Il sindaco di Milano Beppe Sala interviene su Facebook il giorno dopo l’annuncio della Regione Lombardia di voler chiedere al governo di dare il via libera alle attività produttive dal 4 maggio.
«La Lombardia guarda avanti e progetta la “nuova normalità” all’insegna della prevenzione, della cura e della programmazione», si legge in una nota del 15 aprile. «Dal 4 maggio, la Regione chiederà al governo di dare il via libera alle attività produttive nel rispetto delle “Quattro D”: Distanza (un metro di sicurezza tra le persone), Dispositivi (ovvero obbligo di mascherina per tutti), Digitalizzazione (obbligo di smart working per le attività che lo possono prevedere) e Diagnosi (dal 21 aprile inizieranno i test sierologici grazie agli studi in collaborazione con il San Matteo di Pavia)».
Il sindaco racconta che solo la scorsa settimana il Pirellone gli aveva chiesto se fosse ipotizzabile una ulteriore stretta a Milano. Ricorda l’allarme lanciato lunedì dalla Regione sui casi di contagio in salita nella città. E infine la decisione regionale, davanti alla riaperture delle librerie decisa dal governo, di tenerle invece chiuse in Lombardia. E poi, all’improvviso, l’annuncio di voler riaprire il 4 maggio. Cosa è successo? «La mia idea», dice Sala, «è che ieri mattina Salvini ha detto “gli italiani sono stufi di stare in casa, riapriamo” e regione Lombardia ha eseguito».
«Io non sono contrario in principio a ipotizzare riaperture graduali, ma bisogna pianificarle». spiega il sindaco. «Ho passato la mia vita a costruire le cose che ho fatto più o meno bene pianificando e non me la sono mai cavata con slogan. Le “Quattro D” sono uno slogan».
E poi pone quattro domande per ciascuna delle “Quattro D”. La prima, sulla distanza: «Come faremo con Atm o Trenord a garantire la distanza per i passeggeri?». La seconda, sui dispositivi: «Le mascherine verranno fornite oppure come da ordinanza precedente direte che vanno bene pure i foulard e le sciarpe? Guardate che comincia a fare caldo». La terza, sulla digitalizzazione: «Sullo smart workin: è stato fatto un tavolo con le associazioni degli imprenditori per capire chi sta a casa e chi va al lavoro?». La quarta, sulle diagnosi, ossia i test sierologici che danno la patente di immunità: «Le altre regioni sono partite, la Lombardia no. Avete annunciato che dal 21 aprile comincerete in altre province e non a Milano. Quanti milanesi potranno usufruire del test prima di tornare al lavoro entro il 4 maggio?».
Ora si attendono le risposte