Mentre tutti gli zombi della cultura a destra e manca si sdilinquiscono di fronte alla biografia romanzata di Mussolini scritta dal tizio che voleva il suo premietto da anni e che, se non lascerà traccia nella storia della letteratura, di sicuro la lascerà nella sociologia del giornalismo e dei cosiddetti intellettuali italiani (avete mai visto un libro di un Busi, un Arbasino, un Pallavicini, un me, presi in considerazione da obitori simili?), chi si è accorto di Isabella Santacroce?
Non solo del suo ultimo divino romanzo, intitolato non per altro La divina, recensito solo dal Giornale (grazie all’illuminato capocultura Alessandro Gnocchi) e nel blog di Confidenze da Barbara Alberti. Per gli altri come se non esistesse.