Oltre quattro milioni di giovani di 163 Paesi in giro per il mondo, sono queste le cifre del climate strike, lo sciopero per richiedere misure concrete contro il cambiamento climatico. «Se appartieni al piccolo numero di coloro che si sentono minacciati da noi, abbiamo pessime notizie per te: questo è solo l’inizio. Il cambiamento sta arrivando, piaccia o no», ha scritto su Twitter la giovanissima attivista Greta Thunberg. Dal Bangladesh all’Antartico, dal Messico all’Uganda, dalla Svezia a Israele, dal Brasile alla Bolivia, da Panama alla Colombia, dagli Usa alla Tanzania, i giovani si sono messi in marcia per il clima. Davanti alle 250 mila persone stimate nella grande mela, Greta ha chiesto agli adulti che senso ha dire ai giovani di studiare, se stanno strappando loro via il futuro, ha chiesto che senso ha rimandare la soluzione al problema del cambiamento climatico quando già ora è tardi.
A fare da sfondo agli scioperi, che si protrarranno per una settimana, vi sono stati due importanti appuntamenti: il primo è stato il vertice delle Nazioni Unite di sabato scorso con i giovani attivisti e quello con i leader mondiali di lunedì 23. Al primo hanno partecipato ragazze e ragazzi di età compresa tra 18 e 29 anni, che hanno dimostrato il loro impegno nella ricerca di soluzioni ai problemi indotti dai cambiamenti climatici. Il secondo è stato convocato dal segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres per rivolgersi direttamente ai Capi di Stato.
L’Onu fa sapere che gli ultimi quattro anni sono stati i più caldi di sempre, basti pensare che le temperature invernali nell’Artico sono aumentate di 3° C dal 1990. Altri segnali preoccupanti sono l’innalzamento dei livelli del mare, lo stato delle barriere coralline, i rischi per la sicurezza alimentare e, in generale, per lo stato di salute delle persone a causa dell’inquinamento. Secondo recenti studi, agire ora e ridurre le emissioni di CO2 entro dodici anni, permetterebbe di contenere l’aumento della temperatura globale sotto i 2° C.
L’Onu fa sapere che gli ultimi quattro anni sono stati i più caldi di sempre, quindi non possiamo più salvare il mondo giocando secondo le regole, devono essere cambiate
Guterres ha chiesto ai leader mondiali di presentarsi a New York con misure concrete da attuare entro il prossimo anno, in linea con la riduzione delle emissioni di gas serra del 45% entro il prossimo decennio e nette entro il 2050. Anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha firmato una dichiarazione in occasione del Climate Action Summit delle Nazioni Unite, insieme agli altri Capi di Stato. La premessa è in sostanza la consapevolezza che le attuali misure adottate dalla comunità internazionale, sulla base dell’accordo di Parigi, non sono sufficienti a raggiungere gli obiettivi stabiliti. La conclusione è che serve maggiore ambizione.
Ambizione che di certo non manca ai giovani, Guterres ha infatti scritto su Twitter: «State aprendo la strada nella corsa urgente contro la crisi climatica. Vi state alzando e state parlando. Siete dalla parte giusta della storia. Continuate a spingerci a fare la cosa giusta». La lotta ai cambiamenti climatici sta condizionando l’agenda dell’Onu, lo stesso Guterres ha infatti spiegato che l’emergenza climatica rappresenta anche una nuova minaccia per la pace e dal momento che quest’ultima rappresenta il cuore e lo scopo di tutte le attività svolte alle Nazioni Unite, non è possibile prescindere da questo tema. Pace non equivale infatti solo a un mondo privo di conflitti, ma anche alla presenza di società stabili, in cui tutti godono delle libertà fondamentali e in cui le persone non devono lottare per soddisfare i propri bisogni primari. L’emergenza climatica è stata dunque anche al centro della giornata mondiale della pace ed è destinata a restare al centro dell’agenda politica degli Stati in giro per il mondo.
«Quindi non possiamo più salvare il mondo giocando secondo le regole, perché le regole devono essere cambiate. Fare del tuo meglio non è abbastanza. Dobbiamo tutti fare ciò che sembra impossibile», ha detto Greta Thunberg. Le parole del suo discorso sono state proiettate sui grattacieli del quartier generale dell’Onu e sono destinate a risuonarci nella mente tutte le volte che avremo davanti agli occhi gli effetti del cambiamento climatico.