Bufale favolose“La vera storia di Hansel e Gretel”: come la Germania abboccò a una delle burle più belle di sempre

Fu un falso di genio: il caricaturista Hans Traxler riuscì a inventare una ricerca sul campo e documenti d’archivio per raccontare il nucleo originale della favola. Tutti, giornali e studiosi, ci credettero. Quando confessò lo scherzo, in tanti non gli credettero

da Wikimedia

Nonostante tutte le cantilene su fact-checking, controlli e fonti incrociate, ingannare giornalisti e studiosi si rivela quasi sempre molto facile. Un esempio da manuale risale al 1963, quando in Germania uscì il libro Die Wahrheit über Hänsel und Gretel (La verità su Hansel e Gretel), scritto da Hans Traxler. I due bambini, sosteneva il volume, erano stati in realtà due adulti, il fornaio Hans e la sorella Grete Metzler, che avrebbero ucciso nell’epoca della Guerra dei Trent’anni, una vecchia signora, Katahrina Schraderin, per rubarle la ricetta originale del pan di zenzero.

Come si racconta qui, fu subito un grande successo: i giornali furono rapiti dal racconto dello studioso dilettante Georg Ossegg (un personaggio inesistente, ricalcato sull’archeologo dilettante Heinrich Schliemann, che scoprì Troia) il quale con le sue (finte) ricerche sul campo e d’archivio riusciva a risalire alla vera storia dietro alla leggenda. “Il libro dell’anno. Anzi, del decennio. Anzi, del secolo”, proclamò l’Abendzeitung, tabloid della Germania Ovest. Dall’altra parte del muro, invece, il Berliner Zeitung (di proprietà statale) titolava: “Hansel e Gretel: due assassini?” E si chiedeva se lo si potesse considerare uno dei primi casi di omicidio dell’era capitalista (ipotesi non irragionevole: tutto sommato i due fratelli uccidevano la vecchia per avidità).

Il risultato ottenuto da Traxler non fu casuale. Dietro alla sua idea c’era una grande e raffinata preparazione. Aveva passato settimane alla bibilioteca del museo dei Fratelli Grimm, gli autori della fiaba, per documentarsi sulla vicenda. L’obiettivo era quello di giro le mode accademiche dell’epoca, che comportavano ricerche sul campo spesso improbabili e deduzioni illogiche. Il gioco funzionò.

Secondo la storia elaborata da Traxler, Ossegg aveva avuto modo di conoscere l’esistenza di un “bosco delle streghe”, con tanto di casa al centro, durante un’evacuazione avvenuta durante la Seconda Guerra Mondiale nei dintorni della foresta di Spessart. Alla fine delle ostilità, ancora incuriosito dai racconti che aveva ascoltato, il professore decide di tornare sul posto e svolgere alcune indagini. Proprio come aveva fatto Schliemann, anche lui prende la storia di Hansel e Gretel alla lettera. Per individuare la casa, benda un bambino e gli dà dei sassolini, dicendogli di camminare lungo il bosco lasciandoli cadere dietro di sé (metodo che Hansel e Gretel sperimentano per uscire dal bosco). Il tentativo fallisce più volte. Alla fine, preso dalla frustrazione, decide di tentare lui stesso e, miracolo, si ritrova in mezzo a una radura. Hansel e Gretel, deduce, dovevano essere adulti.

Scavando in mezzo alla radura, poi, trova una vecchia casa, alcuni forni e – sorpresa – uno scheletro mezzo carbonizzato. Cerca la stalla dove Hansel e Gretel sarebbero stati prigionieri, ma non trova nulla. Anzi: nota che i cardini di una porta erano stati fatti saltare. A quel punto la conclusione è una sola: i due, che non erano affatto bambini, erano entrati di forza nella casa e avevano ucciso la vecchia (che non era una strega), tentando di nascondere il corpo bruciandolo nel forno.

Non era finita. Traxler aggiunge il colpo del campione. Studiando con attenzione i dialoghi riportati dai fratelli Grimm, il professore Ossegg arriva a ipotizzare, sulla base di alcune particolarità linguistiche, che la strega fosse proveniente dalla zona di Wernigerode, in Sassonia. E, guarda un po’, spulciando negli archivi locali, trova la testimonianza di un processo, risalente al 1647, fatto contro una certa Katharina Schraderin, “la strega fornaia”. Tutto combaciava. La donna, spiegavano i documenti, era stata denunciata da un certo Hans Metzler, anche lui pasticciere: voleva sposarla ma era stato rifiutato. La donna fuggì allora in una foresta vicina e il fornaio e sua sorella, Grete, decidono di raggiungerla per ucciderla e rubarle la ricetta del pan di zenzero. Tutto questo lo scopre attraverso altri documenti, in cui si dava prova del processo contro Hans Metzler, considerato colpevole di omicidio, ma poi prosciolto perché la giuria dimostrò di credere alla sua versione dei fatti (“Katharine era una strega che operava riti cannibalici”).

Quello di Traxler, insomma, è stato a suo modo un capolavoro. Tutti cascarono nel tranello tanto che, quando si decise a confessare il suo scherzo, in tanti non gli credettero. La storia era troppo bella per essere falsa. E, si sa, pur di credere a una bella storia si è disposti a tutto. Anche a rinunciare alla verità.