Gettati entrambi in una scarpata, due neonati hanno perso la vita in Trentino Alto Adige e nella provincia di Benevento. Il corpo di un maschietto con ancora il cordone obelicale è stato scoperto da alcuni turisti tedeschi in un località vicino Merano. A distanza di centinaia di chilometri, è stato ritrovato un altro corpo. Quello di Diego, un neonato di appena quattro mesi, gettato nel vuoto dalla madre dalla statale che attraversa la valle Telesina. Due vite, separate geograficamente, legate dal filo invisibile del maltrattamento e della violenza. In tutte e due i casi sono state accusate le madri. Come spesso accade, sono proprio i genitori ad abusare di minori inermi, arrivando poi a ucciderli.
Nel “Rapporto sugli omicidi in famiglia” realizzato dall’Istituto di ricerche economico-sociali (Eures), in Italia dal 2000 al 2018 473 bambini hanno perso la vita per mano dei genitori. Tutti avevano meno di un anno di età. In un’alta percentuale di casi, l’89,4%, ad assassinare bambini o neonati sono state le madri. Contro un 10,6% in cui a uccidere i figli sono stati invece i padri. E le vittime più numerose sono i neonati: un caso su cinque.
Risultati che devono fare riflettere sulla vita e il benessere delle donne. Fattori latenti, difficili da monitorare e sui cui quindi è più difficile fare attività di prevenzione, come l’isolamento, la solitudine, il senso di inadeguatezza, lo stress o forme di depressione post partum, si sommano a cause di natura sociale, economica e familiare, che svelano per il nostro Paese importanti differenze tra il Nord e il Sud. Così è stato anche per il 2018, ennesimo anno nero per i bambini, in base ai numeri forniti dall’Eures, che ha calcolato un aumento dei figlicidi pari all’31% rispetto all’anno precedente.
Aumentano i casi di maltrattamenti sui minori, la legislazione italiana non è né pervasiva né offre adeguati strumenti di prevenzione, ad esempio una banca dati nazionale per il monitoraggio delle violenze
A fornire altri numeri è la “Fondazione Terre des Hommes”, secondo la quale il quadro attuale è piuttosto allarmante. Solo tra il 2016 e il 2017, i casi di omicidio volontario consumato – le vittime avevano tutte meno di 18 anni – sono cresciuti del 5 per cento. Mentre sono aumentati gli episodi di abbandono di minori o incapaci (+21%) o quelli di violenza sessuale (+18%). Cui si sommano i casi in cui i bambini maltrattati hanno assistito ad abusi intrafamiliari: un 19% – secondo le ultime stime dell’Istat – difficili da quantificare con esattezza e collegati al crescente fenomeno della violenza domestica.
A rimetterci sono i bambini, i più fragili, verso cui la legge italiana non è ancora abbastanza pervasiva né offre adeguati strumenti di prevenzione. A ribadirlo è l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza che, ricordando la raccomandazione del Comitato Onu rivolta all’Italia nel febbraio scorso, chiede allo Stato di provvedere a una serie d’interventi finalizzati alla prevenzione dei maltrattamenti sui minori.
Di fatto l’Italia, tenuta a rispettare la Convenzione di New York sui diritti del fanciullo, è rimasta indietro. Ed è per questo che l’Autorità garante invita le istituzioni a muoversi per realizzare una chiara classificazione delle violenze, un sistema serio di monitoraggio dei casi di abuso, a puntare su un’adeguata formazione di insegnanti, assistenti sociali e personale sanitario. Per agire in tempo, è importante riconoscere quando un minore è esposto al rischio di subire violenza. Dall’ambito familiare alla scuola. Ambienti su cui pesa tanto l’omertà di parenti, amici, compagni di scuola.
Ma intanto la prevenzione resta incompiuta, messa ai margini, con costi sociali ed economici elevati. I servizi di protezione o cura delle vittime minori che hanno subìto maltrattamenti costano alle casse dello Stato oltre 13 miliardi di euro l’anno, pari quasi a un punto percentuale del Prodotto Interno Lordo (Pil). Una spesa che a guardare i dati sui maltrattamenti sembra destinato purtroppo a lievitare. Su questo aspetto insistono la Fondazione Terre des Hommes, il Coordinamento italiano servizio maltrattamento all’infanzia (Cismai) e l’Università Bocconi, che hanno condotto uno studio volto a far riflettere la politica sull’opportunità di nuovi e maggiori investimenti.
Il Premio Nobel dell’Economia, James Heckman, ha sempre ribadito quanto un solo dollaro investito nella prima infanzia a rischio è in grado di generare un risparmio futuro sei volte superiore. Ma al momento, in Parlamento resta solo una mozione presentata e approvata alla Camera dei deputati, in cui si prende atto della necessità e dell’urgenza di agire a difesa dei minori. Non di più.