C’è un solo modo per evitare il crollo del governo. Affossare Luigi Di Maio, individuato come il potenziale killer del Conte bis. Ed è esattamente Giuseppe Conte che deve fermare la mano del capo dei grillini. Alla fase delle blandizie e degli accorati appelli da innamorato respinto dunque ora Nicola Zingaretti ha deciso di cambiare passo: vedremo con quali risultati.
Ma da solo il Pd può fare poco o nulla. Di quali armi persuasive dispone? Invece il presidente del Consiglio può e deve tentare di fermare “i matti”, come chiamano al Nazareno i seguaci di Grillo. Per cui l’appello a palazzo Chigi suona come una litania: “Conte, liberaci dal male”.
Comunque è chiaro che siamo come sullo stradone impolverato di Mezzogiorno di fuoco: la sfida del Pd a Di Maio è stata lanciata dal mite Graziano Delrio in versione sceriffo con una vistosa intervista a Repubblica, ma quel che più conta è che dal secondo piano del Nazareno sono partiti segnali chiari al presidente del Consiglio. Deve essere lui a fermare Di Maio. Sull’incredibile querelle sul Mes, innanzitutto. Concretamente, deve essere Conte a costringere il suo ministro degli Esteri a firmare la mozione di maggioranza che verrà votata la settimana prossima in Parlamento e dunque indurre i suoi parlamentari a dire di sì a quella che a tutti gli effetti, per come stanno messe le cose, è una vera e propria mozione di fiducia.
Sul Mes c’è ormai evidentemente poco di discutere, da “migliorare”. Di Maio è a un bivio: o segue Salvini o salva il governo
C’è ormai evidentemente poco di discutere, da “migliorare”. L’accordo è quello, dice Bruxelles. Come aveva sostenuto Gualtieri. Tutti sapevano, ha detto Conte. Per cui Di Maio è a un bivio: o segue Salvini o salva il governo.
E poi c’è il tema della prescrizione, e su questo è Zingaretti stesso che si intesta la battaglia diretta con i grillini. Ma prima di allora c’è da sminare il campo dalla questione Mes. Urgente, urgentissima, ed è per questo che deve personalmente scendere il campo il premier per riportare Di Maio a più miti consigli.
Se viceceversa l’uomo di Pomigliano volesse per davvero mandare all’aria l’esecutivo dovrebbe anche mettere in conto l’ostilità, per non dire la guerra, di Conte contro di lui. La questione è prematura ma c’è chi sta facendo questo ragionamento: se alle elezioni Conte presentasse una sua lista, al M5s potrebbe fare molto male. Per ora, sono solo minacce, parole, suggestioni. Ma il tutto rende l’idea che siamo sul serio davanti a un burrone. Verso il quale spinge il redivivivo Di Battista, evidentemente a caccia di un seggio parlamentare dopo le peripezie fra l’America centrale, la falegnameria di Viterbo e Teheran. Dibba sta “caricando” l’amico Luigi per perché questi rompa con Conte e porti le sue truppe alle urne, comprendendo che più passa il tempo più il Movimento si assottiglia. Come le sardine, quelle vere.