PropagandaEuropa mafiosa? No, siamo noi che stiamo ricattando Bruxelles

Alberto Bagnai su Rai 3 denuncia i "metodi mafiosi" dell'Ue per cercare l’incidente politico e imporci la sua politica economica. Ma è il contrario: che aggettivo dareste a un governo che minaccia di mettere in circolo una moneta parallela e di violare gli accordi se non si fa come vuole?

MIGUEL MEDINA / AFP

Da settimane fanno di tutto per creare un incidente politico, ma accusano l’Europa di fare lo stesso per fingersi vittime agli occhi degli italiani. Ormai nel caos organizzato della politica italiana tutto è concesso. Si possono attribuire i nostri difetti agli altri. Si può raccontare una realtà che non esiste. Tanto chi crederà mai a chi proverà il contrario? L’ultimo esempio è quello dell’economista euroscettico Alberto Bagnai che secondo molti analisti potrebbe essere il prossimo ministro degli Affari europei. Ieri, ospite di Lucia Annunziata a Mezz’ora in più su Rai 3, ha detto che l’Unione europea sta usando un atteggiamento «ricattatorio e mafioso» per cercare l’incidente politico e imporci la sua politica economica. Ma è davvero così? Che aggettivo dareste a un governo che minaccia di mettere in circolo una moneta parallela e di violare accordi già firmati se non gli si permette di fare ancora più debito? Per giunta per riforme che non farebbero crescere l’italia nemmeno con il crick. Sono giorni che economisti vicini al Governo parlano di minibot, debito pubblico al 200% e riforme per rendere la Banca d’Italia dipendente dal Governo. Ricattiamo la Commissione europea e i nostri 27 Paesi alleati facendo capire che se non potremo fare debito usciremo dalla moneta unica facendo affondare con noi tutta la zona euro. O la borsa (per fare debito) o la vita dell’eurozona. La speranza dei sovranisti è che l’Europa vorrà fare di tutto per evitarlo, il dubbio è che anche se non vogliono, i nostri alleati saranno costretti a farlo, pur di sopravviverci.

I tre moschettieri del sovranismo, Borghi, Bagnai e Savona hanno fatto intendere, con allusioni o meno, che l’Italexit è una ipotesi reale, ma da dire sottovoce, perché non è scritta nel contratto di governo. Come riporta in prima pagina Il Foglio oggi, il presidente della Commissione bilancio alla Camera Claudio Borghi, ha detto: «È evidente che io voglio uscire dall’euro e così lo vuole Matteo Salvini». A Piazzapulita, il 6 giugno, con dovizia di particolari ha ammesso che l’uscita dall’euro è uno dei punti programmatici con cui Salvini ha vinto il congresso della Lega. C’è un mandato politico. Ci sono alcuni video in cui Borghi spiega come i minibot sarebbero il miglior modo per preparare un’uscita dall’euro senza spaventare i mercati. E ha continuato a dirlo nonostante il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il ministro dell’Economia Giovanni Tria, e la Banca d’Italia hanno detto che non è una ipotesi realizzabile. Il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi ha chiarito che sono nuovo debito o carta straccia, ma Borghi prosegue nel dire che deciderà il Governo e non Tria. Perché tenere ancora in piedi questa ipotesi se tutte le principali cariche politiche ed economiche del Paese dicono che sarebbe una moneta illegale? Ci siete già arrivati. Paolo Savona sarebbe in teoria il presidente della Consob, ma l’ha citata solo dopo 40 minuti nel suo primo discorso da presidente dell’Autorità della Borsa italiana. Nella prima mezz’ora ha detto che la pensa come Draghi sui minibot ma ha sostenuto che le previsioni sull’Italia degli istituti internazionali si basano su pregiudizi e che lo Stato può sforare il debito pubblico fino al 200% perché la solidità è nel risparmio degli italiani. Se lo dice un ex ministro sarà pur vero, no? Senza nulla togliere alla grande lucidità dell’economista, ricordiamo che Savona aveva previsto a settembre del 2018 una crescita del 3% del Pil. Oggi il Pil è al +0,3%. A chi credereste? Sempre Bagnai in un’intervista al Corriere ha detto di aver depositato un disegno di legge per riformare la Banca d’Italia sul modello della Bundesbank tedesca. Tradotto: far scegliere la metà dei membri dal Governo, l’altra metà dal Parlamento. Ecco, se i tre economisti più vicini all’azionista di maggioranza del Governo, la Lega, dicessero di voler sforare il debito pubblico del 200%, creare una moneta parallela rendere la Banca centrale nazionale dipendente dalla volontà del governo nel bel mezzo di una trattativa per fare deficit, cosa pensereste? Un ricatto o uno scherzo?

