Tranquilli, siamo stati prudenti nei conti e se vinceremo le nostre scommesse ce la faremo. In ogni caso, abbiamo pronto un mini tesoretto da usare se servirà una manovra correttiva dei conti a metà 2020. Questo è il senso della lettera con cui il governo ha risposto alla Commissione europea che martedì aveva segnalato i tanti punti deboli del documento programmatico di bilancio. Il governo Conte 2 ammette che farà più deficit di quanto previsto dal Conte 1, ma rispetto allo scorso anno mostra meno voragini nel bilancio, e promette di diminuire il defiict all’1,8% del Pil nel 2021 e all’1,4 % nel 2022. Le varie toppe e cuciture messe ai conti dal ministero dell’Economia si reggono però sull’avverarsi di un’unica grande scommessa: recuperare almeno tre miliardi dalla lotta all’evasione fiscale. Per Bruxelles è una previsione ottimistica, secondo il governo è una stima «rigorosa».
La palla che deve entrare in buca è la riforma fiscale che promuoverà l’uso dei pagamenti digitali per ridurre la tax gap. Tradotto: più Pos e meno contante per recuperare quella quota di tasse che lo Stato dovrebbe incassare ma che molti italiani non pagano. Per la sola Iva sono 33 miliardi all’anno, record in Europa. Se la lotta del governo all’evasione fiscale andrà bene, il Mef assicura che le entrate aumenteranno dello 0,2% del Pil per ogni anno dal 2020 al 2022. Inoltre i cambiamenti negli incentivi fiscali e nei sussidi dannosi per l’ambiente, compresi gli incrementi nei prelievi ambientali dovrebbero far risparmiare 0,1% del Pil.
Per la Commissione europea il problema rimane sempre quello del deficit strutturale: le entrate meno le uscite dello Stato italiano escluse le manovre occasionali come il condono. Bruxelles aveva chiesto di ridurlo dello 0,6%, Roma si è presentata con un +0,1%
Però per la Commissione europea il problema rimane sempre quello del deficit strutturale: le entrate meno le uscite dello Stato italiano escluse le manovre occasionali come il condono. Bruxelles aveva chiesto di ridurlo dello 0,6%, Roma si è presentata con un +0,1%. Secondo il Mef «non è una deviazione significativa dei conti» e chiede più flessibilità perché la situazione economica è difficile ed è peggiorato l’output gap. Su questa parolaccia economica si sono basate le trattative vinte dai governi del Pd dal 2014 al 2018. L’output gap è la differenza tra il Pil reale e potenziale di un Paese. Secondo i trattati europei uno Stato può fare più debito se non sfrutta a pieno le proprie capacità produttive e viceversa deve essere più rigoroso nei conti se il suo Pil reale coincide con quello potenziale. Però è difficile stimare il livello ottimale di efficienza operativa di un’economia. E su questo si baserà la trattativa con la Commissione europea a cui il governo chiederà anche un altro 0,2% di flessibilità per eventi eccezionali come le alluvioni che stanno già colpendo l’Italia e continueranno a farlo fino a fine anno.
Come finirà? È probabile che Bruxelles non crei problemi all’Italia, soprattutto quando si insedierà ufficialmente il commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni al posto del francese Pierre Moscovici. Una mano ai conti potrebbe darla anche il calo dello spread. Siccome i “romani” non urlano come i “barbari” la differenza di rendimento tra i btp e i bund tedeschi (il valore preso come riferimento) potrebbe calare. Così a sua volta lo Stato spenderà meno per pagare gli interessi dei titoli italiani che cercherà di vendere sul mercato. Con così tante scommesse il governo è stato costretto a dare una piccola garanzia: come l’anno scorso “congelerà” dei miliardi in attesa di capire a metà 2020 quanto si risparmierà su Quota 100 anche per gli anni 2020-2022, visto che le adesioni finora sono state minori del previsto. E la scommessa del.governo è che ad aderire al piano saranno sempre meno. Una promessa credibile che semmai servirà a coprire in piccola parte quelle più ottimistiche scritte nella lettera.