«Spero che scelgano qualcuno che si occupi a tempo pieno di questa carica tanto importante». Le parole pronunciate da Papa Francesco il 21 dicembre, nell’annunciare le dimissioni di Angelo Sodano da decano del Collegio cardinalizio e la riduzione dell’incarico da mandato a vita a quinquennale, hanno avuto la loro realizzazione meno di un mese dopo.
Il 18 gennaio, infatti, i porporati dell’ordine dei vescovi hanno eletto l’85enne Giovanni Battista Re che, titolare della Chiesa suburbicaria di Sabina-Poggio Mirteto, ha assunto anche il titolo di quella di Ostia secondo quanto disposto nel 1150 da Eugenio III.
Al posto di Re, che fino ad allora è stato vice-decano del Collegio cardinalizio, è stato eletto, il 24 gennaio, il 76enne Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali. La notizia delle due elezioni è stata ufficialmente data il 25 gennaio dopo la conferma da parte di papa Francesco.
Una scelta, quella fatta dai 12 cardinali dell’ordine dei vescovi, che ha puntato su due wojtyliani, entrambi provenienti dal corpo diplomatico e dall’esperienza di sostituti della Segreteria di Stato, eppure nettamente distanti tra di loro.
Il camuno Re, segretario particolare di Benelli sotto Paolo VI, è Sostituto dal 12 dicembre 1989 al 16 settembre 2000, quando Giovanni Paolo II lo nomina prefetto della Congregazione dei Vescovi e, il 21 febbraio 2001, cardinale. Soprannominato Sua Efficienza in Terza Loggia per pragmatismo e capacità risolutorie, fa ombra al segretario di Stato Angelo Sodano, che lo liquida e fa nominare al suo posto una persona di provata fiducia qual è l’argentino Leonardo Sandri.
Ed è questo sodaniano di ferro, che in qualità di sostituto annuncia al mondo il decesso di Giovanni Paolo II il 2 aprile 2005, a scalare indenne, nei successivi due pontificati, i vertici della Curia. Il 9 giugno 2007 è nominato prefetto della Congregazione per le Chiese orientali da Benedetto XVI, che, il 24 novembre successivo, lo crea cardinale. Mantiene il dicastero di Palazzo del Bramante anche con Francesco nonostante nei corridoi vaticani si vociferi insistemente di rapporti non del tutto sereni tra i due argentini. Viene annoverato nell’ordine dei vescovi sulla base del rescritto bergogliano del 26 giugno 2018, che ne estende la composizione al Segretario di Stato e ai titolari delle Congregazioni per l’Evangelizzazione dei Popoli, dei Vescovi e, appunto, delle Chiese Orientali.
Sandri può così partecipare all’elezione del nuovo decano dopo il dimissionamento del suo protettore ed essere eletto, come detto, vice-decano. Si trova così a detenere un ruolo chiave nel Collegio, perché fino al 18 novembre 2023 resta un cardinale elettore. Il che vuol dire che, in caso di morte del papa, sarà di fatto lui a guidare l’eventuale conclave, dal momento che Re ha già superato gli 80 anni da quasi sei anni (ne compirà 86 il 30 gennaio).
Ma il nome di Sandri, come quello di Sodano, è da tempo chiacchierato. E per gli stessi motivi che sembrano aver indotto Francesco ad accettarne le dimissioni e a riformare la carica di decano del Sacro Collegio. Del prefetto della Congregazione delle Chiese Orientali sono infatti noti la vicinanza e l’aperto sostegno, negli anni addietro, ai Legionari di Cristo e al fondatore messicano Marcial Maciel Degollado, che, come rivelato da un recente report curato dalla stessa congregazione religiosa, avrebbe stuprato ben 60 minori tra gli 11 e i 17 anni.
A tal riguardo Sandri è menzionato esplicitamente nel cosiddetto dossier Viganò, dove viene detto: «È noto che Sodano cercò di coprire fino all’ultimo lo scandalo del P. Maciel, rimosse persino il nunzio a Città del Messico Justo Mullor che si rifiutava di essere complice delle sue manovre di copertura di Maciel ed al suo posto nominò Sandri, allora nunzio in Venezuela, ben disposto invece a collaborare».
Ma non solo. Perché Sandri, nominato sostituto della Segreteria di Stato da Giovanni Paolo II il 16 settembre 2000 e rimasto in una tale carica anche sotto Benedetto XVI fino al 10 maggio 2011, è quello che ha curato la supervisione del discorso elogiativo pronunciato da Wojtyla, il 30 novembre 2004, nel corso dell’udienza ai Legionari di Cristo e al connesso Movimento apostolico Regnum Christi. Udienza concessa in occasione del 60° anniversario di ordinazione sacerdotale di Maciel, ricorso il 26 novembre.
In quella giornata il fondatore aveva presieduto una messa di ringraziamento nella basilica di San Paolo fuori le Mura alla presenza del cardinale Angelo Sodano e di numerosi porporati e vescovi della Curia Romana. A leggere il caloroso messaggio augurale di Giovanni Paolo II, datato 24 novembre e preparato anche questo in Segreteria di Stato, proprio l’allora sostituto Leonardo Sandri.
Come se non bastasse, il nome di Sandri ricorre nel citato dossier dell’ex delegato per le Rappresentanze pontificie, Carlo Mario Viganò, quale persona informata degli abusi sessuali commessi su seminaristi maggiorenni e preti commessi dal cardinale Theodore McCarrick. Il quale, come noto, è stato privato della porpora e, successivamente, ridotto allo stato laicale da Francesco il 16 febbraio 2019.
A completare il quadro le numerosissime informazioni di prima mano offerte da Frédéric Martel nel libro-inchiesta Sodoma, in cui si parla di un Leonardo Sandri comprensivo nei confronti di Videla, estimatore dello slogan del regime Dios y Patria, vicino alle correnti cattoliche più conservatrici e fiero oppositore della teologia della liberazione.
“Secondo la testimonianza di un gesuita che era con lui al seminario – scrive Martel – la sua giovinezza è stata tempestosa e la sua “cattiveria” era nota fin dal seminario. Ancora adolescente, ‘ci sorprendeva per il suo desiderio di sedurre intellettualmente i suoi superiori e riferiva loro tutte le voci che giravano sui seminaristi’.
A questo, fa notare il sociologo francese, è da aggiungere una certa mondanità, di cui Sandri ha dato prova in tutte le nunziature in cui è stato inviato. Insomma, se con l’elezione di Re sembra essersi realizzato l’auspicio formulato da Francesco il 21 dicembre scorso, con quella del “nemico” Sandri – come lo chiama Martel – decisamente meno.