Quando si parla di cambiamento climatico, la componente oceanica gioca un ruolo fondamentale. La relazione tra clima e oceani è molto stretta e la questione scientifica che ne emerge abbastanza complessa.
Le acque degli oceani compiono un giro articolato di correnti che ogni giorno si muove attorno al Pianeta e condiziona il clima di interi continenti. L’equilibrio di questo serpentone di acque è assicurato dalle differenze di temperatura e salinità delle acque stesse e non, come si potrebbe pensare, dall’effetto del vento o delle maree.
In particolare, se consideriamo solo un tratto di quest’insieme di flussi, e seguiamo le acque calde e salate che dalla zona equatoriale si muovono verso il polo Nord, scopriremo per esempio un sistema di correnti che in gergo si definisce AMOC (Atlantic Meridional Oceanic Circulation), un’importante corrente oceanica dell’Oceano Atlantico che racchiude in sé anche la nota corrente del Golfo. Una volta raffreddatesi alle alte latitudini, le acque diventano più dense e pesanti, e scendono verso gli abissi proseguendo il viaggio, per riemergere poi da altre parti in giro per i mari. Questa la circolazione termoalina globale, detta anche “grande nastro trasportatore”.
Tale flusso di masse d’acqua pari a circa 20 milioni di metri cubi al secondo genera altre correnti e porta con sé ossigeno e nutrienti, mitigando allo stesso tempo il clima delle aree polari in quanto cede il suo calore iniziale, preziosa eredità acquisita nelle zone equatoriali.
A causa dei 290 miliardi di tonnellate di ghiaccio l’anno che dalla Groenlandia si stanno diffondendo nelle acque, l’AMOC sta subendo delle significative variazioni registrando un rallentamento di circa 3 milioni di metri cubi al secondo
Anche solo con queste poche informazioni, risulta facile dedurre il peso di questa circolazione nel condizionare il clima di un’ampia regione come quella europea e come una variazione della sua intensità possa avere impatti significativi.
Guardiamo ad esempio alla corrente oceanica dell’Oceano Atlantico (AMOC). A causa dei 290 miliardi di tonnellate di ghiaccio l’anno – pari a circa 3000 volte il peso del Colosseo al giorno – che dalla Groenlandia si stanno diffondendo nelle acque, l’AMOC sta subendo delle significative variazioni registrando un rallentamento di circa 3 milioni di metri cubi al secondo – circa 2000 volte la portata del fiume Po – con un impatto notevole sulle condizioni climatiche del Nord Europa che andrà incontro a temperature sempre più basse.
Questo fenomeno, unito al progressivo surriscaldamento globale, rende evidente l’influenza giocata dagli oceani quando si parla di cambiamento climatico sollevando la necessità di farvi fronte anche in relazione all’andamento delle correnti. Se il clima di casa nostra dipende da correnti che si generano a migliaia di chilometri di distanza, nell’affrontare la crisi dell’emergenza climatica è necessario tenerne conto.
A cura di Sandro Carniel, oceanografo