C’è davvero bisogno di un altro premio letterario? Certo che sì. È la risposta di Annamaria Malato, presidente della fiera Più libri più liberi, evento romano della piccola e media editoria, in occasione della presentazione del premio Mastercard Letteratura 2020.
È una nuova iniziativa che vuole unire «bellezza e solidarietà», individuando, secondo il parere inappellabile di una giuria di 16 esperti (tra cui Valeria Parrella, Dacia Maraini, Sandro Veronesi, Marco Lodoli ed Emanuele Trevi), il miglior libro di narrativa dell’anno.
Come spiega Gaetano Carboni, general manager di Mastercard e scrittore (con lo pseudonimo di Sebastiano Nata), «le categorie considerate sono due: quella del miglior scrittore italiano di narrativa (per cui sono previsti cinque finalisti) e quella per la migliore opera prima, destinato cioè agli esordienti (e tre finalisti)».
Gli editori possono iscrivere tutte le opere che ritengono valide, purché stampate tra il marzo 2019 e il gennaio 2020, entro il 10 marzo. I finalisti saranno proclamati il 16 giugno e il 30 dello stesso mese ci sarà il vincitore.
E qui c’è la parte più interessante: chi vince riceverà 10mila euro e, soprattutto, avrà la possibilità di destinarne altri 50mila a una Ong o Onlus di preferenza. Un chiaro segno che va nella direzione dell’impegno, come spiega la filosofa Donatella di Cesare – anche lei nella giuria – «soprattutto dopo «gli ultimi due anni», in cui le Ong sono state «demonizzate e descritte come l’origine di tutti i mali». È un cambiamento che, aggiunge la scrittrice Valeria Parella «va nella stessa direzione indicata da Saviano la scorsa estate, quando chiedeva agli scrittori di mettersi in gioco durante il braccio di ferro sugli sbarchi».
Al miglior esordiente è offerta, invece, in modo automatico, la traduzione in una lingua straniera del suo libro. Un sostegno concreto.
Il fatto che il premio sia consistente è un aspetto positivo. «In Italia», spiega la scrittrice Dacia Maraini, «ci sono più di 5mila premi». In un Paese in cui si legge pochissimo, queste iniziative «permettono di vedere i libri, li fanno circolare». In molti casi però sono gratuiti. Questo no: «Dimostra invece l’impegno. È una cosa importante, sia nei confronti del lavoro dello scrittore che nei confronti della sua possibilità di agire nel mondo civile».
Non solo: «In questa epoca in cui le persone confondono informazione con formazione, questa è una cosa benefica». Se la prima, «dà l’illusione di conoscere», la seconda «invece fa leggere nel profondo la realtà, anche facendo emergere il non-detto, grande impresa per i letterati». E «tutti sanno, come dice Roland Barthes, che “gli scrittori sono quelle persone per cui il linguaggio è un problema”».