Il raccontoNavigator, cronache dal concorsone dei disillusi: “Che cosa siamo venuti a fare?”

È partita la tre giorni del concorsone dei navigator di Anpal. Alla Fiera di Roma si è presentato poco più di uno su tre. Tanti precari, non solo giovani. Ma nessuno di loro sa bene cosa andrà a fare

(Foto: Linkiesta)

Nel parcheggio affollato dell’ingresso Nord della nuova Fiera di Roma sostano in fila i pullman delle più note compagnie di autolinee calabresi, pugliesi e campane. Le agenzie di viaggi hanno organizzato nel dettaglio le corse per portare nella Capitale i quasi 54mila laureati selezionati (53.907) per il concorsone da navigator, il termine importato in Italia dall’italoamericano presidente di Anpal Mimmo Parisi per indicare chi dovrà aiutare i percettori del reddito di cittadinanza a trovare un lavoro. Più della metà arriva dal Mezzogiorno. Sette su dieci sono donne. Solo 2.980 alla fine diventeranno i primi navigator italiani. I giorni di concorso sono tre – 18, 19 e 20 giugno – divisi in due turni da 9mila partecipanti l’uno. Ma già dalla ressa ridotta del primo turno del mattino si capisce che sono molti di meno. E infatti a metà giornata arriva il dato: si è presentato solo il 35%, poco più di uno su tre. Il resto ha rinunciato. «Non ci crede nessuno. Le mie amiche alla fine non sono venute. E io mi chiedo che ci sono venuta a fare», dice Rosalba, 31 anni, psicologa. Si è svegliata alle 4 per prendere il volo Ryanair Bari-Roma. «È come un terno al lotto», spiega. Anche perché in pochi, tra i blocchi di cemento rovente della fiera hanno le idee chiare. «Mica l’ho capito bene poi che dobbiamo fare come navigator», commenta Antonio, avvocato, dopo una notte in treno.

Cento domande a crocette in cento minuti. Il primo turno comincia con due ore di ritardo, dopo aver passato tutti i codici di identificazione sotto i lettori ottici. Borse, zaini e cellulari si possono portare dentro. I trolley no: per quelli c’è un guardaroba che costa 2 euro. Mariti, mogli, madri e padri aspettano oltre le transenne. Tanti hanno guidato dalle prime ore dell’alba diretti verso il concorsone. Le nonne sorvegliano i nipotini nei passeggini. «Ma che devono fare poi?», chiede una mamma. «Certo uno ci prova. Ma dove li mettono che da noi al centro per l’impiego c’hanno uno stanzino senza nemmeno un computer?».

Le sedie a disposizione nell’atrio sono poche. Si fanno mettere comodi i più anziani e le ragazze incinte. Quelli del turno successivo, seduti a terra, sfogliano i manuali dei quiz pubblicati da solerti case editrici specializzate. Gli altri si aggirano tra valigie, borsoni e passeggini. Qualcuno si addormenta sul prato, approfittando di un po’ di ombra.

La laurea magistrale era tra i requisiti del concorso, ma chi si aspettava solo giovani neolaureati alle prime armi si sbagliava. Sotto lo stesso padiglione si è riunito tutto il “quarto stato” del mondo del lavoro italiano. Antonio, 25 anni di Torre Annunziata, Napoli, si è laureato l’anno scorso in Scienze della pubblica amministrazione. Antonia, 33 anni, fa la consulente del lavoro ed è arrivata insieme al marito da Taranto. Miriam, 26 anni, laureata in psicologia, è partita da Salerno. Nessuno di loro sogna di fare il navigator. «Vorrei aprire un mio studio», dice Miriam. «Ma se passo intanto per due anni potrei lavorare». E poi ci sono quelli più avanti con l’età. Stefania, 40 anni di Enna, una laurea in scienze dell’educazione, disoccupata. Alina, 50 anni, psicologa di Grosseto, due figli. «Ma solo con lo studio cosa vuoi che guadagno», dice. Giovanni, 60 anni, fa il curatore fallimentare. Le partite Iva alla ricerca di uno stipendio sicuro sono tante. Gli insegnanti precari neanche si contano. «È precariato su precariato», dicono. «Ma almeno qui ci offrono un cococo di due anni».

Cristian, 43 anni, di Venezia e una laurea in Scienze politiche, vive e lavora a Vienna. Quando esce dal padiglione con la valigia in mano, dice sottovoce: «È un concorso per disperati. Ho incontrato tanti concorsisti per mestiere qui dentro. È il fallimento di uno Stato. Onestamente mi vergogno anche un po’ a dire che sono venuto a fare il concorso per navigator. Ormai sono lo zimbello dell’Italia».


Le materie del quizzone alla fine erano un po’ quelle che tutti si aspettavano: reddito di cittadinanza, legge Biagi, Jobs Act, qualcuna anche sul decreto dignità grillino. E poi inglese, marketing, logica, informatica, economia aziendale. C’è chi dice: «È stato difficile». Per qualcuno «facilissimo». A seconda delle lauree in tasca. «Io diritto del lavoro non l’ho mai studiato», racconta Giulia, «ho letto giusto qualcosa sul reddito di cittadinanza per il concorso».

Intorno alle 13.30 il servizio d’ordine chiama a raccolta i candidati del secondo turno delle 14.30. «Foglio di convocazione alla mano, prego». Anche per il secondo turno si comincerà con due ore di ritardo. In coda c’è pure Massimo, 56 anni, sociologo, con il passaporto in una mano e il foglio con il codice nell’altra. Fino a tre anni fa lavorava in un grande centro di ricerca, prima di essere licenziato. «Ora mi ritrovo a dover fare il concorso per navigator», dice. «Ma tutti questi ragazzi qui che non hanno mai visto una busta paga e un contratto da dipendente, come dovrebbero aiutare qualcuno a trovare lavoro? E se il profilo che trovano interessa pure al navigator che si fa? Si propone lui?».

Sui gruppi Facebook arrivano i primi racconti, i commenti, qualche lamentela sull’organizzazione e gli in bocca al lupo per i candidati dei giorni successivi. Da Anpal promettono che entro giugno pubblicheranno le graduatorie con i vincitori. E poi a seguire due settimane di formazione, teorica e “on the job”, per i navigator. Ed entro metà luglio verranno firmati i contratti. Li aspetta un cococo con Anpal Servizi per due anni da circa 27mila euro lordi l’anno per fare gli “assistenti tecnici” di supporto agli operatori dei centri per l’impiego che si occuperanno dei beneficiari del reddito di cittadinanza. Sempre se le Regioni firmeranno le convenzioni con Anpal, dopo che la prima proposta della scorsa settimana è stata rispedita al mittente e bollata come “irricevibile”. E sempre che si arrivi prima o poi alla realizzazione di una piattaforma informatica.

Intanto i 654 precari storici di Anpal servizi, che rischiano ora di restare senza un lavoro (20 sono già rimasti a casa) proprio mentre si assumono 3mila nuove persone, hanno recapitato una lettera ai futuri navigator. «Questo è il momento di costruire forme di solidarietà tra vecchi e nuovi precari», scrivono. «È per questa ragione che vi chiediamo, sin da subito, di solidarizzare con la nostra vertenza. Auguri per il concorso, ma vorremo ricordaste che nel mare aperto della precarietà senza diritti, ci si salva solo se si resta uniti».

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