ManipolazioniI deepfake e altre possibili prove della non esistenza dell’Italia

La tecnologia che falsifica le immagini ormai è a portata di mano, come ha dimostrato Striscia la Notizia con Renzi, ma in realtà già adesso non riusciamo a distinguere il vero dal falso

Twitter

C’è qualcosa di incoraggiante e al tempo stesso di inquietante nell’idea che un ingegnere informatico abbia pensato di realizzare un sito internet (thispersondoesnotexist.com) in cui semplicemente, ogni volta che si aggiorna la pagina, compare un volto diverso, un’immagine assolutamente indistinguibile da una normale fotografia, con l’unica differenza che la persona ritratta – scommetto che lo avete già capito da soli – non esiste. Scopo del sito sarebbe mostrare alla società di cosa sono capaci gli algoritmi dell’intelligenza artificiale.

Il caso del finto Renzi che a Striscia la Notizia fa gestacci all’indirizzo di Zingaretti e Di Maio, infatti, non è che l’inizio, in forma di farsa, di un problema che può diventare tragico. Dal momento in cui diviene tecnicamente possibile, attraverso i cosiddetti deepfake, costruire e diffondere video in cui la nostra immagine e persino la nostra voce sono ricostruiti e manipolati in modo da farci dire e fare quello che non ci siamo mai sognati nemmeno di pensare (non era il caso del video di Striscia, evidentemente, ma non ci vorrà molto perché inizino a circolare prodotti migliori), cosa ne sarà del nostro dibattito pubblico, della politica democratica e della stessa convivenza civile, una volta venuta meno la possibilità di stabilire con un ragionevole grado di certezza – di fronte al famoso tribunale dell’opinione pubblica – cosa è vero e cosa è falso?

Il guaio è che da noi l’intero sistema dell’informazione si nutre già abbondantemente di un simile materiale. E il peggio non è che così fan tutti, ma che nessuno ci trova niente di male

Il guaio è che da noi l’intero sistema dell’informazione si nutre già abbondantemente di un simile materiale. E il peggio non è che così fan tutti, ma che nessuno ci trova niente di male (o meglio: ognuno ci trova molto di male quando è lui o la sua parte a farne le spese, prontissimo però a restituire il favore agli avversari alla prima occasione). Insomma, dire che stiamo scarsi ad anticorpi, di fronte a un futuro in cui questa robaccia comincerà a dilagare, è dire poco. In compenso, appare incoraggiante la strada scelta dai creatori del sito thispersondoesnotexist.com. Più questo genere di tecnologia diverrà a tutti familiare, infatti, più crescerà la consapevolezza critica. È probabile che di fronte ai primi fotomontaggi in molti si ponessero dubbi angosciosi simili a quelli che oggi noi ci poniamo di fronte ai deepfake.

Resta il fatto che la politica moderna, perlomeno dal 2016 in avanti, come abbiamo visto con la Brexit e con l’elezione di Donald Trump, si gioca sempre di più sul terreno della manipolazione. E il fattore decisivo non è l’aspetto tecnico, ma la capacità di alimentare un clima, un ambiente psicologico ed emotivo favorevole a quel cospirazionismo paranoide che è insieme causa ed effetto del successo populista. Per questo in Italia abbiamo poco da star tranquilli, almeno finché le forze politiche democratiche – e il giornalismo, e la televisione, e gli intellettuali – non sapranno riconquistare alle istituzioni, alla cultura e alla scienza quel minimo di legittimazione, consenso sociale e riconoscimento dei diversi ruoli su cui si fonda ogni società moderna. Altrimenti, l’effetto prodotto dalla combinazione di nuove possibilità tecniche e condizioni ambientali ideali potrebbe trasformare le nostre giornate in una serie ininterrotta di episodi di Black Mirror.

E poi, diciamoci la verità: chi di voi ha mai visto davvero, non in fotografia, non sullo schermo di una televisione o di un computer, ma di persona, Giuseppe Conte?

Potreste giurare che esista davvero?

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