In attesa che la Commissione Europea trovi la sua quadra sulle ultime nomine, la presidente Ursula von der Leyen ha già messo la sua firma e, con una manovra di accorpamento, ha unito i ruoli di sviluppo digitale e tutela della concorrenza in un’unica figura. Quella di Margrethe Vestager, che ha assunto anche la carica di vicepresidente. Un’investitura che fa della rappresentate danese il punto di riferimento in tema di innovazione tecnologica e tutela degli utenti, dando seguito alle battaglie contro i giganti del web che hanno caratterizzato la sua attività nell’ultimo quinquennio. «La concorrenza leale è uno dei principali motori della competitività delle imprese, garantendo che le imprese abbiano incentivi per innovare e investire e quindi rimanere competitivi a livello globale», ha affermato Vestager in audizione all’Europarlamento.
Con il rinnovo del mandato a Vestager, la Commissione guidata da von der Leyen ha già presentato la propria agenda digitale: sviluppo delle piccole e medie imprese europee, riduzione dei vincoli regolatori, coordinamento del gruppo comunitario sull’intelligenza artificiale e sull’utilizzo dei Big Data non personalizzati. Progetti che devono tenere conto delle diverse velocità con cui le direttive europee vengono implementate dai diversi Stati membri. L’Italia, per esempio, nonostante qualche slancio nel settore digitale, continua a languire al 24° posto dell’indice DESI che misura la diffusione e la penetrazione dell’economia digitale nella società. L’obiettivo principale, quindi, a cui dovrebbe tendere la centralizzazione delle funzioni digitali in un’unica figura, è quello di armonizzare la selva di direttive emanate nell’ultimo periodo recuperando terreno in termini di tempistiche e livello di concorrenza.
In quest’ottica, la carica di vicepresidente assegnata a Vestager le consegna anche una funzione esecutiva e di indirizzo maggiore che si riverbera sugli altri settori produttivi comunitari. Quest’ultimi, a loro volta, hanno la concreta possibilità di avvantaggiarsi rispetto ai competitor potendo partire da una base organizzativa modellata sui risultati già ottenuti dall’autorità per la concorrenza nell’ultimo periodo. Le “storture” che Vestager ha cercato di sistemare, infatti, rappresentano una sorta di libro mastro per la costruzione di nuove imprese digitali capaci di entrare sul mercato con tutte le carte in regola. D’altronde, ad oggi, delle 30 proposte legislative della Commissione che facevano parte della strategia sul mercato unico digitale adottata nel 2015, ben 28 si sono tramutate in realtà con impatti significativi su commercio online, connettività, diffusione di contenuti audiovisivi (a cui si connettono i temi del copyright e della privacy degli utenti) e cyber security. Detto del possibile effetto benefico sul settore produttivo, l’azione del commissario alla digitalizzazione e alla concorrenza continuerà a mettere l’utente al centro. Lo dimostra la filosofia alla base del Digital Services Act: «Le piattaforme servano i cittadini e non il contrario».