Ormai i sovranisti applicano tutti il libro-manifesto scritto da Donald Trump: The art of the deal, “L’arte del negoziare”. Prima di sedersi al tavolo e discutere alzano la posta chiedendo ai loro interlocutori di soddisfare condizioni impossibili per raggiungere poi un compromesso vantaggioso

Ormai tutti i sovranisti applicano il libro-manifesto scritto da Donald Trump: The art of the deal, l’arte del negoziare. Prima di sedersi al tavolo e discutere alzano la posta chiedendo ai loro interlocutori di soddisfare condizioni impossibili così da raggiungere in seguito un compromesso vantaggioso. Così il candidato per la leadership dei conservatori inglesi Boris Johnson promette di far uscire il Regno Unito dall’Unione europea il 31 ottobre senza pagare i 39 miliardi di sterline previsti per il divorzio. E così l’Italia minaccia di uscire dall’euro per poter fare ancora debito. Oggi da Washington Matteo Salvini ha detto: «Convinceremo l’Unione Europea con i numeri e la cortesia. Altrimenti le tasse le taglieremo lo stesso, e la Ue se ne farà una ragione.Faccio parte di un governo che in Europa non si accontenta più delle briciole». La politica non è più l’arte del compromesso ma un accordo tra piazzisti. Solo che la 500 scassata con i freni consumati la dobbiamo guidare noi.

A voi la scelta: pillola azzurra, fine della storia: domani vi sveglierete in un Paese più povero, depresso e inizierete a pretendere promesse realizzabili ed efficaci dai vostri politici. Pillola rossa, restate nel paese delle meraviglie, e vedrete quant’è profondo il baratro del default

C’è un altro abbaglio da segnalare: la trattativa non è più tra Commissione europea e governo italiano, ma tra l’Italia e gli altri 27 Stati Ue. Ma fa sempre comodo dire che l’Italia è oppressa da burocrati non eletti. Il 9 luglio saranno i vari Orban, Kurz, Sanchez, Macron e Merkel a decidere del futuro dell’Italia, non l’uscente Jean-Claude Juncker o il riconfermato Valdis Dombrovskis. Sì, riconfermato, lo ritroveremo a novembre, anche se non è detto che il suo portafoglio sia monetario. Magari i tre economisti sovranisti hanno ragione. La Flat tax risolverà davvero tutti i problemi degli italiani e farà volare l’economia. Permetteteci però di ricordare alcuni dati. Conte ha detto che il 2019 sarebbe stato un anno bellissimo in cui il Pil italiano sarebbe cresciuto dell’1,5%. I due vicepresidenti del Consiglio Luigi Di Maio e Salvini hanno promesso che Quota 100 avrebbe liberato tre lavoratori per ogni pensionato e il reddito di cittadinanza avrebbe aumentato il consumo interno, grazie all’effetto moltiplicatore. Ora ci ritroviamo con una crescita del Pil a +0,3%, 148mila nuovi pensionati e 4,5 miliardi spesi per mandarceli, ma non ci sono 444mila occupati in più a sostituirli. Anzi, la disoccupazione è aumentata e sono scensi i consumi delle famiglie: -0,1% secondo l’Istat. E mentre Salvini promette il taglio delle tasse: il debito pubblico torna a salire. Sì, proprio come ha predetto la Commissione europea. Lo conferma Banca d’Italia: +13,9 miliardi di euro nonostante il +0,4% di maggiori entrate tributarie. A voi la scelta: pillola azzurra, fine della storia: domani vi sveglierete in un Paese più povero, depresso e inizierete a pretendere promesse realizzabili ed efficaci dai vostri politici. Pillola rossa, restate nel paese delle meraviglie, e vedrete quant’è profondo il baratro del default

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