Non sarà armonioso come un violino, né ricco di timbri come un pianoforte. Ma all’epoca ci si sapeva accontentare. E così il litofono, strumento preistorico fatto, come suggerisce la parola, di pietre, faceva con dignità il suo lavoro.
I ritrovamenti suggeriscono una sua origine antichissima: tracce di litofono sono state rinvente in Africa, in America, in Europa, perfino in Australia, e financo nelle isole Hawaii. Ovunque andasse, l’essere umano che, di migliaio di anni in migliaio di anni colonizzava il mondo, lo portava con sé. E lo faceva suonare su ogni angolo della Terra.
Come dimostra questa esecuzione (se così si può definire) dell’archeologo e specialista di musica antica Jean-Loup Ringot, il suono somiglia, nel suo languore insistente, a quello di un gong, o di uno strumento che gli somiglia (alcuni lo accostano al bonang, che appartiene alla tradizione di Java, o al gamelan, cioè una piccola orchestra di strumenti a percussione sempre diffusa in Indonesia). Ma la differenza fondamentale è che non c’entra il bronzo: la musica deriva dal materiale più diffuso e disponibile: la pietra. Levigata, lavorata, “accordata”, si può immaginare. Ma pur sempre pietra.