Ci sarà tempo per analizzare la vittoria di Stefano Bonaccini in Emilia-Romagna e di Jole Santelli in Calabria, l’apporto delle sardine e la tenuta del Partito democratico, ma soprattutto la sconfitta di Matteo Salvini sul referendum autoconvocato contro se stesso.
Ma questa piccola e significativa tornata elettorale ci ha regalato una certezza, una magnifica certezza, già fin dal momento delle prime proiezioni: il cedimento strutturale dei Cinque Stelle, accreditati in entrambe le regioni di percentuali irrisorie di voti.
L’Emilia non è una luogo qualsiasi per il movimento di Casaleggio: al contrario, è il paziente zero del grillismo. A Bologna si è tenuto il primo vaffaday, in regione sono stati eletti i primi portavoce del movimento, e anche il primo sindaco. Qui ci sono stati anche i primi dissidenti e le successive prime purghe. Ora il candidato presidente dei Cinque Stelle ha conquistato intorno al quattro per cento degli elettori votanti, secondo i dati non ancora definitivi, ed era sconosciuto perfino a Danilo Toninelli.
In Calabria la storia è diversa. Il sud è il terreno di coltura dei Cinque Stelle, la platea del reddito di cittadinanza e della rabbia e del risentimento nei confronti di chi ce l’ha fatta. Eppure il candidato grillino, sempre secondo i dati non definitivi, si è fermato intorno al sette per cento, una ventina di punti in meno rispetto a due anni fa.
Luigi Di Maio si è dimesso da capo politico, anzi si è dimesso a metà, lasciando la reggenza a Vito Crimi, senza che il potere nel Movimento sia mai passato di mano, perché era, è, e sarà sempre di Davide Casaleggio, il quale dispone e provvede ed è pronto a ridare legittimità a Di Maio o a qualcun altro attraverso un finto processo democratico gestito da un software proprietario.
Due anni fa, i grillini erano al 32 per cento in Italia, con punte decisamente più alte al sud, alla guida di Roma e di Torino e di altre città meridionali dove alle prossime elezioni ripeteranno le percentuali calabresi se non emiliane. È una bella giornata per la democrazia e per la Repubblica italiana.