«Nel mio primo viaggio in Sicilia, 12 anni fa, ho mangiato in un ristorante di Palermo dove la lista dei vini proponeva due sole scelte: un Corvo Rosso e un Corvo Bianco, le stesse alternative che era possibile trovare nei ristoranti americani. Pochi anni dopo, i grandi vini rossi siciliani si sono affermati e diffusi in America, mentre i bianchi ancora faticano a farsi conoscere». A parlare è Lettie Teague, un’autrice statunitense attualmente editorialista del vino per il Wall Street Journal. Teague è stata per diversi anni una colonna portante della rivista americana Food&Wine, prima redattore di vino dal 1997 e poi direttore esecutivo del vino dal 2005 al 2009. Gli enoappassionati americani – ha raccontato la Teague sul Wall Street Journal – fino a pochi anni fa stentavano a credere che dalla Sicilia potessero arrivare vini bianchi di qualità. «Nel corso di una cena – racconta Teague – ho suggerito ai miei commensali di ordinare un vino bianco dell’Etna. Loro erano scettici, ovviamente. Per rassicurarli ho detto: ‘ricorda lo Chablis’. Il vino in questione era fatto con uve di Carricante, un vitigno autoctono sul quale i viticultori siciliani hanno cominciato a concentrarsi per proporre bianchi sempre più interessanti. I vini da uve Carricante, specialmente sull’Etna, sono croccanti e ricchi di acidità, con una sapidità che pulisce la bocca e una mineralità sorprendente».
Un esempio di questa progressiva crescita degli autoctoni siciliani viene dalla storica azienda Planeta. Diventata famosa (e pluripremiata) negli States grazie allo Chardonnay – vitigno di origine francese – da alcuni anni ha riscoperto le uve autoctone. Spazio dunque al Carricante, anche se in blend con il Riesling (10%): perché, come spiega Alessio Planeta, leader dell’azienda, “i suoli lavici dell’Etna sono perfetti per il Riesling”. Ma i vini bianchi di Sicilia – ne è convinta la Teague – potrebbero raggiungere presto il livello di riconoscimento e di apprezzamento raggiunto già dai rossi: Nero d’Avola, prima, e Nerello Mascalese, oggi. I più famosi produttori dell’Etna – Passopisciaro di Franchetti, Tenuta delle Terre Nere di Marc De Grazia e Benanti della omonima famiglia – realizzano ormai dei bianchi straordinari dei quali si parla ancora poco rispetto ai rossi. Oltre al Carricante, meritano poi una menzione obbligatoria l’Inzolia (che in Toscana si chiama Ansonica) e il Grillo.
Diffusa principalmente nella Sicilia occidentale l’Inzolia è stata comunemente utilizzata per fortificare il celebre Marsala, che è un vino liquoroso. Per realizzare vini secchi da pasto è qualche volta usato in blend con lo Chardonnay per aumentare l’impronta fruttata. L’uva Grillo, coltivata in quasi tutta la Sicilia, soprattutto nella Valle di Mazara e nel Val di Noto, è usata per produrre sia vini secchi che dolci. Portati al successo dal produttore di Marsala Marco De Bartoli a partire dagli anni ’90s, i vini da uve Grillo sono ormai molto popolari e apprezzati dai viticultori per la profondità dei loro aromi e per l’estrema adattabilità ai diversi terreni. I bianchi che ne derivano possono essere netti e fruttati se affinati in acciaio o grassi e tostati se invecchiati in botte. Ecco dunque una breve lista di cinque vini bianchi siciliani da degustare sulla vostra tavola, non solo d’estate, proposta da Lettie Teague del Wall Street Journal.
Tasca d’Almerita Regaleali Bianco Sicilia Doc 2017
Un blend nato da tre vitigni autoctoni, coltivati in alta collina: Inzolia (47%), Grecanico (22%), Catarratto (25%). Con una piccola aggiunta di Chardonnay (6%). Un vino secco fresco e molto piacevole. Non particolarmente complesso ma di facile e pronta beva. Colore giallo paglierino, con riflessi verdognoli. Bouquet fruttato, con sentori di mela, pera, pesca e agrumi. Perfetto per accompagnare aperitivi e pizza.
Planeta Eruzione 1614 Carricante Sicilia Doc 2016
Come abbiamo scritto, la famiglia Planeta è stata tra le prime a conquistare il mercato statunitense con un apprezzatissimo Chardonnay. Qui ci spostiamo sull’Etna per gustare un Carricante (90%) con aggiunta di Riesling (10%), proveniente dai terreni che furono ricoperti di lava dall’eruzione del ’600. Giallo quasi pallido con riflessi verde chiaro, profumi di frutti maturi e fiori bianchi. In bocca la morbidezza si coniuga alla grinta gustativa (scorza di limoni e mela verde). Vino minerale con un lungo e persistente finale.
Tenuta delle Terre Nere Etna Bianco Doc 2018
Tenuta delle Terre Nere è la creatura etnea di Marc de Grazia, già acclamato in passato tra i Barolo Boys e oggi produttore di rossi apprezzati sul vulcano. Tra le sue etichette c’è anche questo bianco da vigne vecche in cui predomina il Carricante con una piccola parte di di vitigni autoctoni misti: Catarratto, Inzolia, Grecanico e Minnella. Un vino delizioso e aggraziato, limpido e bevibile, ma profondo. Da abbinare a pesce, pollo, coniglio oppure con aperitivi con prosciutto e melone, salame e fichi oppure con i primi di pesce, risotto.
Cantine Ippolito Grillo Terre Siciliane Igt 2017
Questo vino bianco, fresco e croccante, monovarietale da uve Grillo viene da una cantina situata nel sudovest della Sicilia, nella zona di Salaparuta in provincia di Trapani, in un territorio collinoso ad un’altezza di 385 m sul livello del mare. Giallo paglierino con riflessi verdognoli, sentori di frutta esotica, al palato è intenso, armonico e vellutato. Un vino di facile e immediata beva, adatto per gli aperitivi.
Marco De Bartoli Grappoli del Grillo Terre siciliane Igt 2016
La famiglia De Bartoli è stata a lunga celebre per i suoi Marsala basati sulle uve Grillo. Ma negli anni recenti la cantina ha conquistato pubblico e critica grazie anche ai vini secchi da pasto. Affinato in botti di legno francese, questo vino dalla trama complessa è morbido e seducente. Proveniente da uve Grillo in purezza, ha un colore giallo dorato intenso, con riflessi ramati. Bouquet complesso di pesca, melone maturo e scorza di pompelmo, poi pane tostato, mineralità piccante e profumi di iodio. Lungo e persistente. Si abbina a piatti a base di pesce saporiti.