Il cinque marzo, quattro giorni prima che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte mettesse l’Italia in quarantena, ma con già la crisi coronavirus esplosa in tutta la sua potenza, Rai Uno ha mandato in onda in prima serata Pretty Woman. Era la ventottesima replica televisiva: considerato che il film uscì negli Usa il 23 marzo 1990 significa che da allora è andato in onda quasi ogni anno. Lo scorso cinque marzo, con l’Italia già sotto shock, il film con Julia Robert e Richard Gere ha di nuovo vinto la gara degli ascolti con quasi quattro milioni di spettatori (cifra esatta: 3.806.000) pari al 15.7% di share. Chi Vuol essere Milionario? su Canale 5 di spettatori ne ha fatti 2.013.000 spettatori, il 10.3% di share.
Pretty Woman è il film simbolo di quella categoria chiamata comfort movie ovvero film che funzionano in periodi di stress non come novità, ma proprio per il contrario, per quella sensazione di calore e familiarità che ci dà il fatto di averli già visti decine di volte. Come il polpettone di mamma o la torta di mele di nonna funzionano perché trasmettono il benessere dell’abitudine. Nessuna sorpresa, nessun colpo di scena, non è questo di cui abbiamo bisogno. Di solito sono film degli anni Novanta e non è un caso che quella sia stata l’epoca d’oro delle commedie romantiche, leggere ma per nulla sciocche.
Il comfort movie per definizione deve farci sorridere e piangere, piangere e sorridere, risvegliare emozioni tiepide, trasportarci per l’ennesima volta dentro a una storia di cui conosciamo tutto e alla quale possiamo abbandonarci senza paura perché sappiamo anche già il tipo di emozioni che ci susciterà. Ecco quindi di seguito una lista di dieci migliori comfort film. E siccome le liste sono sempre soggettive, eccone anche altre alternative, da BuzzFeed a IndieWire passando per quella del Guardian.
- C’è posta per te (1998) di Nora Ephron con Tom Hanks e Meg Ryan (probabilmente qualunque cosa con Tom Hanks funziona come comfort)
- Notting Hill (1999) di Roger Mitchell con Hugh Grant e Julia Roberts (sono solo una ragazza di fronte a un ragazzo e gli sta chiedendo di… lavarsi le mani con l’Amuchina!)
- Harry ti presento Sally (1989) di Rob Reiner con Billy Cristal e Meg Ryan (e non c’è neanche bisogno di spiegazione)
- The Notebook (2004) di Nick Cassavetes con Rayn Gosling e Rachel McAdams (il Love Story della generazione di Millenial)
- Ovosodo (1997) di Paolo Virzì con Marco Ciocci e Claudia Pandolfi (per Virzì è come per Crowe: tutti i suoi film sono comfort food)
- Anna e le sue sorelle (1986) di Woody Allen con Michael Caine, Mia Farrow, Barbara Hershey (nessuno, neanche la pioggia ha così piccole mani)
- Le relazioni pericolose (1988) di Stephen Frears con John Malkovich, Glenn Close (perché è un film dove tutto è perfetto, persino la crudeltà)
- Almost Famous (2000) di Cameron Crowe con Patrick Fugit, Kate Hudson, Billy Cudrup (praticamente tutta la filmografia di Cameron Crowe è un gigantesco, unico comfort movie)
- Dirty Dancing (1987) di Emile Ardolino con Patrick Swayze e Jennifer Grey (lo scorso gennaio su Italia 1 ha fatto il 7.8% di share, con più di 1.7 milioni di spettatori)
- Colazione da Tiffany (1961) di Blake Edwards con Audrey Hepburn e George Peppard (la scena in cui Audrey canta Moon River dalle scale anti incendio, una premonizione, forse?)
Altri in ordine sparso oltre al già citato Pretty Woman: Titanic, Via col vento, La finestra sul cortile, L’amore non va in vacanza, L’ultimo bacio, Manhattan, Io e Annie.