Un concetto ricorrente in letteratura, e anche nei nostri casi, è quello di ambidexterity.
L’azienda deve riuscire a creare un ambiente ambidestro per affrontare la tensione tra il vecchio e il nuovo. Deve sfruttare elementi opposti e per certi aspetti quasi incompatibili tra loro per mantenere uno stato di costante tensione creativa: vecchio e nuovo, esplorazione ed efficienza, disciplina e sperimentazione. Questa non è un’idea recente1, ma nelle vicende riprese in queste pagine la fatica e l’impegno necessario per raggiungere questo equilibrio sono assai evidenti.
Esiste una ricetta per garantire questo successo? Probabilmente no: siamo davanti a dei fuoriclasse, casi unici, storie difficilmente replicabili. Ciò nonostante, per identificare un filo conduttore nella lettura di questi casi, ci sono almeno tre aspetti da sottolineare e che ci piace trasmettere.
Il primo è il rispetto.
A Berkeley, dall’altra parte della baia di San Francisco rispetto alla città dove è stato ambientato Inside Out, la Haas School of Business rappresenta un’eccellenza nel campo del management. Di fronte all’ingresso principale si trova la statua di due orsi, seduti schiena contro schiena. Uno di loro guarda verso l’alto e sembra pensare: «Ci sono tante più cose in cielo che nella nostra filosofia!». L’altro guarda dritto davanti a sé e ha l’aria molto concreta: «Solo chi tiene il timone saldo in mano può cambiare rotta!». I due orsi non si guardano, anzi sembra proprio che si ignorino, ma in realtà rappresentano entrambi elementi essenziali dell’ambiente ambidestro dell’azienda. Da notare la loro posizione: schiena contro schiena. Il rispetto per il ruolo e la rilevanza dell’altro è l’elemento chiave che mantiene i due in equilibrio, intenti in due occupazioni diverse. Il rispetto per le componenti opposte e per le diverse funzioni che caratterizzano la divisione dei compiti all’interno di un’azienda è senza dubbio una costante in tutti i casi che abbiamo analizzato.
Secondo aspetto: il momento del cambiamento.
Non è rilevante narrare solamente quanto le aziende hanno saputo fare in termini di nuovi processi, prodotti, o modelli di business: è altrettanto importante focalizzarsi sul momento e sul contesto in cui hanno realizzato tutto ciò. In molti casi si è saputo fare perno sulle difficoltà, in altri sulle opportunità: le aziende hanno saputo organizzarsi per cambiare rotta in maniera molto efficace. Non è banale per un’azienda mettere in discussione le proprie routine organizzative, il proprio «modo di fare le cose», specie se esse sono consolidate e hanno avuto successo in passato. Tutte le aziende di cui abbiamo raccontato insieme ai nostri co-autori si sono trovate ad affrontare determinati momenti in cui è stato necessario fare quadrato per gestire percorsi di cambiamento molto complessi. Nel traguardare l’azienda verso nuovi obiettivi la leadership è riuscita sia a preservare gli elementi di eccellenza che fino a quel momento avevano caratterizzato il proprio business, sia ad adottare delle strategie a forte contenuto di creatività (e di investimenti), che hanno permesso di rafforzare il proprio vantaggio competitivo e allo stesso tempo di cogliere nuove opportunità.
Infine: focus sui risultati.
Un’azienda che sperimenta strade nuove mentre mantiene salde le risorse e le competenze alla base delle proprie attività deve anche essere attenta a rimanere con i piedi per terra: inseguire un pensiero strategico e allo stesso tempo mantenere grande attenzione ai risultati raggiunti. Investire in innovazione vuol dire affrontare sfide dall’esito incerto. Spesso i risultati intermedi non sono in linea con l’obiettivo finale, e spesso i risultati effettivamente conseguiti sono diversi, ma non per questo meno interessanti di quelli che si volevano raggiungere. Solo un’attenta e onesta analisi dello scostamento tra obiettivi e risultati permette all’azienda innovativa di dominare il percorso di cambiamento. Le aziende di cui raccontiamo in questi capitoli si sono dotate di sistemi informativi e di controllo, sistemi di incentivi e stili di leadership che hanno permesso di mantenere il cuore caldo e mente fredda, e sono state in grado di adottare modifiche marginali o sostanziali alle decisioni prese.
La ricerca nel campo del management non si sviluppa solo tramite approcci quantitativi che tentano di sintetizzare e modellizzare la complessità aziendale. Un ricercatore di economia aziendale non può non trascorrere del tempo insieme a manager, imprenditori e innovatori per ascoltarli, capirli e descrivere come e perché certe cose accadono.
In questo libro presentiamo una raccolta di casi che ci permette di dare colore e di sviluppare una narrazione forse meno generalizzabile, ma più attenta al dettaglio del singolo episodio. Narrare lo sviluppo di nuovi processi, prodotti e modelli di business è fondamentale per una vera comprensione della gestione dell’innovazione. Quello che vorremmo trasparisse da queste pagine è il racconto di una pluralità di forme.
Alla fine di questo lavoro ci siamo forse sentiti ancora meno convinti di prima sulle verità assolute che a volte caratterizzano la descrizione del management dell’innovazione. Ai nostri colleghi ricercatori va l’esortazione a mantenersi aperti a osservare molteplici forme e sfumature nelle strategie aziendali e a mettere continuamente in discussione teorie e modelli pre-esistenti. A manager e imprenditori va l’invito a continuare a sperimentare e a raccontare con orgoglio i loro tentativi e i loro successi.
da Il gioco degli opposti. Storie di innovazione italiana, di Alberto Di Minin, Cristina Marullo e Andrea Piccaluga, Egea (2019)