Silenzi spezzatiIl canto di un uccello nella città desolata

Un cinguettio svetta tra le strade di una metropoli irriconoscibile: ennesimo effetto di un mondo bloccato d’improvviso, dove il suono indifferente degli animali torna a imporsi dopo secoli di rumore

TIMOTHY A. CLARY / AFP
TIMOTHY A. CLARY / AFP

È strano notare quanto sia piacevole il canto di un uccellino, là da qualche parte sopra l’ampio viale. Certo, non so che tipo di uccello sia: sono un uomo di città, come potrei saperlo? Direi però che si tratta di un uccello dallo stile lirico, con una solida proiezione vocale e un vibrato pieno di ornamenti.

Soprattutto è inquietante notare quanto sia vivido, questo cinguettio, a confronto del quasi silenzio delle strade. Non forte come un clacson – ma tutto sommato, visto che anche i colpi di clacson sono una cosa del passato, è un cinguettio che potrebbe essere forte allo stesso modo.

Mi pongo allora qualche domanda su di lui. Me lo immagino come un esemplare maschio. Mi chiedo cosa pensi della sua stessa voce, all’improvviso diventata così potente. E cosa sta dicendo? Sta forse chiamando la sua compagna, l’esemplare femmina? O sta parlando di morte e di eternità, come nella poesia di Whitman? Forse, sta soltanto provando a vedere quanto acuto può diventare il suo tremolo? E si rende conto che, a causa dell’improvvisa scomparsa di tutti gli altri rumori concorrenti, il suo canto potrebbe essere il suono più imponente mai emesso da un uccello di città in centinaia di anni? Questo forse lo riempie di gioia? O di terrore?

(Articolo pubblicato in inglese su Tablet)