Sport e occupazioneQuando furono i nazisti a organizzare il Tour de France (ed ebbero un certo successo)

Nella Francia occupata i tedeschi volevano mostrare di possedere davvero il potere. E misero in piedi un sostituto della celebre gara ciclistica. Vinse un belga e la partecipazione popolare fu maggiore di quanto ci si aspettasse

STAFF / AFP

Ha 116 anni, ma conta solo 106 edizioni. Il Tour de France, celebre gara ciclistica d’Oltralpe, ha dovuto per cause di forza maggiore saltare gli anni della Prima Guerra Mondiale (dal 1915 al 1918) e della Seconda (dal 1940 al 1946). Tuttavia c’è stato, nel 1942, un tentativo di rimettere in movimento la tradizione. Solo che a promuovere l’iniziative erano le truppe tedesche che occupavano il Paese, dopo averlo sconfitto in guerra.

Come si scrive qui, il finto Tour voluto dai nazisti si chiamava “Circuit de France”: l’incarico della sua organizzazione era stato affidato in prima battuta a Jacques Goddet, all’epoca direttore del giornale L’Auto, che si rifiutò in modo deciso. In seconda battuta venne offerto a quello de La France Socialiste, che lo gira al capo dello sport, Jean Leulliot. Era un colpo di propaganda importante. L’iniziativa, come spiega Sylvain Letouzé, nel suo volume “Histoires insolites du Tour de France”, rappresentava l’occasione per i tedeschi di dimostrare il loro potere, autorizzando un evento di importanza nazionale.

E così fu un percorso più breve, ma nella stessa logica del Tour: 2.200 chilometri divisi in otto tappe: partenza da Parigi, poi passando per Le Mans, Limoges, Clermont-Ferrand, Lione e Digione, per poi tornare nella capitale. Il tutto tra il 28 settembre il quattro ottobre.

Nella Francia sconfitta in battaglia e piegata dall’occupazione, il vincitore fu un belga, François Neuville. Non solo: a livello di partecipazione popolare, l’iniziativa si rivelò un successo: i transalpini si stavano abituando?

In ogni caso, l’esperimento non fu ripetuto. Anzi, venne proibita in modo esplicito una sua seconda edizione nel 1943. Perché? Non si sa: “Non fu mai data una giustificazione chiara”, spiega Leulliot. Andò così.

I francesi tornarono a correre solo nel 1947, dopo la fine della guerra, l’arrivo degli americani e il crollo dei nazisti. Si poté tornare alle tradizioni di una volta, ma con alcune variazioni: l’organizzazione non fu più affidata a L’Auto, accusato di collaborazionismo, ma a l’Équipe (fondato sempre da Jacques Goddet) e al Parisien Libéré.

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