Spoticooky:absent. ha creato nove playlist per cucinare a ritmo di musica

Il musicista e produttore Ettore Bianconi ha abbinato nove ricette ad altrettante raccolte di canzoni da ascoltare mentre si impasta: dalla classica al new soul, dall’ectro all'hip hop, uno stile per ogni cuoco. Abbiamo colto l’occasione per parlare di suoni e di quarantena, di concerti e di passioni

:absent. nella foto di Elisabetta Claudio

Non è la prima volta che Ettore Bianconi, :absent. per i fan, costruisce un progetto musicale in accompagnamento a un’altra arte.

È già successo con la colonna sonora di  “Il regno animale”, primo romanzo del fratello Francesco, frontman dei Baustelle di cui anche Ettore è parte. Ed è successo quando come sound designer ha collaborato con Toiletpaper magazine di Maurizio Cattelan e Pierpaolo Ferrari, curando la colonna sonora dei primi tre numeri della rivista.

Oggi l’arte della selezione e dell’abbinamento è stata messa al servizio dell’artigianato, con un progetto che ha visto la musica incontrare la cucina. L’artista ha infatti creato nove playlist abbinate a nove stili gastronomici, e a nove ricette da impastare. Un’ora e mezza ciascuna, giusto il tempo per creare una ricetta o un pasto e servirlo a tavola, con tutto quello che sta in mezzo.

Ma come si costruisce una playlist che accompagni quello che è diventato per ciascuno di noi un momento fondamentale della nostra nuova vita sempre più chiusa in casa? «Per me è stato molto facile: la musica e la cucina in realtà sono le cose che mi piacciono di più. Della musica ho fatto un lavoro, e ascolto sempre tanta musica mentre cucino. Quando Michele di Trunk Studio mi ha proposto questo progetto so che gli è venuto spontaneo chiederlo a me perché sapeva di questa mia grande passione per la cucina. E alla fine è stato un divertimento: mi ha permesso di rendere pubblico quello che già faccio normalmente per me».

Musicista e un produttore di musica elettronica, Ettore da quasi 15 anni suona con i Baustelle. Ha inoltre collaborato con Le Luci Della Centrale Elettrica lavorando al disco e al tour di Costellazioni (2013) e al disco vincitore della Targa Tenco del 2018, Vivere o Morire di Motta. «Mi considero un privilegiato – continua il musicista – perché ho fatto della mia passione il mio lavoro. Adesso è un periodo complicato, ma questo mi ha permesso di fare di più il papà e di concentrarmi sulla cucina. Alla fine cerco di suonare il più possibile e di fare cose nuove, ma è un po’ strano non avere una prospettiva certa, è un po’ faticoso non riuscire ad immaginarsi da qui al prossimo anno che cosa succederà. Noi viviamo di concerti: a me la cosa che piace fare è andare in giro, suonare, incontrare gente. E adesso sembra che questa sia una cosa pericolosa e condannabile. Vedo un sacco di accanimento verso chi esce di casa. Mi piacerebbe che si potessero guardare le cose più da lontano e farsi un’idea un po’ più chiara. Prima ce l’avevano con quelli che correvano, poi con quelli con il cane, e adesso con quelli che escono. Ma forse ce la dovremmo avere con chi non risolve il problema vero, con progetti seri per risolvere la situazione».

Ma da dove viene questa passione per la cucina, così distante dal classico immaginario che vuole il musicista come un po’ lontano dal mondo terreno dei fornelli? :absent prosegue: «Sono cresciuto con la nonna, in casa nostra tutte le domeniche cascasse il mondo lei impastava. Sia io che la mamma della mia compagna siamo grandi affezionati della pasta fatta in casa. È una cosa che ti entra dentro. E poi in questi giorni con i bimbi a casa, fare la pizza ti sfanga un po’ la giornata. Ho capito che siamo ampiamente nella fase 2 quando al super ho ritrovato il lievito. Invece non sono bravo a fare il pane, credo che quello lo debbano fare i fornai, poi è troppo sbattimento e non mi dà quella soddisfazione che mi danno la pizza e la pasta fatta in casa. Quando ero in tour con ‘Le Luci Della Centrale Elettrica’ il fonico si portava il lievito madre in giro. L’ho convinto a regalarmene un pezzo, ma nonostante avessi promesso di stare attento, nel giro di 15 giorni l’ho ucciso. Alla fine quando vai e torni e sei sempre in giro quando riapri il frigo c’è un mostro da buttare!».

