Il listoneI 20 dischi più belli del 2019

La nuova Stevie Wonder, l’ex ragazza di plastica, il rocker che fa venire i lucciconi, quelli che je fanno er cucchiaio, le due Billie, la ragazza che tiene in piedi l’industria, tre grandi vecchi e altre meraviglie discografiche uscite quest’anno

Mireya Acierto / GETTY IMAGES NORTH AMERICA / AFP

SOLANGE
When I Get Home
Solange Knowles non è solo la sorella di Beyoncé, è la figlia musicale di Stevie Wonder. Un disco pazzesco, notturno, erotico che mescola soul, jazz, funk, anni settanta, anni ottanta e duemilaventi. In America sono ancora scioccati per il suo mini concerto epico di 9 minuti al Tonight Show di Jimmy Fallon.

 https://www.youtube.com/embed/M4CpXZydD0M/?rel=0&enablejsapi=1&autoplay=0&hl=it-ITLANA DEL REY
Norman F*****g Rockwell
Mi ricordo ancora quando dicevano che Lana Del Rey era una creatura artificiale, una bambola di plastica, un prodotto da laboratorio. I suoi ultimi tre album sono tra le cose migliori prodotte negli Stati Uniti in questi tempi bui. Norman F*****g Rockwell è un capolavoro senza tempo, che va oltre il retro-soul che l’ha resa famosa, è la versione musicale del Grande Romanzo Americano.JOSEPH ARTHUR
Come Back World
Il rock è morto e sepolto, altro che never dies, ma ogni tanto esce un disco che riattiva l’emozione del tempo perduto. Sarà anche un’operazione nostalgica, rivolta agli ok boomer, chissenefrega, ma non è questo il caso: Come Back World è un album che fa venire i lucciconi.

LAMBCHOP
This (Is What I Wanted To)
Da quando Kurt Wagner ha scoperto che la moglie, presidente del Partito democratico del Tennessee, ascolta hip-hop commerciale, anziché divorziare o diventare Repubblicano ha deciso di dare una curvatura elettronica alle sue meravigliose melodie alt-country. Da quel momento la forza tranquilla dei Lambchop si è trasformata in qualcos’altro di difficile definizione. Questo non è il loro disco migliore, ma quando parte Everything For You c’è da perdere la testa. I Lambchop sono la band migliore del mondo per come attaccano i loro pezzi: «Je fanno subito er cucchiajo» è stata la recensione breve di una persona cui li ho fatti sentire per la prima volta.

MICHAEL KIWANUKA
Kiwanuka
Al terzo disco, il cantante inglese Michael Kiwanuka è già un classico, una specie di nuovo Otis Redding (il suo second album, Love & Hate, secondo me è stato il più bel disco del 2016). Diventato famoso perché una sua canzone ha fatto da sigla alla serie Big Little Lies, il suo problema è che ogni brano del nuovo disco è talmente bello che sembra di averlo già sentito in un’altra formidabile serie tv. Chiamalo problema.

BILLIE MARTEN
Feeding Seahorses By Hand
Si chiama Billie, come Eilish, e a un ascolto disattento fa pensare che sia lei. Invece è Billie Marten, diciannovenne, una versione folk jazz di Laura Marling, inglese come Laura Marling. Mice è una delle più belle canzoni dell’anno. Diventerà grande, già lo è.

BILLIE EILISH
When We All Fall Asleep, Where Do We Go?
La diciassettenne che scrive canzoni in cameretta, aiutata dal fratellino, è il fenomeno dell’anno: piace a me, Ok Xer, piace a mia figlia di sette anni, piace a mia nipote di sedici anni, piace a tutti.

GLEN HANSARD
This Wild Willing
Il disco di Glen Hansard non è solo un disco di Glen Hansard, ma parte con un pezzo formidabile a metà strada tra Robbie Robertson e i Sigur Ros. Ho detto tutto.

WILCO
Ode to Joy
L’undicesimo album dei Wilco è un classico album dei Wilco. Necessario, dopo tre album solisti di Jeff Tweedy ovvero «il nostro grande e caustico poeta americano del conforto», secondo la definizione dello scrittore George Saunders.

THE FELICE BROTHERS
Undress
I dischi dei Felice Brothers entrano sempre nelle mie liste, dovrebbero entrare anche nelle vostre.

THE AVETT BROTHERS
Closer Than Together
Dieci anni fa, grazie a Rick Rubin, il gruppo della North Carolina fece un album capolavoro, I and love and you. Siamo sempre lì, con Rubin.

BILL CALLAHAN
Shepherd in a Sheepskin Vest
Al sedicesimo album, i primi undici sotto il nome d’arte di Smog, il nuovo Bill Callahan è il vecchio Bill Callahan. Riflessioni sulla vita familiare e sull’amore di un ormai cinquantatreenne dalla voce che vabbé.

KEVIN MORBY
Oh My God
Ogni anno la funzione shuffle del mio iPhone fa partire le canzoni di un disco di un tizio di cui non so niente che ogni volta mi fanno domandare a Siri, «ehi Siri, who’s playing?». Il tizio di quest’anno è Kevin Morby, un cantautore di Kansas City di 31 anni, dylaniano, con curvature spirituali ma laico. La canzone più bella è No Halo.

AMANDA PALMER
There Will Be No Intermission
Metà diario metà manifesto, il nuovo disco di Amanda Palmer contiene una delle più entusiasmanti canzoni del 2019, The Ride.

ALDOUS HARDING
Designer
Eugenio Montale diceva che non si può essere un grande poeta bulgaro, nel mio piccolo pensavo che non si potesse essere grandi cantautrici neozelandesi. Le canzoni di Aldous Harding mi hanno fatto cambiare idea.

CALEXICO AND IRON & WINE
Years to Burn
Seconda collaborazione tra la band tex-mex e gli eroi dell’indie folk. Nashville che incontra il Texas.

TAYLOR SWIFT
Lover
Taylor Swift è la ragazza geniale che da sola tiene in piedi l’industria discografica. Il nuovo disco è stato lanciato da due canzoni super pop, ma in realtà è il più d’autore della sua carriera, compresa la collaborazione con St.Vincent in Cruel Summer.

NICK CAVE & THE BAD SEEDS
Ghosteen
Il nuovo album di Nick Cave, uno che già di suo non è un zuzzerellone, è di una tristezza sconsiderata perché scritto dopo la morte del figlio, ma è di una bellezza abbacinante.

BRUCE SPRINGSTEEN
Western Stars
Un disco di belle canzoni americane, meno Springsteen del solito, ma bello come al solito.

JOE JACKSON
Fool
Un disco commovente per noi anziani fan di Joe Jackson. Un album di nuove canzoni che compendia sia la carriera rockettara di Look Sharp! sia quella anni Ottanta di Night & Day. Ci si scioglie già al primo brano, Big Black Cloud, e al primo Bigblackclàaa.

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