Michele Emiliano, presidente della Puglia, ringrazia il patriarca di tutte le Russie Kirill per gli aiuti sanitari inviati. Sventola davanti alla telecamera una lettera del capo religioso e ne legge commosso dei brani, con sullo sfondo un’icona – che il governatore chiama un po’ irrispettosamente soltanto «quadro» – di san Nicola che assomiglia stranamente allo stesso Emiliano.
E dice, apertamente e candidamente, che questi aiuti – 8 tonnellate di mascherine, termometri, camici, disinfettanti e occhiali, secondo la lista resa pubblica dalla Protezione Civile pugliese – sono arrivati su richiesta esplicita del governatore. Cioè, non sono stati una gentile offerta difficile da rifiutare, ma sono la risposta a una supplica inoltrata a Mosca da Emiliano il 28 marzo.
“Dalla Russia con amore”, il tour promozionale dei camion militari russi per l’Italia del mese scorso ha sortito effetto, e secondo l’ambasciatore russo in Italia Serghey Razov, «la notizia dell’eroico lavoro dei nostri militari si è diffusa in tutta Italia… i presidenti di altre regioni stanno già facendo richieste ufficiali per inviare truppe russe per svolgere lavori sul loro territorio. Tali richieste sono state ricevute dai governatori di Piemonte, Puglia e Friuli-Venezia Giulia. Stiamo parlando di una diffusione a livello nazionale», sono le sue parole riportate da diverse agenzie russe.
L’assessore della regione Piemonte Marco Gabusi (Forza Italia) conferma di aver chiesto per conto del governatore Alberto Cirio, su proposta del capogruppo in regione di Fratelli d’Italia Maurizio Marrone, l’invio delle squadre di medici militari russi impegnate a Bergamo per la disinfezione delle RSA piemontesi.
Cioè, chiede di spostare in Piemonte i militari già presenti in territorio lombardo per la missione di aiuti concordata con il governo Conte, e lo chiede alla Protezione Civile nazionale a Roma: «Sebbene abbiamo avviato simili operazioni di disinfezione con l’esercito italiano, saremmo orgogliosi di ricevere aiuto russo e abbiamo ancora bisogno di un contingente di russi con questi servizi igienico-sanitari per disinfettare le case di riposo, quindi gli accoglieremmo a braccia aperte», ha detto a Sputnik Italia.
Se quella del Piemonte è una richiesta d’assistenza di una regione in difficoltà, e svolta nell’ambito delle istituzioni italiane, l’uscita di Emiliano in compagnia di san Nicola sembra invece una performance a beneficio della propaganda russa. Anche perché non chiede aiuto nemmeno allo Stato russo, ma al capo di una Chiesa straniera, che non è nemmeno in ottimi rapporti con il Vaticano.
Secondo fonti russe, gli aiuti, arrivati con un Tir dalla Svizzera, sono stati acquistati in Cina da un gruppo di non meglio precisati imprenditori russi con residenza elvetica. Agli ospedali russi – dove i medici si stanno buttando dalle finestre per la disperazione, come ha fatto la primaria della clinica per veterani di Krasnojarsk, adibita ai malati di Covid senza attrezzature e dispositivi di sicurezza – il Patriarcato di Mosca ha offerto soltanto un giro del raccordo anulare di Mosca con un’icona della Madre di dio caricata sulla sua Mercedes accompagnata da una nutrita scorta.
A Krasnodar l’assessora alla Sanità ha proposto alle infermiere di cucirsi mascherine e sovrascarpe con la garza, «tanto non fanno niente tutto il giorno». Nelle repubbliche di Komi e Bashkiria gli ospedali sono diventati focolai di virus, i medici contagiati sono centinaia, e le notizie di aiuti e dispositivi di protezione inviati in nome di campagne di immagine in Italia o negli Stati Uniti suscitano solo rabbia.
Sarà anche che «la Puglia e la Russia sono unite da un particolare legame spirituale», ma la richiesta di aiuti a Mosca da parte di un governatore del Pd appare un po’ fuori dall’ordinario, soprattutto dopo le polemiche sulla missione pesantemente militarizzata di aiuti russi inviati da Vladimir Putin (su richiesta del premier Conte, come non mancano di precisare le autorità di Mosca).
La Puglia non ha la giustificazione della disperazione di Bergamo di un mese fa, e anche se avesse bisogno di aiuti – come tutti, del resto, in questa emergenza – chiederli al capo religioso di un Paese non esattamente alleato dell’Italia è perlomeno stravagante.
E permette al capo della diplomazia russa Sergey Lavrov di dire sprezzante che gli altri Paesi europei non vedrebbero l’ora di richiedere a Mosca la stessa assistenza fornita all’Italia, ma ciò gli viene «impedito da amici superiori», un’allusione esplicita a Bruxelles e Washington. Vendersi in cambio di una cassa di mascherine: ma con tutti questi sovranisti in giro, nessuno che abbia un sussulto di orgoglio nazionale?