In attesa del ritorno agli allenamenti e alla normalità, il Napoli ha deciso di mettere in cassa integrazione quindici dipendenti del settore amministrativo. La società di De Laurentiis, alle prese anche con la contrattazione con i calciatori per eventuali tagli dell’ingaggio per il periodo di stop per il Covid-19, ha deciso di congelare la posizione di quei dipendenti privi di incarico anche in caso di smart working.
La cassa integrazione, all’80 per cento dello stipendio, durerà fino al giorno della ripresa degli allenamenti, ritenuto dal club il giorno della ripartenza. Le prime mosse fatte da Aurelio De Laurentiis sono dettate anche dalle eventuali perdite che subirà il club azzurro, per adesso quantificabili solo in modo approssimativo, proprio perché non ci sono ancora certezze né sulla ripresa del campionato, né su quella di Champions League e Coppa Italia.
Per gli stipendi dei calciatori, il presidente del Napoli, nonostante il via libera dato alle società dall’Assemblea di Lega della Serie A, ha scelto di non accelerare le trattative. De Laurentiis dovrà trovare un accordo con Insigne e compagni, escludendo di conseguenza decisioni unilaterali da parte delle società. Cosa non del tutto scontata visti i recenti attriti e le conseguenze economiche imposte per l’ammutinamento dello scorso 5 novembre. Il rapporto di fiducia non c’è. Sono passati più di cinque mesi e la questione delle multe comminate dal Napoli ai giocatori continua a essere un tasto dolente nello spogliatoio, anche se il procedimento in Tribunale è fermo da un pezzo.
Le ipotesi della società partenopea potrebbero essere di un taglio su due mensilità in caso di ripresa del campionato o di quattro in caso di stop definitivo della stagione. Il lavoro continua, invece, per una parte dei dipendenti del Napoli e per chi si occupa della manutenzione dei campi di allenamento di Castel Volturno, operati però in appalto da ditte esterne.