Terzo giorno del processo a Trump
Terzo giorno del processo a Trump e ultimo utile ai pubblici ministeri – chiamati manager della Camera – per presentare il loro caso e spiegare perché Trump va rimosso dalla Casa Bianca. Oggi i sette democratici esauriranno le 24 ore a disposizione per presentare le ragioni dell’accusa. Sabato toccherà alla difesa di Trump presentare le sue motivazioni. Anche la difesa avrà a disposizione 24 ore spalmate su tre giorni, ma non è detto che le usi tutte. È anche possibile che la difesa decida di chiedere un rinvio e iniziare la discussione lunedì invece di sabato. I motivi sono puramente televisivi: gli ascolti di sabato sono più bassi e la difesa di Trump si troverebbe svantaggiata da un punto di vista del pubblico televisivo. Quando la difesa avrà esauritole sue 24 ore, ci saranno ancora 16 ore a disposizione dei senatori per fare domande alle due parti.
Come i democratici hanno usato le loro 24 ore
I pubblici ministeri si sono alternati a parlare nelle 24 ore a loro disposizione. Il ruolo del leader, quello che ha parlato più di tutti, è stato ricoperto da Adam Schiff, l’uomo che aveva già guidato l’indagine alla Camera. La sua prestazione, le sue arringhe sempre appassionate, la sua capacità di collegare i punti e presentare un racconto coerente dei tentativi dell’amministrazione Trump di usare il congelamento degli aiuti militari all’Ucraina per ottenere l’apertura di un’indagine nei confronti di Hunter Biden, figlio dell’ex presidente Joe Biden, è stata apprezzata da tutti gli analisti. Schiff non è andato troppo per il sottile e ha ripetuto più e più volte il concetto che sta alla base dell’accusa di abuso di potere, il primo degli articoli di impeachment: Trump ha agito non negli interessi del Paese, ma solo per i suoi interessi politici personali. A un certo punto senza mezzi termini ha detto che l’obiettivo di Trump era imbrogliare alle prossime elezioni: «Questo è un presidente che sente veramente che, ai sensi dell’articolo 2 della Costituzione, può fare tutto ciò che vuole e ciò include la coazione di un alleato per aiutarlo a imbrogliare in una elezione». Schiff ha anche spiegato che il comportamento di Trump è direttamente collegato a non aver subito alcuna conseguenza per aver accolto l’interferenza russa nelle elezioni del 2016: «Non pentito, imperterrito semmai, rafforzato dall’aver scampato le conseguenze dell’aver invitato e usato in modo intenzionale il materiale hackerato dai russi nelle ultime elezioni».
Notizie da dentro l’aula
Il processo è trasmesso indiretta tv da tutti i principali canali di informazione, ma siccome la regia gestita da C-Span stacca poco sui senatori, molte delle informazioni di cosa sta succedendo dentro l’aula e delle reazioni dei senatori vengono dai reporter che stanno seguendo il processo da dentro. In molti, ad esempio, hanno riportato di senatori repubblicani distratti e poco interessati ad ascoltare. L’inviato del Washington Post ha raccontato di una senatrice, la repubblicana Marsha Blackburn, intenta nella lettura di un libro durante i discorsi dei manager della camera. Sempre il WaPo riporta dell’irritazione di un altro repubblicano, Ron Johnson, alla vista di una lettera da lui firmata nel 2016 in cui sosteneva la rimozione di Viktor Shokin, il pubblico ministero che Joe Biden aiutò a far rimuovere, azione che oggi viene considerata corrotta dai repubblicani, mentre nel 2016 la sostenevano. Un altro momento simile c’è stato quando Jerrold Nadler ha mostrato il video di un giovane Lindsey Graham durante il processo Clinton. All’epoca Graham aveva sostenuto in Senato che un presidente per essere rimosso non aveva bisogno di commettere un crimine, ma «è sufficiente che inizi a utilizzare il suo ufficio e agisca in modo da danneggiare le persone». Ovviamente oggi che a processo c’è Trump, Graham sostiene esattamente il contrario. I repubblicani si sono anche molto lamentati del fatto che i democratici stiano usando tutto il tempo a disposizione e che nelle loro argomentazioni ci sono molte ripetizioni. John Barrasso del Wyoming alla Cnn ha detto: «Ogni ora e mezza si ripetono. Oggi sarà una ripetizione di quello che hanno detto ieri».
Lo scambio di testimoni
Nei giorni scorsi era circolata voce di una trattativa tra democratici e repubblicani riguardante uno scambio di testimoni. In cambio di Joe Biden e del figlio Hunter Biden, i repubblicani avrebbero concesso John Bolton, l’ex consigliere per la sicurezza nazionale considerato uno dei testimoni chiave dell’Ucrainagate e che i democratici avevano già chiamato a testimoniare durante la fase di indagine, ma senza successo. Dal Iowa dove si trova per le primarie e dove il tre febbraio ci saranno le prime votazioni, Joe Biden ha fatto sapere che non si presterà ad alcuno scambio. «Stanno cercando di trasformare l’impeachment in una sorta di farsa, in un teatro politico. Non voglio farne parte. Il Senato ha il compito di processare Trump. Io di batterlo».