Nessuno sa ancora come andrà a finire la saga Alitalia, ma c’è già chi lo chiama il pasticciaccio brutto di via Sallustiana (una delle sedi del Ministero dello sviluppo economico) o di via Veneto se scegliamo palazzo Piacentini da dove Luigi Di Maio entra ed esce quando non è in giro a far campagna. La novità è che Atlantia, la società che fa capo al gruppo Benetton e gestisce autostrade e aeroporti (tra i quali quello di Fiumicino, il Leonardo da Vinci) ha dato mandato all’amministratore delegato Giovanni Castellucci “di approfondire la sostenibilità del piano industriale, inclusa la compagine azionaria e il team manageriale”. In base alle ultime indiscrezioni, Atlantia entrerebbe con il 30-40%, insieme alle Ferrovie dello Stato e al ministero dell’Economia, più la compagnia americana Delta la quale ha fatto sapere che non vuole altri soci (insomma niente Lotito, Toto, Efromovich & C.).
Se è così, si pone subito la questione chiave: chi sarà l’azionista di riferimento? Chi comanda in altri termini e chi ha l’ultima parola sulle scelte operative e sulle strategie? Fs e governo avrebbero insieme il 50% e forse qualcosa di più, quindi in teoria potrebbero nominare la maggior parte dei consiglieri. Sarebbero loro in tal caso a dire l’ultima parola su che tipo di compagnia aerea sarà Alitalia, quali rotte privilegiare, che fare degli scali italiani e internazionali, quanti piloti, quanti assistenti di volo e via di questo passo. Le Ferrovie si occupano di trasporti, ma i treni sono molto diversi dagli aerei. Quanto al Mef (Ministero dell’economia e delle finanze) sta lì per badare che i contribuenti non ci rimettano altri miliardi di euro dopo i nove già bruciati. Chi ne sa davvero di voli e aeromobili è l’americana Delta, la quale, però, starebbe dentro solo come socio di minoranza, anche se non c’è dubbio che avrebbe una influenza sul traffico, soprattutto quello a lunga distanza. Tuttavia, dare Alitalia a Delta (ammesso che la voglia prendere così com’è) viola la vulgata nazionalista della Lega e la demagogia populista del Movimento 5 Stelle, nemici giurati degli stranieri, soprattutto di tedeschi (leggi Lufthansa) e francesi (Air France). È vero che tempo fa era stata tirata in ballo l’Aeroflot che potrebbe non dispiacere a Matteo Salvini, ma in ogni caso “prima gli italiani”.
Gli unici italiani, a parte gli emissari del governo, sono i Benetton. Ebbene sì, proprio loro, i proprietari di Atlantia che gestiva il ponte Morandi, la stessa società per azioni alla quale i grillini vogliono togliere le concessioni autostradali
Gli unici italiani, a parte gli emissari del governo, sono i Benetton. Ebbene sì, proprio loro, i proprietari di Atlantia che gestiva il ponte Morandi, la stessa società per azioni alla quale i grillini vogliono togliere le concessioni autostradali. Per inciso, non si sa ancora se tutte (come ha fatto intendere il ministro Toninelli lisciando il pelo ai puri e duri) o solo quelle che riguardano Genova e la Liguria (come sembra orientato il pluri-ministro Di Maio).
A raccontarlo fuori d’Italia nessuno ci crederebbe. Ma come, prima vogliono metterla a terra, con Di Maio che proclama “Atlantia è decotta e non può essere coinvolta in Alitalia” il 27 giugno (non un anno fa) e a borse aperte, violando le regole e provocando una perdita non indifferente; poi bussano alla sua porta affinché tolga d’impaccio lo stesso ministro che si è incaponito non solo di salvare, ma di rilanciare Alitalia come compagnia di bandiera. Prima i Benetton sono nemici pubblici, poi diventano i nuovi capitani coraggiosi che innalzano il tricolore.
C’è una logica in questa follia? Se c’è, allora non si può non pensar male. Di che si tratta, di uno scambio di favori, o peggio ancora di un ricatto? Una mano lava l’altra ed entrambe lavano il viso del ministro? Tu mi salvi la poltrona e io ti salvo il resto? Non è possibile, non siamo a questo punto. Le cose non funzionano così in un paese moderno, liberal-democratico, industriale, avanzato, occidentale. Vanno così nella Russia di Vladimir Putin e degli oligarchi di stato o, peggio ancora, nel Venezuela di Nicolas Maduro. Due capi di stato che, in effetti, vengono apprezzati e sostenuti dai nazional-populisti nostrani.
La presenza dello stato (e del governo direttamente con il Mef) potrebbe essere una forma di garanzia e di controllo pubblico, in minoranza e senza ingerenza nella gestione
Ma bando ai timori e ai cattivi pensieri. Atlantia potrebbe essere un partner industriale interessante per Alitalia. Alcuni hanno già delineato scenari all’insegna della integrazione tra velivolo, aeroporto, rotaia, con tanto di alta velocità e treni proiettile tra Roma e Fiumicino o tra Milano e Malpensa. In attesa che il futuro prenda corpo, l’operazione potrebbe avere un senso se ad Atlantia fosse affidata la leadership, in stretto collegamento con Delta, lasciando i partner industriali liberi di decidere e di rischiare. La presenza dello stato (e del governo direttamente con il Mef) potrebbe essere una forma di garanzia e di controllo pubblico, in minoranza e senza ingerenza nella gestione (a meno che non emergano segni di mala gestio).
Usiamo il condizionale perché la soluzione più lineare sarebbe la cessione a una compagnia davvero internazionale. La Lufthansa non ha distrutto nessuna delle compagnie che ha assorbito, Klm è viva e vegeta insieme ad Air France, quanto a Iberia è rifiorita con British Airways. Gli italiani sono un’eccezione? Perché tutti ce l’hanno con loro, l’intero mondo li odia, o magari li teme, è invidioso del bel paese, della pizza e della nutella? È quel che Salvini & Di Maio vanno raccontando rispolverando un autarchico passato e con un certo successo di pubblico. Quando si capirà che è un complesso di persecuzione, sarà sempre troppo tardi.
Per dare un senso a questa operazione e perché davvero non diventi un altro pasticcio, occorre che sia chiaro chi comanda (non può, non deve essere l’azionista di stato) e cosa si vuol fare. Alitalia è ormai al tredicesimo posto per passeggeri trasportati, dopo la SAS e poco prima dell’Aeroflot: un milione di persone rispetto ai 7,5 di BA, ai 6 milioni di Lufthansa, i 5,9 di Air France KLM, i 5,8 di Norwegian. Un milione è sufficiente per far quadrare i conti? Bisogna sviluppare le rotte intercontinentali, quelle europee, quelle nazionali? E quale management gestirà il tutto? Sono queste le tre linee guida che il Cda di Atlantia ha affidato a Castellucci, aspettando una risposta. Ci vorrà del tempo, difficile che sia tutto chiaro entro lunedì. Quindi è probabile un rinvio a settembre. Intanto Pantalone continuerà a pagare.