Il convegno si chiamava “Le nuove forme dell’antisemitismo”. Organizzatore: Matteo Salvini. Location: sala Zuccari di Palazzo Giustiniani, Senato. Obiettivo: chiarire la posizione della Lega sui crimini antisemiti dopo che il partito, insieme a tutto il centrodestra, si era astenuto dal voto sulla istituzione della cosiddetta Commissione Segre. E la posizione del Carroccio, dopo due ore di interventi e dibattiti, è stata chiara: la conclusione è che l’aumento dei flussi migratori in Europa genera un aumento della presenza di cittadini musulmani, da cui si spiega anche l’impennata degli episodi di antisemitismo nel vecchio continente, in un clima di odio verso lo Stato di Israele generato da una alleanza “rosso-verde” tra la sinistra favorevole alle frontiere aperte e l’Islam. Un solo piccolo accenno all’estrema destra, nessun riferimento a Forza Nuova o a CasaPound.
Assente a convegno, Liliana Segre – sopravvissuta ad Auschwitz e vittima di minacce da parte di estremisti di destra tanto da esser costretta a girare con la scorta – perché già impegnata, ha spiegato, in un fitto calendario di eventi in vista della prossima Giornata della memoria. Ma la senatrice a vita deve aver subodorato il clima del convegno, declinando gentilmente l’invito. «Mi spiace che qualcuno non sia oggi qui perché avremmo dovuto parlare di tutto: è una classica metodologia italiana», ha detto Salvini, che nel convegno si è più volte definito amico di Israele e nemico dell’Iran.
Il primo dei relatori invitati dall’intellighenzia leghista, schierata nelle prime file della sala – dopo un saluto dell’ambasciatore israeliano a Roma Dror Eydar – è stato Dore Gold, già ambasciatore di Israele all’Onu e presidente del think tank Jerusalem Center for Public Affairs. «Nel Regno Unito i crimini antisemiti sono passati dai 500 nel 2013 ai 16mila nel 2018, pari al +300%», ha spiegato. «In Francia, il Paese che ospita la più grande comunità ebraica in Europa, nel 2018 si è registrato un aumento del 74%». Chi sta diffondendo l’antisemitismo in Europa? La risposta di Gold è che «dopo la caduta dell’Unione sovietica sono emerse nuove forme di cooperazione che noi chiamiamo le “alleanze rosso-verdi”: queste collaborazioni forniscono linfa vitale alla diffusione dell’antisemitismo», ha detto, puntando il dito contro le organizzazioni terroristiche «protette da qualcuno» che diffondono idee antisemite in Europa e Stati Uniti.
La stessa equazione è stata usata dal conservatore britannico Douglas Murray, giornalista e autore, tra le altre cose, di The Strange Death of Europe: Immigration, Identity, Islam, un saggio sul “suicidio” dell’Europa, tra multiculturalismo e flussi migratori. «Conosciamo un antisemitismo che arriva da destra più estrema, ma c’è anche un antisemitismo estremo che può provenire da sinistra», ha detto Murray. Secondo il quale esisterebbe una «percezione semplicistica per cui coloro che sono contro l’antisemitismo siano a favore delle frontiere aperte. Ma se essere a favore delle frontiere aperte significa far entrare persone pericolose, siamo molto lontani da questo abbinamento». In Ungheria, ha spiegato, «c’è stato un forte rifiuto dell’immigrazione nel 2015. La Germania invece ha deciso di aprire i confini nel 2015. Non è un caso che a Berlino, e non a Budapest, al capo della comunità ebraica è stato consigliato di rimanere in casa e di non uscire senza scorta. Proprio a causa dell’immigrazione giunta in Germania negli ultimi anni».
È la stessa tesi di Rami Aziz, studioso egiziano cristiano copto dell’Institute for the study of global antisemitism intervenuto nel convegno, secondo il quale l’aumento della migrazione da parte dei Paesi islamici sarebbe la causa della escalation dei crimini antisemiti in Europa. «L’Islam politico e la radicalizzazione portano avanti nuove forme di antisemitismo in Europa», ha detto. Secondo Aziz, che ha mostrato una fotografia di Jeremy Corbin nel corso di una manifestazione del Movimento per la Palestina libera in cui erano presenti anche supporter di Ezbollah, «i gruppi islamici radicali in Europa sono rifocillati dagli arrivi di migranti provenienti da Paesi musulmani». Ecco perché, ha detto, «è necessaria la rieducazione dei nuovi arrivati per far sì che queste persone sappiano come comportarsi in una società moderna. Devono capire che non sono nella Striscia Gaza, in Libia o in Iraq».
A chiudere i lavori Matteo Salvini. «L’antisemitismo della destra neonazista e neofascista o del suprematismo bianco americano ed europeo è nostro nemico così come è nostro nemico l’antisemitismo di sinistra degli islamisti», ha detto il leader della Lega. Ma, ha aggiunto, «ci preoccupa di più l’antisemitismo che viene accolto in alcune istituzioni. L’Unione europea che nega le radici giudaico-cristiane, che etichetta i prodotti israeliani prodotti nei territori contesi, o l’Onu che dedica nel 2018 alla condanna di Israele 27 risoluzioni e una sola sull’Iran, così come Unesco che non riconosce che Gerusalemme ha un retaggio storico ebraico prevalente».
Da qui la richiesta di adottare anche in Italia la definizione di antisemitismo introdotta dall’Ihra, International Holocaust Remembrance Alliance, che allarga il concetto di antisemitismo includendovi anche l’antisionismo, ovvero la contrarietà allo Stato di Israele. «Tutto questo non preclude la libera critica alle politiche di Israele, ma opporsi all’esistenza dello Stato ebraico è antisemitismo», ha detto Salvini. Il leader leghista ha annunciato anche che la Lega presenterà una nuova risoluzione, sul modello di quanto approvato in Austria, in cui si chiede la «messa fuorilegge del movimento anti-israeliano e antisemita per il boicottaggio di Israele. Sono curioso di sapere come voteranno i parlamentari di Pd e Cinque Stelle».