Il virus non è un brutto sognoSiamo stati colti di sorpresa, nonostante Camus ci avesse avvertito

Nella Peste, lo scrittore spiegava che l’incertezza dell’uomo di fronte ai primi segni della pestilenza era giustificata dal fatto che difficilmente si crede ai flagelli quando ti piombano sulla testa. Abbiamo fatto lo stesso errore

Sto/Afp

Camus, nella “Peste”, spiega che l’incertezza del dottor Rieux di fronte ai primi segni della pestilenza può essere giustificata: «I flagelli, invero, sono una cosa comune, ma si crede difficilmente ai flagelli quando ti piombano sulla testa. Nel mondo ci sono state, in egual numero, pestilenze e guerre; e tuttavia pestilenze e guerre colgono gli uomini sempre impreparati. Il dottor Rieux era impreparato, come lo erano i nostri concittadini, e in tal modo vanno intese le sue esitazioni. In tal modo va inteso anche com’egli sia stato diviso tra l’inquietudine e la speranza. Quando scoppia una guerra, la gente dice: “Non durerà, è cosa troppo stupida”. E non vi è dubbio che una guerra sia davvero troppo stupida, ma questo non le impedisce di durare. La stupidaggine insiste sempre, ce se n’accorgerebbe se non si pensasse sempre a se stessi. I nostri concittadini, al riguardo, erano come tutti quanti, pensavano a se stessi. In altre parole, erano degli umanisti: non credevano ai flagelli. Il flagello non è commisurato all’uomo, ci si dice quindi che il flagello è irreale, è un brutto sogno che passerà. Ma non passa sempre, e di cattivo sogno in cattivo sogno sono gli uomini che passano, e gli umanisti, in primo luogo, in quanto non hanno preso le loro precauzioni».

Questo dice Camus. Mi ha scoperto. Il coronavirus non appariva degno della mia attenzione – almeno non come i terroristi e i pazzi fanatici. Un virus non può essere un grande problema! E invece si è rivelato essere un problema ben più serio di terroristi e fanatici.

(Questo articolo è stato pubblicato in inglese su Tablet)

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