Da quasi un mese ormai la Terra dei fuochi è senza una guida. Il 16 dicembre è scaduto l’incarico dello storico commissario alle bonifiche Mario De Biase, prorogato più volte nel corso degli ultimi dieci anni. E al momento nessuno si è occupato di trovargli un sostituto. «Il 16 ho chiuso l’ufficio, ho consegnato la chiave in portineria e ho spedito un’ordinanza in cui ho comunicato il trasferimento delle competenze al capo di gabinetto della Regione Campania», racconta De Biase. «Da allora nessuno mi ha contattato». Né dal ministero dell’Ambiente, né dalla Regione, né dalla Protezione civile. E tra gli attori in gioco è uno scaricabarile a chi debba occuparsi di trovare una nuova guida per quell’area vasta di Giugliano che qualche anno fa venne definita, forse anche un po’ forzatamente, come un’emergenza nazionale. Ma ora che, tra la burocrazia e lentezze, l’ormai ex commissario ha messo in sicurezza alcune tra le peggiori discariche illegali della Campania, senza una gestione strutturale questi stessi siti rischiano di finire di nuovo nelle mire della criminalità organizzata.
Dal 17 dicembre, intanto, tutto si è fermato. Con la Regione Campania a guida Pd e il ministero dell’Ambiente a guida grillina che si rimbalzano la palla su chi abbia o meno le competenze in merito. In una lotta che è anche politica tra Dem e Cinque Stelle. I due partiti che, se a Roma – seppure tra mille scontri – governano insieme, in Campania invece si mal sopportano, per usare un eufemismo. Il discrimine è capire se, finita la gestione commissariale, si debba prorogare il commissariamento, che è finora riuscito a ottenere buoni risultati, o se si debba passare alla gestione ordinaria delle bonifiche.
Dalla giunta Pd guidata da Vincenzo De Luca fanno sapere che già a novembre 2019 era stata richiesta al governo una norma per garantire il proseguimento della struttura commissariale fino almeno a fine 2020. Un richiesta, che sarebbe stata inviata per tre volte all’indirizzo del ministero dell’Ambiente, senza ricevere risposta. Dal ministero dell’Ambiente guidato dal Cinque Stelle Sergio Costa spiegano invece – legge alla mano – che la nomina del commissario nel 2010 e le numerose proroghe sono avvenute con ordinanze della Protezione civile e quindi della presidenza del Consiglio. Insomma, fanno capire, il ministro dell’Ambiente da solo non ha il potere di prorogare ancora De Biase. Inoltre, si legge in un comunicato, «fin dall’ordinanza di protezione civile numero 425 del 2016 la Regione Campania è indicata come amministrazione competente subentrante al commissario». Non trattandosi di un Sito di interesse nazionale (Sin) – ribadiscono fonti ministeriali – la competenza quindi sarebbe ormai regionale. «Cosa ha fatto la Regione per prepararsi al passaggio di consegne annunciato da almeno quattro anni?», si chiedono.
Nello scontro politico, intanto, nessuno si sta occupando del lavoro già portato a termine per quella che dieci anni fa, tra roghi e rifiuti per strada, sembrava quasi una missione impossibile. Tra le discariche bonificate a rischio, c’è il terreno cosiddetto di San Giuseppiello, di proprietà del pentito di camorra Gaetano Vassallo, che – come lui stesso ha dichiarato – era stato imbottito di rifiuti di ogni tipo. Qui è stato realizzato un progetto in collaborazione con l’Università Federico II di Napoli. E dove prima regnava il percolato ora ci sono circa 20mila pioppi piantati per assorbire i veleni interrati. Ma a poche centinaia di metri da lì, sotto la lente c’è soprattutto la famosa Resit di Giugliano: oltre 62mila metri quadri dove la Camorra ha sversato ogni sorta di rifiuto industriale. L’area è stata ricoperta di alberi ad alto fusto e abbellita pure con un murale di Jorit raffigurante Giancarlo Siani. Ma è proprio la Resit, ora, che secondo il commissario avrebbe bisogno della massima sorveglianza. Soprattutto dopo che nel corso dell’estate per ben tre volte gli uffici commissariali a Giugliano sono stati vandalizzati e incendiati.
«Alla Resit», racconta De Biase, «i lavori sono finiti, anche se bisogna ancora chiedere il collaudo. Ma la cosa più importante è l’affidamento a un gestore, che però al momento non c’è. Bisogna gestire il passaggio dall’Agenzia dei beni confiscati alla Regione e poi affidarla a un terzo. La soluzione che avevamo individuato era l’affidamento al Consorzio unico di bacino». Ma finora nessuno si è fatto avanti. Intorno al fiore all’occhiello delle bonifiche campane è tutto fermo, e gli uffici restano vuoti.
In totale, i fondi stanziati in questi anni per risanare la Terra dei fuochi ammontano a circa 46 milioni di euro. Di questi, il commissario di governo ne ha spesi già circa 19, e altri 27 sono destinati ai cantieri ancora in corso. I lavori da concludere sono ancora tanti. De Biase li elenca uno a uno. C’è il cantiere di ampliamento di Masseria del Pozzo, dove – senza il commissario – ora è venuta a mancare pure la figura che verifichi i protocolli di legalità dei lavori. E poi c’è l’area ex Novambiente, che attende l’approvazione del progetto esecutivo.
Ma la missione più importante da portare a termine, secondo De Biase, è la richiesta di risarcimento avanzata a Vassallo e Chianese, i proprietari delle discariche di Masseria del Pozzo e della Resit, per i soldi che lo Stato ha speso per le bonifiche. L’ex commissario ha già attivato le procedure per la richiesta di riscossione in danno di 1 milione di euro a Vassallo e di 6 milioni e mezzo a Chianese. Sarebbe la prima volta in cui si costringono i Casalesi a pagare i danni che hanno fatto e a risarcire lo Stato per le spese che ha dovuto sostenere. Ma senza nessuno che si occupa del caso, la procedura potrebbe bloccarsi
La domanda è chi ora si occuperà della Terra dei fuochi. «Servirebbe un provvedimento legislativo, come è successo già altre volte, per una ulteriore proroga del commissariamento», spiega lo stesso De Biase. «Altrimenti la Regione dovrebbe occuparsi di affidare la gestione a qualcuno, cosa che finora non è stata fatta». Intanto la Regione accusa il governo di non aver prorogato il commissariamento senza avvertire nessumo. E il governo accusa la Regione di non volersi assumere la responsabilità di fare da sola le bonifiche. Al ministero dell’Ambiente, intanto, assicurano che se ne stanno occupando, ma prima bisognerà trovare una soluzione normativa con la Protezione civile per riavviare il commissariamento e mettere una pezza. Un balletto di responsabilità tutto politico, mentre le bonifiche sbandierate da ogni parte politica sono tutt’altro che concluse.