il tema della sostenibilità è uno dei key topic del contest, dove si intende sia la sostenibilità in termini di materiali utilizzati per la costruzione delle imbarcazioni, sia il tema della valutazione di tutti gli aspetti che possono ridurre i consumi e lo sviluppo di soluzioni che utilizzano energie alternative», precisa Vitelli.
A bordo dello yacht a Times Square il pubblico ha risposto con entusiasmo alla presentazione dei progetti di Azimut|Benetti, impegnata, oltre che a celebrare l’importante ricorrenza, anche ad avvicinare le persone a temi di cui normalmente non si parla o non ci si preoccupa, come quello della sostenibilità delle imbarcazioni attraverso il design e l’innovazione tecnologica. In questo senso, il gruppo riconosce la collaborazione con diversi partner come un’attività cruciale per l’implementazione di pratiche di sostenibilità efficaci: «questa è una sfida fondamentale che deve vedere tutti protagonisti, non solo le generazioni future. In questo senso per noi non agire da soli e avviare partnership con diversi attori che affrontano lo stesso tema è estremamente utile per rafforzare il messaggio», dichiara Vitelli. «La collaborazione con One Ocean Foundation dà completezza a questo racconto e siamo molto felici di aver sfruttato questo momento di visibilità per attirare l’attenzione su questi temi».
Ora, lo yacht ha esaurito la sua permanenza a Times Square, e tornerà nel luogo cui appartiene, il mare. Ma l’impegno di Azimut|Benetti per l’ambiente è lungi dall’essersi esaurito: il gruppo è al lavoro ormai da tempo sull’individuazione di componenti sostenibili non solo tecniche e strutturali, ma anche relative agli interni degli yacht, come l’utilizzo di teak da foreste certificate e lo studio di tessuti poco impattanti sull’ambiente per i rivestimenti interni.
«La ricerca di soluzioni innovative è un processo a lungo termine, ma anche per questo dobbiamo continuare a lavorare. Il tema della sostenibilità per noi traccia un percorso articolato, che si snoda attraverso la ricerca sia di materiali che di fornitori sostenibili», conclude la vicepresidente. «Già esistono imbarcazioni diesel-elettriche ed ibride, tant’è che il più grande yacht di questo tipo, da 108 metri, è attualmente in produzione nei nostri centri. Naturalmente per queste soluzioni, come nel caso dell’automotive, ci sono dei limiti sull’uso e la durata delle batterie e soprattutto sul loro smaltimento successivo, che è ancora problematico. Ma questo non significa che non si possano trovare soluzioni a lungo termine: noi non ci fermiamo».
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