Sono i primi giorni di scuola come eurodeputato ma Carlo Calenda sembra già aver capito come funziona la vita dei palazzi europei. Per un anno è stato dall’altra parte della barricata, come rappresentante permanente del Parlamento italiano presso l’Ue. Ma quella era Bruxelles, dove è più difficile essere disturbato. A Strasburgo, dove il microcosmo di eurodeputati, giornalisti e circo mediatico è rinchiuso in un mini colosseo di ferro fuori e legno dentro, è un’altra storia. Lo fermiamo prima che prenda uno dei tanti ascensori che collegano l’Aula con gli uffici degli eurodeputati. Ci aspetta. Non si è ancora annoiato degli agguati della stampa tra i corridoi di anonimo metallo che circondano l’emiciclo. Si abituerà.
Calenda, è un bel salto da ministro dello Sviluppo Economico a parlamentare europeo. Come sta andando?
Ho cercato di essere umile nell’approccio. Non ho chiesto presidenze e vice presidenze di commissione. Sono nuovo, cerco di capire come funziona. Però quello che mi interessano sono i dossier. Finora avevo seguito l’Europa dal punto di vista della Commissione e dal punto di vista del Consiglio. Sono stato cinque anni nel Consiglio Commercio e due anni e mezzo in quello Competitività. Sto imparando a vivere questa nuova prospettiva, è interessante.
Lo farà per cinque anni?
Sì, è il mio percorso e voglio restare fino alla fine. Poi la politica è fatta in un modo per cui non si sa mai cosa può accadere.
Ecco, una settimana fa nessuno immaginava il possibile Russiagate in cui è coinvolto almeno un esponente della Lega. Che idea si è fatto?
Una situazione drammatica, ma non mi stupisce. Salvini ha detto tante volte che si trova meglio in Russia che in Europa. Dà la sensazione che il vero capo del governo italiano di fatto sia legato in modo palese a una potenza illiberale e spesso sul fronte opposto dell’Unione europea. C’è un problema di sicurezza nazionale e di sicurezza dell’Europa.
Forse, ma per ora non sembra spostare un voto in Italia.
Salvini dovrebbe dimettersi perché ha mentito sulla sua conoscenza con Savoini, su quanto gli era vicino. Ma non lo farà perché tante volte Di Maio ha mentito e non si è dimesso. In Italia non si usa. Starà agli elettori decidere. Poi alla fine è questo la democrazia: se gli elettori pensano che non sia importante se ne fregheranno. Però il Paese nel suo insieme ne pagherà le conseguenze.
Parliamo della nuova presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, all’inizio eravate dubbiosi…
Sì, ci ha convinto e non eravamo persuasi per nulla in partenza. Ma ha aperto su tutti gli argomenti a noi più cari: dalla flessibilità al pilastro sociale, al sussidio di disoccupazione europeo fino al salario minimo. E finalmente è stata molto chiara sullo stato di diritto e sul preservare i valori europei. E poi mi è piaciuta una cosa del suo discorso.
Quale?
Non ha cercato i voti della Lega né l’appoggio del gruppo sovranista Identità e democrazia. È stato un discorso molto europeista e quasi federalista su difesa e politica estera. Ha toccato le priorità di Siamo Europei e tutti gli elementi che possono unire le tre grandi famiglie europee: liberali, socialdemocratici e popolari.
Il Russiagate? Dà la sensazione che il vero capo del governo italiano di fatto è legato in modo palese a una potenza illiberale e spesso sul fronte opposto dell’Unione europea. C’è un problema di sicurezza nazionale e dell’Europa
Non manca qualcuno? Enrico Letta dopo le elezioni europee disse a Linkiesta che il Pd avrebbe dovuto farsi carico di far entrare i Verdi all’interno della grande coalizione europea.
Era una richiesta stravagante. I Verdi si fanno i fatti loro, non è che si fanno far dire dal Partito democratico se entrano o meno.Però sono stati tagliati fuori. E la loro leader Ska Keller ci ha detto che il discorso di Von der Leyen è stato troppo vago sui temi ambientali.
I Verdi secondo me stanno sbagliando perché Von der Leyen ha fatto un discorso chiarissimo sulla questione ambientale e ha detto che entro il 2050 l’Unione europea deve diventare neutrale dal punto di vista climatico, ha addirittura fatto riferimenti specifici a una carbon tax.Ai Verdi non basta.
La loro è una posizione assolutamente politicistica, ha poco a che vedere con i contenuti. In questo i Verdi europei sono molto simili ai Verdi italiani: rischiano di essere solo il partito del “no”.A proposito del partito del “no” italiano, il Movimento Cinque Stelle appoggia invece la Von der Leyen come voi.
Il Movimento 5 Stelle è ormai allo sbando più totale. In Italia dice una cosa e il giorno dopo si contraddice. Guardi la vicenda Alitalia: prima voleva togliere la concessione ad Atlantia e ora gli consegna la compagnia di bandiera. Sono semplicemente dei buffoni. È la stessa cosa che hanno detto su Tap dicendo che la chiudevano poi che c’erano delle penali che in realtà non ci sono. La stessa cosa che hanno ripetuto sullo scudo penale per l’Ilva che Di Maio ha controfirmato a settembre tranne poi dire “Non mi va bene”. Sono semplicemente inadatti. Del resto sono inadatti perché non hanno fatto mai niente prima nella vita. Pensare di gestire due ministeri e fare il vicepresidente del Consiglio non avendo mai lavorato in vita sua è molto complicato.Qual è la differenza tra Lega e Movimento Cinque Stelle in Europa?
Il M5s cerca un po’ di differenziarsi dalla Lega ma non conterà niente. In Europa sono tra i non iscritti, non sono riusciti neanche a entrare in un eurogruppo. Non hanno e non avranno voce in capitolo.E quale sarà il suo ruolo nei prossimi cinque anni?
Sono nella commissione Industria e il mio obiettivo primario è rendermi utile per un’iniziativa del Parlamento europeo sulla politica industriale, che è sempre mancata all’Unione. Prima che la Commissione si esprima voglio rendere incisivo il rapporto. Tradotto: più fondi che possono essere usate dalle imprese europee e italiane, in particolare le piccole e medie imprese. Bisogna supportare due trasformazioni che rivoluzioneranno il mondo del lavoro: quella digitale e quella ambientale.