Tutti gli italiani aspettano l’esito del Consiglio europeo per capire come salverà l’eurozona, anche se non hanno ben chiaro cosa sia questo organo europeo. Spesso è confuso col Consiglio dell’Unione, l’istituzione che riunisce di volta in volta i ministri dei 27 Stati membri in base al dossier da affrontare, o il Consiglio d’Europa, che con l’Unione non c’entra proprio niente. Partiamo dalle basi: il Consiglio europeo è la riunione dei 27 capi di Stato e di governo dei Paesi membri. Perché questa distinzione? Varia in base al Paese. Per esempio la Francia manda il suo capo di Stato: Emmanuel Macron, mentre l’Italia manda il suo presidente del Consiglio, il nostro, Giuseppe Conte.
In tempi normali i 27 leader Ue si riuniscono di solito quattro volte all’anno. In tempi straordinari, come questo, si riuniscono ogni volta che c’è bisogno in videoconferenza. Alla riunione partecipa anche la presidente della Commissione europea, Ursula Von Der Leyen, ma non può votare. Alcune volte vengono invitate altre personalità per dei brevi discorsi, come il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli.
Chi decide di convocare il Consiglio europeo? Il suo presidente: il belga Charles Michel. La carica di solito dura due anni e mezzo e spesso si sceglie un ex capo di Stato o di governo perché capisce le esigenze dei leader e sa come mediare. Non a caso Michel è stato premier del Belgio. Il mandato del presidente europeo dura due anni e mezzo ed è rinnovabile solo una volta. Quello del presidente è un ruolo permanente solo dal 2009: prima era a rotazione tra i capi di stato o di governo degli stati membri. Non è solo un maestro di cerimonie: il presidente del Consiglio europeo rappresenta l’Unione negli eventi internazionali.
Ecco che già salta fuori la prima, cruciale funzione del Consiglio Europeo: le nomine. Oltre a decidere la sua guida, i membri del Consiglio si accordano sulle cariche delle altre istituzioni, come il presidente della Banca Centrale Europea, oggi Christine Lagarde, e quello della Commissione. Ma nel corso della spartizione delle cariche scelgono anche il presidente del Parlamento europeo. Però gli europarlamentari possono dire la loro confermando la nomina del presidente dell’Eurocamera e della presidente della Commissione.
Insomma, è come se il Consiglio decidesse l’assetto dell’Unione Europea in tutto e per tutto: anche se poi gli organi hanno la loro autonomia (soprattutto la Banca centrale europea, praticamente tutti i capi delle istituzioni vengono decisi dai vertici dei paesi.
Il Consiglio europeo oggi si occupa sostanzialmente di due aspetti decisivi dell’Unione: la politica estera e di difesa che stabilire la linea e l’agenda politica dell’Unione. In altre parole, in caso di crisi — come siamo oggi — sono i capi di stato a decidere come affrontarla e quali strumenti usare. I 27 leader non possono creare delle leggi, ma possono chiedere alla Commissione di presentare una proposta di legge o al Consiglio dei Ministri di occuparsene direttamente. È per questo ci sono gli occhi puntati sull’incontro che si terrà il 23 aprile alle 15: il Consiglio dovrà decidere attraverso quali misure procedere per far fronte all’emergenza (no, le decisioni che sono state prese finora sul Sure, la Bei e il Mes le ha prese qualcun altro, l’Eurogruppo).
E dire che quando fu istituito nel 1974 inizialmente era previsto che fosse solo un raduno informale. Ma già nel 1985 il Consiglio europeo prese una decisione fondamentale per l’evoluzione dell’Unione, dando il via al processo di adozione dell’Atto Unico Europeo (Aue): con quel documento, gli stati membri si impegnavano a creare entro il 31 dicembre 1992 il mercato unico delle merci, delle persone, dei servizi e dei capitali.
Non c’è nulla di più noioso della frase Atto unico europeo, lo sappiamo, ma è stato un momento storico decisivo: c’era una dura recessione economica cominciata negli anni Settanta, dovuta alla crisi petrolifera. L’inflazione, poi, era ancora altissima: in Italia, ad esempio, all’inizio del decennio era ancora attorno al 15 per cento e scese sotto il 5% praticamente solo dopo la creazione del mercato unico. L’Atto Unico ha fornito una base giuridica al Consiglio Europeo, che è diventato un organo formale dell’Unione con il trattato di Lisbona del 2007.
Il Consiglio Europeo si è anche occupato di altre decisioni cruciali per l’Unione: nel 2012 ha approvato il cosiddetto Fiscal Compact (il nome completo sarebbe Trattato sulla stabilità, coordinamento e governance nell’unione economica e monetaria) e cioè un inasprimento delle regole sul bilancio dei paesi membri sancite dal Trattato di Maastricht (1991) e contro le quali in Italia si scatena il solito polverone in occasione delle manovre di bilancio. Il Consiglio, poi, ha anche gestito la questione Brexit, affidando a Michel Barnier e alla Commissione il mandato di negoziare l’accordo di uscita e di seguire le trattative per il prossimo accordo di scambio con il Regno Unito.