Se c’è un report in grado di fotografare il nostro Paese, si tratta di certo del rapporto Auditel- Censis, tornato per il secondo anno consecutivo. La notizia ripresa da più parti è che lo scorso anno per la prima volta nelle case dei nostri connazionali, il numero degli smartphone ha superato quello dei televisori. Andiamo con ordine. Secondo i dati raccolti, nelle case italiane ci sono 111 milioni e 800mila dispositivi, che rappresentano una quantità di mezzo punto in più rispetto al 2017. Ogni famiglia ha quindi in media 4,6 device a disposizione, ma sono soprattutto gli smartphone ad essere presenti.
Si tratta di ben 43 milioni e 600.000 telefoni, in crescita dell’1,7 per cento rispetto allo scorso anno. I televisori sono 42 milioni e 300.000, ovvero 400.000 in meno rispetto al 2017. C’è stato quindi il sorpasso. Si riduce anche il numero dei computer fissi e dei tablet. Al contrario, cresce la quota di smart Tv e schermi televisivi collegati ad Internet grazie a dispositivi esterni. Non è quindi un caso che cinque milioni e 700.000 italiani, ovvero quasi il 10 per cento della popolazione, guardi i programmi televisivi collegandosi a dispositivi e non dal solito schermo. A farlo sono soprattutto giovanissimi e millennials. A colpire, tuttavia, è il dato relativo agli smartphone. Attraverso questi dispositivi è possibile svolgere una miriade di attività. Molti di noi, ad esempio, si aggiornano grazie ai propri telefoni cellulari e, per farlo, consultano direttamente i social network.
Un recente studio condotto dal Pew Research Center ha però mostrato più ombre che luci sulla fruizione delle notizie attraverso i social media, almeno in Usa. In base ai dati raccolti su un campione tra l’8 e il 21 luglio di quest’anno, è emerso infatti che per l’83% degli intervistati le piattaforme digitali esercitano una forma di controllo sulle notizie che vedono le persone. Per il 62 per cento, si tratta di un condizionamento eccessivo. Più della metà ritiene che i social media offrano un mix di notizie qualitativamente peggiore, solo il 15 per cento la pensa in maniera diametralmente opposta, mentre meno di tre persone su dieci ritiene la cosa indifferente.
Per il 53 per cento degli americani, a rappresentare un grande problema sono le notizie di parte, mentre per il 51 per cento le informazioni inaccurate costituiscono una preoccupazione
Gli americani sono diffidenti nei confronti delle piattaforme digitali, basti pensare che più di otto persone su dieci, per l’esattezza l’82 per cento, ritiene che alcune testate giornalistiche e organizzazioni di stampa siano trattate meglio di altre. Solo per il 16 per cento tutte vengono divulgate in modo analogo. Non solo. Agli intervistati sono state sottoposte delle affermazioni per capire quali li preoccupava in misura maggiore. Le notizie di parte, di una sola parte, sono un grande problema per il 53 per cento delle persone, mentre per il 30 per cento è una preoccupazione moderata. Le notizie inaccurate sono invece ritenute un grande problema per il 51 per cento degli intervistati, una questione di cui preoccuparsi in maniera moderata ancora per il 30 per cento. La censura delle informazioni è una questione molto grave per il 35 per cento. Seguono poi altri punti critici legati alla fruizione di notizie attraverso le piattaforme digitali.
Eppure in Usa oltre la metà delle persone si tiene aggiornato attraverso Facebook (52 per cento), Youtube (28 per cento), Twitter (17 per cento) e Instagram (14 per cento). Letta da un altro punto di vista, i dati fanno ancora più impressione, dal momento che il 73 per cento degli utenti della piattaforma di Menlo Park legge direttamente le notizie da lì, lo fa anche il 71 per cento degli utenti di Twitter su Twitter e via via seguono gli altri social network.
Se il numero degli smartphone supera quello delle TV, è facile ipotizzare che in misura sempre maggiore, le persone decideranno di informarsi direttamente sui propri dispositivi mobili. Probabilmente lo faranno consultando i propri social network preferiti. La comunicazione e l’informazione non sono rette parallele che non si incontrano mai, ma linee destinate a incrociarsi dando origine a conseguenze inopinate e portatrici di nuove sfide.