Gemelli diversiEconomie deboli e problema migranti: ecco perché Italia e Germania hanno fatto la pace

Secondo l’Ocse le economie di Germania e Italia cresceranno meno del previsto a causa della forte esposizione ai problemi per il commercio globale. Ma almeno dopo un anno di auto isolamento Roma è tornata a dialogare con Berlino per risolvere la questione migranti

HANDOUT / QUIRINALE PRESS OFFICE / AFP

Ci amano ma non ci stimano. Noi li stimiamo, senza amarli. Li accusiamo di essere la causa di tutti i nostri mali perché solo quando la loro economia cresce, il nostro Pil sale. E quando la loro economia rallenta, noi crolliamo. Anche l’Ocse lha certificato ieri: Germania e Italia cresceranno meno del previsto a causa della «forte esposizione ai problemi per il commercio globale e le dimensioni del proprio settore manifatturiero». A oggi siamo le due economie più deboli dell’eurozona. Nel 2019, l’Italia avrà zero crescita e solo +0,4% nel 2020. Se Roma piange, Berlino non ride: il prossimo anno il Pil tedesco sarà + 0,6%, una crescita dimezzata rispetto al +1,2% previsto in precedenza dall’ Ocse. La guerra dei dazi innescata da Trump ha colpito l’industria dell’automotive in Germania e di riflesso anche la nostra economia. Perché l’Italia è inserita mani e piedi nella catena del valore tedesco. Tradotto: meno domanda di auto tedesche vuol dire meno domanda di pezzi di ricambio fatti in Italia, per dire uno dei tanti prodotti intermedi che la manifattura italiana produce per l’ industria tedesca. una. La Germania è il nostro partner commerciale più importante: un giro d’affari da 128,4 miliardi solo nel 2018. Sono il Paese in cui esportiamo di più (un quarto di quanto esportiamo nell’Ue secondo La Voce.info) e da loro importiamo più beni rispetto a tutti gli altri Stati.

Sarà anche per questo motivo se dopo un anno di autoisolamento lItalia è tornata a intrecciare le relazioni diplomatiche con la Germania. Ieri il presidente della Repubblica tedesca Frank-Walter Steinmeier ha iniziato il suo tour italiano. Prima ha incontrato Sergio Mattarella, poi Giuseppe Conte e domani visiterà Napoli. Non era mai stato così a Sud. «Non deve esserci più il nazionalismo che in passato ha portato conflitti nel continente, l’unione fa la forza», ha detto Stenmeier dopo l’incontro. Un segnale politico forte per dire che l’Italia è rientrata nel club dei grandi. Berlino ha capito che non potrà lasciare da sola Roma nella questione migranti, se vuole evitare il ritorno dei sovranisti al governo. Ecco perché due giorni fa il ministro degli Interni Luciana Lamorgese ha incontrato a Berlino il suo collega Horst Seehofer che ha annunciato in un’intervista al Sueddeutsche Zeitung di voler accogliere il 25% dei rifugiati arrivati in Italia e per i migranti economici si vedrà. Una mano tesa per riprendere il dialogo interrotto da Matteo Salvini. Quando il leader della Lega era al Viminale aveva ipotizzato un asse Roma-Berlino (e Vienna) per risolvere il problema dell’arrivo dei migranti. Ma lex ministro dellInterno non ha mai firmato e i rapporti si sono raffreddati.

Il segnale politico di tutti questi incontri bilaterali è la Germania vuole dialogare con l’Italia per evitare che a Roma tornino i sovranisti al governo

Finora l’obiettivo di Berlino è stato voler far sottoscrivere all’Italia l’accordo bilaterale già firmato con Grecia e Spagna per scambiarsi i migranti come le figurine: per ogni migrante respinto al confine tedesco, la Germania si impegna ad accogliere un migrante salvato dal mare. «Un gioco a somma zero» l’aveva definito Salvini. Ma il vento politico è cambiato e potrebbe essere il primo passo per modificare il trattato di Dublino che obbliga l’Italia a gestire la domanda di richiesta d’asilo di tutti i migranti che arrivano nel suo Paese. Per questo Giuseppe Conte spera di sbloccare la situazione il prossimo 23 settembre quando a La Valletta si incontreranno i rappresentanti di Francia, Germania, Italia, Spagna e Finlandia. L’obiettivo è trovare una soluzione automatica per ridistribuire i migranti in modo automatico in tutti gli Stati Ue. E proprio subito dopo l’incontro tra Mattarella e Steinmeier, da Berlino Seehofer ha confermato che la Germania proporrà una riforma del sistema d’asilo in Europa. «L’Italia non sarà più lasciata sola».

La cattiva gestione dell’arrivo dei migranti è stata benzina per far crescere i partiti sovranisti, ma non è l’unica ragione. Il problema principale è sempre l’economia. Germania e Italia rimangono ancora la prima e seconda manifattura d’Europa ma non potranno affrontare i cambiamenti tecnologici dei prossimi anni senza correre ai ripari. Come ha fatto notare Stefano Cingolani nel Foglio, la Germania non potrà sempre contare sulla solidità del Mittelstand, il tessuto imprenditoriale di medie imprese che finora ha trainato leconomia tedesca. Né lItalia potrà reggersi solo sull’export delle Pmi del Nord-Est. Serve un cambio di passo perché la guerra dei dazi tra Usa e Cina potrebbe riprendere con più forza. I dazi da Washington e la minore domanda di auto dall’Asia aggraveranno il mercato dell’auto tedesco e di riflesso quello italiano. Per non parlare della Brexit senza accordo, ormai sempre più probabile che danneggerà l’export dei due Paesi.

La speranza è che gli incontri di questa settimana si traducano in una strategia comune. Per ora il governo Conte 2 ha imparato una lezione dal Conte 1: la Germania non è il nemico della nostra economia e non fa concorrenza al nostro export ma lo completa. Ma ora serve una riforma dell’eurozona come hanno ricordato a più riprese l’attuale presidente della Banca centrale europea Mario Draghi e il suo successore Christine Lagarde. Per ora ci sono timidi passi in avanti. La scorsa settimana a Helsinki c’è stata una riunione informale dell’eurogruppo, l’organo che riunisce i ministri delle Finanze dei 19 Stati che hanno l’euro. La maggioranza ha fatto una timida pressione su Germania e Paesi Bassi per evitare che accumulino un surplus eccessivo. L’obiettivo è investire di più per far ripartire l’economia europea.

Chiariamo una cosa: il surplus tedesco vale meno dell1% dell Pil mondiale e proviene dal commercio con Paesi extra Ue. Non è di certo il problema della bassa crescita dell’eurozona. Ma la richiesta della maggioranza dei ministri delle Finanze Ue è il sintomo che si sta muovendo qualcosa per cambiare la mentalità troppo rigida di Berlino sul rigore dei conti pubblici. Serve un passo in avanti di entrambi perché la soluzione a tutti i problemi non può essere solo la riforma dei vincoli di bilancio Ue. Il governo italiano deve cominciare una politica seria per abbassare il debito pubblico e aumentare la sua produttività. Allo stesso tempo la Germania deve iniziare una politica d’investimenti massiccia per far ripartire la crescita. Se crescerà il suo Pil, migliorerà anche quello dell’Italia. Perché i destini d’italiani e tedeschi sono molto più legati di quanto essi non sappiano.

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter