Non tutto è perduto. Ci sono italiani come Ezio Greggio che ieri ha rifiutato la cittadinanza onoraria del Comune di Biella, assegnatagli da un bellimbusto leghista dopo che la giunta Lega-Fratelli d’Italia aveva negato il medesimo riconoscimento alla senatrice a vita Liliana Segre, scampata ai campi di concentramento nazisti, perché da superstite, secondo il sindaco, non ha fatto niente per Biella, che è città medaglia d’oro al valor militare per la resistenza al nazifascismo avendo «sottratto migliaia di ebrei alla deportazione», «nonostante feroci rastrellamenti e barbare rappresaglie naziste».
Ezio Greggio è cresciuto in quella provincia ed è impegnato nel sociale a favore dei bambini prematuri, quindi aveva tutto il diritto di ricevere il premio della città piemontese, ma ha detto no, grazie: «Il mio rispetto nei confronti della senatrice Liliana Segre, per tutto ciò che rappresenta, per la storia, i ricordi e il valore della memoria, mi spingono a fare un passo indietro e non poter accettare questa onorificenza che il Comune di Biella aveva pensato per me». Parole esatte, senza polemica.
La professoressa Nadia Urbinati, invece, dall’osservatorio privilegiato dell’Upper West Side di Manhattan è tornata a occuparsi de Linkiesta, dopo che un paio di giorni fa ci aveva definiti «pessimi» perché avevamo sottolineato una scemenza detta dal ministro Peppe Provenzano a proposito di Milano-che-non-restituisce e che lo stesso Provenzano, sapendo benissimo di averla detta grossa, cerca invano ogni giorno di spiegare che intendeva altro, un altro che nonostante articoli e interviste a raffica non riesce proprio a distinguersi dalla scemenza che gli è sfuggita.
Ieri, la professoressa Urbinati ha postato sulla sua bacheca di Facebook un’analisi di Francesco Cundari sull’iniziativa del Pd a Bologna, accompagnandola dal seguente commento: «Ma chi finanzia questo giornale?»
Ieri, invece, la professoressa Urbinati ha postato sulla sua bacheca di Facebook un’analisi de Linkiesta a firma di Francesco Cundari sull’iniziativa del Pd a Bologna, accompagnandola con il seguente commento: «Ma chi finanzia questo giornale?».
Da esperta di populismi, che però non considera fenomeni analoghi al fascismo e quindi dice che possiamo stare tranquilli, la professoressa nativa di Rimini (avrà restituito qualcosa, New York, alla riviera romagnola?) sa benissimo che il “chi vi paga”, anzi “ki vi paka???” come scrivono sulla rete, è uno dei più classici tic del populismo becero.
Ma la gentile professoressa della Columbia University è una persona colta, semmai il suo “chi vi paga” è dog whistle politics, la politica del fischietto a ultrasuoni udibile solo dai cani, come la chiamano negli Stati Uniti per descrivere i messaggi in codice rivolti a chi ha orecchie per intendere.Linkiesta augura invece molta fortuna alla professoressa Urbinati e al suo nuovo libro fedelmente titolato “Me the People – How Populism Transforms Democracy”. Magari il prossimo sarà un’autobiografia.