Questa sera, alle 7 di sera locali, alle due del mattino di domani in Italia, si apre in Iowa, nel Midwest degli Stati Uniti, il grande circo elettorale americano. Come da tradizione, dal 1972, si comincia con i caucus in Iowa e si prosegue l’11 febbraio con le primarie in New Hampshire. Nelle settimane successive si voterà in tutti gli altri stati dell’Unione, con il famigerato Super Tuesday del 3 marzo quando voteranno 14 Stati, tra cui California e Texas. Le ragioni per cui il ciclo elettorale presidenziale comincia sempre da questi due Stati piccoli, marginali e poco popolosi sono principalmente politiche e, curiosamente, sono anche codificate nelle leggi dei due Stati.
Iowa e New Hampshire sono due “swing states”, due Stati che per tradizione e composizione dell’elettorato oscillano tra una maggioranza democratica e una repubblicana, e per questo sono molto interessanti da monitorare per capire la direzione politica che sta prendendo il Paese. Per numero di abitanti (l’Iowa) e spazio geografico (il New Hampshire) sono inoltre due Stati dove è ancora possibile incontrare gli elettori porta a porta e testare le capacità politiche minime dei candidati, consentendo in questa fase anche l’accesso a politici minori che in altri Stati molto più grandi non avrebbero i fondi e i mezzi per competere.
Ma c’è anche una ragione legale e semantica per cui ogni quattro anni si vota regolarmente prima in Iowa e poi in New Hampshire: il New Hampshire ha una legge locale che obbliga a tenere le primarie presidenziali almeno sette giorni prima di quelle di qualsiasi altro Stato; l’Iowa, invece, ha una sua legge che stabilisce che i suoi caucus si tengono prima delle primarie del New Hampshire. Così ogni quattro anni, quando si apre il ciclo presidenziale, i due Stati aspettano che gli altri Stati, e i partiti, decidano quando votare per fissare la data delle elezioni.
Ma, appunto, che cosa diavolo sono i caucus, e in che cosa si differenziano dalle primarie? Le primarie sono elezioni normali, con una data di convocazione, le urne, lo scrutinio e tutto il resto. Il caucus, invece, è una riunione di quartiere che si tiene in meno di duemila punti in tutto l’Iowa, e anche in qualche altro Stato, prevalentemente scuole, biblioteche, auditorium. Ma anche chiese, caserme dei pompieri e negozi o aziende private.
La parola caucus proviene da un termine indiano della tribù Algoquin, che significa “consiglio di leader tribali”, ma altri storici sostengono che l’origine sia latina. Le procedure sono diverse a seconda dei partiti. I repubblicani dell’Iowa votano per alzata di mano o consegnando un foglietto con la loro preferenza al capo-riunione, ma quest’anno per il partito di Donald Trump sono solo una formalità. I democratici votano in modo differente. Alle sette di sera di ogni caucus democratico, i rappresentanti del partito chiudono le porte e invitano i militanti a dichiarare quale candidato preferiscono. Tra i democratici non c’è un voto, piuttosto si formano fisicamente i gruppi di sostenitori di uno o dell’altro concorrente (gli elettori di Joe Biden nell’angolo a destra, quelli di Bernie Sanders sul fronte opposto e così via come si è visto molte volte nelle serie tv di questi anni, da West Wing a Scandal fino a The Good Wife). I militanti favorevoli a un candidato che nei singoli caucus non raggiunge il 15 per cento dei partecipanti devono sceglierne un altro tra quelli che hanno superato il 15 per cento. E alla fine si fanno i conti.
L’ultimo e solitamente attendibile sondaggio prima del caucus, organizzato dal Des Moines Register, non è stato reso pubblico per alcuni errori durante il rilevamento dell’opinione degli elettori. Nei precedenti sondaggi si sono alternati in testa Joe Biden, Bernie Sanders, Pete Buttigieg e Elizabeth Warren.
(Questo articolo è una versione aggiornata all’edizione 2020 di ciò che scrivo a ogni avvio di campagna elettorale presidenziale americana)