Consenso a piccoLuigi Di Maio ha occupato Rai1 (gli manca solo il segnale orario)

Il 22 marzo era ospite a Domenica in, il 30 a Storie italiane, il 7 aprile a Porta a porta, il 9 a Unomattina e l’11 a ItaliaSì, senza contare i sonori ricorrenti nelle edizioni del Tg1. Questo nonostante le direttive del direttore del rete, che ha chiesto di invitare meno politici nei contenitori di intrattenimento

Durante queste settimane di crisi il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha provato in tutti i modi a ritagliarsi uno spazio mediatico, in difficoltà di fronte alla crescente popolarità di Giuseppe Conte. Di Maio era stato costretto dalle finte dimissioni da Capo politico del Movimento 5 Stelle, ma non è mai stato intenzionato a lasciare davvero la guida del partito. Da qui, la ricerca continua di visibilità, culminata nella sua presenza a Pratica di Mare per accogliere gli Antonov inviati dalla Russia con gli aiuti per gli ospedali italiani. Aiuti negoziati da Giuseppe Conte in assoluta autonomia, con il ministro degli Esteri informato a cose fatte. 

Per assicurarsi una copertura mediatica all’altezza delle sue ambizioni, e per rivendicare il suo attivismo nell’ottenere l’invio di aiuti dall’estero, Luigi Di Maio ha praticamente occupato le televisioni, in particolare Rai 1. Il 22 marzo era ospite a Domenica in, il 30 marzo a Storie italiane, il 7 aprile a Porta a porta, il 9 aprile a Unomattina e l’11 aprile a ItaliaSì, senza contare i sonori ricorrenti nelle edizioni del Tg1. Questo accade nonostante il direttore di rete Stefano Coletta in una email interna abbia chiesto di evitare troppi ospiti politici nei contenitori di intrattenimento: «Alla luce degli ultimi sviluppi dell’emergenza Coronavirus, è bene condividere qualche riflessione sul come sviluppare contenuti e modalità comunicative per i prossimi giorni (…) Sarebbe utile giustapporre all’approfondimento delle news la narrazione del paese che si reinventa, ogni giorno, ai tempi dell’emergenza (…). Aggiungo un’altra particolare attenzione alle presenze di esponenti politici chiedendovi di considerarle eccezionali e legate a comunicazioni di particolare interesse istituzionale e emergenziale (…) Naturalmente comprendo la necessità di interloquire con rappresentanti delle istituzioni regionali e locali cui spesso affidiamo il compito di importanti aggiornamenti sul campo ma per ciò che concerne rappresentanti di forze politiche auspico valutazioni, di volta in volta, ispirate a reali urgenze e necessità informative».

La presenza mediatica del ministro degli Esteri ha innervosito persino il Partito democratico, di solito molto tenero con l’operato e le dichiarazioni di Luigi Di Maio. Il 26 marzo, fonti del Nazareno facevano sapere all’Ansa di non gradire affatto la presenza del ministro in televisione, anche perché avrebbe dovuto essere altrove: «Sorprende che il ministro Di Maio vada in tv, per l’ennesima volta nel principale telegiornale del Paese, il Tg1, in diretta televisiva, mentre il Consiglio europeo e’ ancora in corso».

È naturale porsi una domanda: Di Maio e il Movimento 5 stelle beneficiano in qualche modo dell’offensiva mediatica? Secondo l’Istituto Ixé, che ha condotto un sondaggio per Carta Bianca lo scorso 7 aprile, non moltissimo: il Movimento 5 Stelle è al 16%, e Luigi Di Maio raccoglie la fiducia del 25% degli italiani. Meloni (38%), Salvini (33%) e Zingaretti (32%) sono molto più popolari. Anche se non si sono trasferiti su Rai 1.

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