Qualche tempo fa, cercando online qualche interessante notizia internazionale, mi sono imbattuto in un articolo all’apparenza innocuo per quanto innocuo possa essere il “prodotto” che presenta. Uno di quei classici articoli che non aggiungono nient’altro al testo del comunicato stampa con cui il produttore tipicamente lancia il proprio prodotto. Uno di quei classici articoli che in circostanze normali cestineresti senza battere ciglio passando a notizie più importanti. Ma non l’ho fatto. L’ho letto sino in fondo perché proprio in fondo si è svelato un concetto che voglio condividervi e su cui dobbiamo riflettere, e anche velocemente.
Dunque, il protagonista del testo è il primogenito della Arquus, società in passato della Renault, ora controllata attraverso la Volvo dalla cinese Geely, lo Scarabée. Si tratta di un innovativo veicolo leggero, 4×4, corazzato, progettato per le attività di ricognizione, scouting e supporto, a contatto con il nemico o dietro le linee. Ha un layout interno capace di ospitare quattro persone, di consentire una comunicazione ottimale tra i membri dell’equipaggio e di permettere al pilota di beneficiare di una visione diretta a 270°.
Equipaggiato con una protezione evoluta, balistica e antimine a seconda del profilo della missione – proseguiva il testo – è stato progettato per il combattimento collaborativo. In grado di trasportare una vasta gamma di sistemi come RCWS multiuso, cannone multi-calibro, fotocamere RGL, lanciatori MMP (o MILAN), sistemi anti-drone, radar ecc., il mezzo è in grado di operare su due diversi livelli: alto, per la mobilità fuoristrada, e basso, per il trasporto in stand-by o aereo. È dotato di una trazione posteriore indipendente, che consente un raggio di sterzata minimo e offre una mobilità estrema in ambiente urbano, o in combattimento in zone disordinate. È in grado di muoversi in movimento “a granchio”, offrendo diverse opzioni tattiche senza precedenti.
Un prototipo innovativo in quanto è anche nativo ibrido: con un motore da 300 CV e un motore elettrico da 75 KW alimentato da due batterie agli ioni di litio. Come dire “à la guerre! Ma senza inquinare”
Grazie alla sua dimensione molto compatta Scarabée è trasportabile (C-130, Chinook, A400M) e Air droppabile. È in grado di eseguire missioni d’assalto aeree, con personale a bordo e armi pronte secondo gli standard, consentendo la messa in sicurezza di punti strategici. In questo modo può garantire la cattura di posizioni avanzate e la messa in sicurezza delle piste di atterraggio, in anticipo rispetto alle unità aeree o unità da trasporto aereo. Un prototipo innovativo in quanto è anche nativo ibrido: con un motore da 300 CV e un motore elettrico da 75 KW alimentato da due batterie agli ioni di litio. Come dire “à la guerre! Ma senza inquinare”.
Al di là del fatto che ci troviamo in un ossimoro assoluto, in cui la trazione elettrica su un mezzo di distruzione viene raccontata come un elemento valoriale in linea con quella che è la nostra nuova anima green, quello su cui voglio porre l’accento è che un approccio convenzionale all’innovazione non ci porterà da nessuna parte. Anche per innovare, bisogna saper innovare per primi se stessi. Cambiare prima il modo di vedere e poi di fare le cose.
Qual è l’opportunità che questo momento attuale, molto particolare e critico, nuovo per tutti, sta veramente offrendo al mercato, alle aziende, ai consumatori, alla gente, al mondo? L’innovazione, comunemente intesa come apoteosi del processo di produzione di un’idea, e che è tanto di moda in questo periodo storico, altro non è che ciò che troviamo scritto sul vocabolario: «Cambiare l’ordine prestabilito delle cose per fare cose nuove». Idea, dunque, è anche sinonimo di innovazione. Proprio per questo le idee sono state da sempre il bene più prezioso su questo Pianeta. «Tutto l’universo non è altro che un’idea», scriveva Zhuāngzǐ, filosofo e mistico cinese del 370 a.C.
Penso che la mancanza di un’ideale supremo che contempli il benessere comune sia la privazione peggiore che un uomo possa imporre alla propria esistenza
È una buona idea che ti può rendere estremamente ricco e portarti all’eternità, così come è una cattiva idea che ti può rendere estremamente povero e portarti alla disgregazione. Sei povero quando infatti un’idea perde la sua condizione naturale di fluidità e adattabilità e si involve prima in un condizionamento e poi in una convinzione. Sei invece ricchissimo quando una tua idea deriva da un moto interiore di grande nobiltà, quasi spirituale, tale da poter far considerare quell’idea un tuo tentativo passionale di prenderti cura di qualcosa di altro che non sia solo te stesso.
E guarda che questo è un terreno ben lontano dal mondo delle dottrine sterili. Parlo del regno degli ideali più nobili. Penso che la mancanza di un’ideale supremo che contempli il benessere comune sia la privazione peggiore che un uomo possa imporre alla propria esistenza. E credo pure che sia proprio questa la causa di maggiore insoddisfazione delle persone che non hanno compreso l’importanza di avere un ideale nobilissimo che ispiri le loro vite, e che le muova a condividerlo con la propria sfera di interazione, di interesse e di riferimento originando una nuova prospettiva valoriale per il mondo e non contro di esso.