Il come. Soltanto il come. L’unica cosa che conta è il come uscire dall’emergenza coronavirus, come pianificare la ripartenza post pandemica, come riorganizzare la vita sociale, come riaprire le città, le metropolitane, gli aeroporti, le fabbriche, i negozi, gli studi professionali e gli uffici pubblici in modo sicuro per gli impiegati e per i clienti. Tutto il resto è chiacchiera, compreso l’accapigliarsi sul quando uscire.
Ne abbiamo scritto ieri, citando lo studio di Richard Florida della Brookings Institution: serve un progetto per la ripartenza, un tavolo per la ripresa, un master plan per la nuova società contactless, un piano che riscriva le regole dello stare insieme, del viaggiare, del lavorare, un progetto dettagliato che prescriva come risistemare gli hub dei trasporti, i cicli produttivi, le file davanti ai supermercati, le passeggiate sui marciapiedi, le corsette al parco, il modo di andare allo stadio, a teatro, al cinema.
La brutta notizia è che non siamo preparati alla nuova normalità imposta dal virus. La corona economy sarà una rivoluzione epocale, ancora più della 9/11 economy. Eppure non ci ha ancora pensato nessuno, non è materia di dibattito politico o giornalistico, sembra che a un mese dal primo lockdown nessuno si sia ancora posto il problema. Il governo non dice niente, nemmeno su Facebook. Gli imprenditori e i sindacati sono afoni. Non c’è nulla. Ed è sconcertante.
I politici sono assenti, figuriamoci. I babbei propongono di ridurre lo stipendio dei parlamentari. Salvini non sa distinguere una pasta alla norma da un piatto di malloreddus e saluta romanamente il colpo di stato dell’amico Orbàn. I post fascisti originali ammainano la bandiera europea. Grillo pensa al reddito di cittadinanza anche per sé stesso. Il Partito democratico nessuno sa dove sia finito, se non in quarantena dalla realtà.
Matteo Renzi e Beppe Sala, ciascuno a modo proprio, il primo da politico e il secondo da manager, sono gli unici a essersi posti il problema della ripartenza, ma sono stati accolti dal solito coro con disprezzo oppure contestandogli certi post su Instagram. Carlo Calenda fa organigrammi per la ripresa (e non smette di polemizzare via Twitter). I radicali provano a far ragionare sull’Europa. Mario Draghi è l’unico che metterebbe d’accordo i pochi che hanno idee per ripartire e per non sprofondare. Ma nessuno di loro ha in mano il pallino del gioco. Chi ha in mano il pallino del gioco è inadeguato a gestire un condominio, figuriamoci la pandemia e la ripartenza.
Palazzo Chigi è dannoso per il paese, il suo portavoce dà interviste al Corriere su quanto è bravo il portavoce del premier, mentre Conte rifiuta di usare i miliardi messi a disposizione dal Mes, nome in codice “fondo salva stati” perché, guarda un po’, ha esattamente il compito di salvare gli Stati, come ha salvato la Spagna negli anni scorsi. Eppure no, Conte ha detto di no, non si capisce per quale ragione anche se sarà certamente virale nella fogna dei social e associati. Salvini e Meloni non si fermano e puntano dritti al fallimento dell’Italia e degli italiani, impegnati come sono a convincere gli stati europei, non l’Europa, a non fare affidamento su certi peracottari che lamentano gli atteggiamenti sovranisti di Olanda e Germania e Austria nonostante da anni professino esattamente la stessa cosa: prima gli italiani e altre stravaganze.
Progettare come uscire dal lockdown, dunque. Per essere pronti una volta che sarà superata l’emergenza sanitaria a riprendere gradualmente le attività produttive e ad aiutare le famiglie e le aziende che hanno perso reddito e fatturato.
C’è un solo modo per farlo: credito a tasso zero pari alla perdita degli incassi, garantito dallo Stato perché come ha insegnato un grande italiano sconosciuto agli Italiani, quell’Amedeo Peter Giannini che da un negozio di ortofrutta nel quartiere più povero di San Francisco all’inizio del secolo scorso ha costruito la più grande banca americana, la Bank of America, i soldi si prestano innanzitutto a chi non li ha. E anche a chi progetta e realizza grandi infrastrutture strategiche, la sua era il Golden Gate, grazie alle quali si modernizza il paese e si dà un lavoro e uno stipendio a chi ha contratto il debito.