Viva il teatroBasta dividerci su giovani e vecchi, l’arte non ha età

Andrée Ruth Shammah risponde all’articolo di Annalisa De Simone pubblicato da Linkiesta e ricorda che senza i ”grandi vecchi” non ci sarebbero nuovi talenti da lanciare, ma soprattutto che di questi tempi forse è meglio distinguere tra competenti e incompetenti

Pixabay

Che dispiacere leggere su questo giornale che amo particolarmente, in un periodo in cui sembra che il mondo sia davvero sotto sopra, che quello che interessa a Annalisa De Simone della lettera scritta da Piero Maccarinelli alla direzione Rai sia controllare quanti sono i giovani tra i mille firmatari, per sviluppare, in un contesto dove non c’entra assolutamente niente, il rivoluzionario e originalissimo concetto che senza una maggioranza di giovani tra le firme, qualsiasi ragionamento diventa obsoleto, senza visione del futuro, colpevole!, insomma quel tipico incalzare che fa credere a chi pronuncia questi concetti di essere un intellettuale grintoso, coraggioso e temibile.

A parte il dettaglio che tra i firmatari ci sono tutte quelle persone senza le quali nessun giovane si sarebbe potuto esprimere mai, perché sono alcune delle persone che più di tutte hanno usato le posizioni raggiunte per promuovere drammaturgie, regie, interpretazioni di giovani, anche giovanissimi – e non vorrei qui elencare lo spazio dato ai giovani dalla sottoscritta e da chi la lettera l’ha pensata e proposta, ma a parte questo, che non è un dettaglio, non è certo questo che mi spinge a scrivere questa nota – un pensiero mi è venuto pensando a quello che sta succedendo a tutti noi “diversamente giovani” e mi fa piacere condividerlo con i lettori de Linkiesta.

Di colpo siamo diventati cosi fragili che nessuno vuol più vederci in giro e senza lasciarci decidere da soli – noi che, per età, dovremmo non essere considerati degli sprovveduti, dovremo seguire le indicazioni di un decreto governativo per sapere se uscire o no dalle nostre abitazioni, dopo che saranno autorizzati a tornare al lavoro le cittadine e i cittadini della popolazione “normale”!

Ebbene in questo contesto penso che sarebbe stato più interessante e più originale verificare se mancavano all’appello i grandi vecchi del teatro, del cinema, della danza o della musica. Rovesciamo il nostro modo di guardare la realtà e ricordiamo il brivido che percorreva la sala quando sul palco appariva il grande Edoardo de Filippo molto in là con gli anni o Giorgio Albertazzi o… o… e quando entra in mezzo ai suoi musicisti il direttore d’orchestra che magari traballa camminando, ma che appena alza il braccio per dirigere, una energia sapiente e unica tiene insieme tutta una orchestra e l’emozione che ci comunica seguire la musica trasportati dal suo gesto non paragonabile a nessuna altra occasione.

Insomma mi sembra straordinario che l’arte, la poesia, la scrittura, il teatro non abbiano età e che forse è venuto il momento di dividere il mondo tra cretini o incompetenti e chi non lo è. Ma, per favore, basta con questa storia di dividere le persone in fasce di età. E viva il teatro!

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