Ma come si costruisce una playlist che non è solo per sé ma anche per gli altri, e deve accompagnare un momento predefinito?  «Ascolto tantissima musica e di tantissimi generi diversi, mi piacciono le cose fatte bene. In fondo ho sempre fatto playlist da quando preparavo le cassettine da dare agli amici. Oggi faccio le playlist per i bimbi con spotify e altri servizi di streaming, trovo che ci sia molto bello. Per fare queste ho pensato al cucinare: me le sentivo a pranzo e a cena, mentre preparavo i nostri pasti. Ho fatto prima un grande calderone con molte cose, poi via via sentendole, alcune cose sono risultate più adatte e alcune cose meno. Volevo comunque mantenere un mood “preso bene”. Dal far da mangiare al cane a cucinare in un ristorante stellato credo debba essere fatto divertendosi. E quindi anche la musica deve aiutarti in questo. Non so spiegare bene come si fa, ma credo sia importante conoscere tante cose e metterle insieme bene, in maniera coerente. Ho pensato di stare su al massimo due ore, che è il tempo che di media serve per cucinare, e credo che sia anche il tempo giusto per ascoltare musica. E poi ho cercato qualcosa che non fosse semplicemente musica di sottofondo, che è sempre brutto. Sono canzoni che devono aiutarti a fare un’altra cosa, come se ci fosse qualcuno che ti tiene la mano mentre fai qualcos’altro».

Da soulfritto a impasto in do minore, da torte electro-romantiche a macinature moderno-elettriche c’è una compilation per ogni tipologia di cuoco: «Quella che sto usando di più nella mia cucina è degustazioni urban, che è più tra soul, rap e hip hop. Piace tanto ai bimbi che mentre io impasto sono là che ballano e mi fanno tanto sorridere. Alla fine questa quarantena l’ho vissuta abbastanza bene, con un po’ di preoccupazione per i bimbi e i genitori nell’eta critica. Se vivi con due bambini di sei e tre anni dalla mattina alla sera, stai sempre  con loro e hai poco tempo per fare musica e molto tempo per i lego: in quello siamo diventati campioni. Abbiamo cercato di fare con quello che avevamo: è stato bello dedicarsi ai bambini completamente. Non sono d’accordo con chi si lamenta e dice ‘ai bambini chi ci pensa?’. Credo che sia giusto che ci pensino la mamma e il papà: quando ti dicono che ti cambiano la vita è vero. Se uno non ha rimpianti certo che te la cambiano la vita ma te la cambiano in meglio. È ovvio che quando arrivano non puoi andare in discoteca tutte le sere, ma se li hai fatti quando è il momento per farli, non dovresti avere questi problemi. Certo, quando vanno a scuola è tutto più facile, però se fossimo stati senza bimbi in questa situazione sarebbe stato più noioso, avremmo cucinato molto meno e magari non avrei fatto nemmeno le playlist».

Ma che cosa manca nella vita di un musicista, in questi mesi strani? «Avrei più voglia di andare a fare concerti. Mi rendo conto che la situazione è unica, ci mancherebbe, non voglio lamentarmi. Il concerto è una cosa che è fatta in quel modo là: c’è gente che balla, che si abbraccia, ci si scambia il bicchiere della birra. Se queste cose non si possono fare, boh, non so se senza ha senso. Ho sentito della proposta di concerti all’aperto, con massimo mille persone e senza dare da bere e da mangiare, tutti distanziati, persino la band. Ma il concerto non è il cinema, dove non importa se per per dure ore non bevi coca cola mangiando pop corn. Il concerto è diverso, storicamente si fa per stare insieme e per condividere. Il fatto che questa sia l’unica cosa pericolosa al mondo fa perdere tutto di senso. Mi metto nei panni di chi deve decidere, so che non è facile. Spero che si ricominci presto, ma nel modo giusto: sia per chi i concerti li fa, sia per chi li va a vedere. Per me stare lontani non ha senso, magari sarà la nuova normalità ma io la vedo come una cosa strana. In ogni caso, spero che tutto si risolva senza rischi e si possa ricominciare. Nel frattempo continuo a cucinare, e ad ascoltare musica».

Le playlist, abbinate alle ricette da realizzare, sono sul profilo Spotify di Molino Pasini, che ha sostenuto e promosso il progetto, realizzato da Trunk Studio con la creatività di Marta Azevedo.

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