Iniziata il 16 maggio, la Settimana Laudato si’ si è conclusa ieri, quinto anniversario della pubblicazione dell’enciclica ambientalista di Papa Francesco, con una giornata mondiale di preghiera. Annunciata dallo stesso Bergoglio il 3 marzo in videomessaggio come risposta alla «crisi ecologica: il grido della terra e il grido dei poveri non possono più aspettare», la serie di iniziative, coordinate dal Dicastero per lo Sviluppo umano integrale nei giorni 16-23 maggio, ha assunto quest’anno un significato particolare.
Il 2020 è infatti, secondo la definizione del Segretariato generale delle Nazioni Unite, «il super anno per la natura e la biodiversità». In esso, infatti, non solo scadrà il termine entro cui i Paesi devono annunciare i propri piani per raggiungere gli obiettivi fissati dall’Accordo di Parigi. Ma si terrà anche, il 15 settembre, il vertice delle Nazioni Unite sulla biodiversità in preparazione alla Conferenza delle Parti (Cop 15) della Convenzione sulla diversità biologica, che avrà luogo nella città cinese di Konming dal 5 al 10 ottobre.
Dal momento che la maggior parte degli obiettivi del Piano strategico per la biodiversità 2011-2020 (i cosiddetti Aichi Target) non sarà raggiunta entro l’anno, la conferenza di ottobre, a fronte di una prevedibile crisi ambientale senza precedenti, assumerà un’importanza cruciale a livello mondiale. Si prevedono infatti un aggiornamento del piano strategico della Convenzione e l’adozione di un quadro globale post 2020, contributo necessario all’agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.
Non meraviglia dunque (anche perché già noto da giorni) che, come annunciato ieri da Francesco dopo la recita del Regina Caeli, la fine della specifica settimana sia coincisa con l’indizione di un «Anno speciale di anniversario della Laudato si’, un Anno speciale per riflettere sull’enciclica, dal 24 maggio di quest’anno fino al 24 maggio del prossimo anno».
Indizione che sarebbe dovuta avvenire ad Acerra, dov’era prevista la visita apostolica (rinviata a causa del Covid-19) «per sostenere – come detto sempre ieri dal Papa – la fede di quella popolazione l’impegno di quanti si adoperano per contrastare il dramma dell’inquinamento nella cosiddetta Terra dei fuochi».
Pensato dal dicastero vaticano a guida Turkson al pari della Settimana, l’Anno speciale sarà di quella prosecuzione e sviluppo. I temi principali, intorno a cui s’impernierà il “Giubileo per la Terra”, sono stati infatti oggetto di una ricca gamma di eventi online tra il 16 e il 23 maggio: dall’eco-spiritualità alla sostenibilità ambientale, dall’azione sociale per un’ecologia integrale all’attenzione concreta al grido delle fasce più povere, rese ancora più vulnerabili dalla pandemia del Covid-19, fino al peso dell’economia sulla salvaguardia dell’ambiente o, per usare le parole poste a sommario dell’enciclica bergogliana, sulla cura del creato.
Aspetto, questo dell’etica in economia, particolarmente caro a Bergoglio, che nella Laudato si’ ha denunciato con forza il «dominio assoluto della finanza che non ha futuro e che potrà solo generare nuove crisi» (nr. 189) e «il principio della massimizzazione del profitto» (nr. 195). Storture tutte che, secondo il Papa, potranno essere superate solo attraverso un’azione sinergica tra giustizia, economia e politica per il bene comune.
Per questo motivo tra gli eventi in programma dell’Anno speciale figurano l’incontro Economy of Francesco, fissato ad Assisi per il 19-21 novembre, cui si sono già iscritti 3.000 giovani imprenditori, e la 3° Tavola rotonda vaticana al World Economic Forum di Davos del 26-29 gennaio 2021. Ma essi saranno affiancati, ad esempio. dalla pubblicazione, in giugno, del Testo interdicasteriale con le Linee guida operative per la Laudato Si’, dal raduno dei leader religiosi (anche se ancora a livello di proposta) nella primavera del 2021, dalla speciale celebrazione della Giornata mondiale dell’acqua (22 marzo 2021), dall’assegnazione dei Premi Laudato si’ secondo sette categorie a partire dal prossimo anno, dall’avvio di un piano settennale verso l’ecosostenibilità nello spirito dell’enciclica.
Piano cui, secondo quanto annunciato dal Dicastero per lo Sviluppo umano integrale, «si impegneranno pubblicamente numerose istituzioni» nell’Anno speciale e che vedrà un simile percorso settennale verso l’ecologia integrale per famiglie, diocesi, scuole, università, ospedali/centri di assistenza, imprese/fattorie agricole, ordini religiosi.
In ottica anticipatrice e quasi profetica di un tale iter è da leggersi la pubblica dichiarazione fatta il 18 maggio da 42 istituzioni religiose internazionali (23 cattoliche, 3 metodiste, 2 battiste, 4 quacchere, 1 anglicana, 1 presbiteriana della Chiesa di Scozia, 1 adenominazionale, 5 della Chiesa Riformata Unita [Urc], 1 buddista), che hanno annunciato il disinvestimento dai combustibili fossili.
Nel comunicato congiunto di annuncio, oltre a rilevare come «in questo mese il nuovo rapporto di Operation Noah abbia dimostrato che nessuna delle maggiori compagnie petrolifere è conforme agli obiettivi dell’Accordo di Parigi», viene osservato: «Le istituzioni religiose hanno assunto da tempo la leadership del movimento di disinvestimento globale e hanno contribuito con un gran numero di impegni, oltre 350, per un totale globale di oltre 1.400».
Non bisogna inoltre dimenticare che, in aprile, 21 organizzazioni cattoliche con un patrimonio gestito di 40 miliardi di dollari si sono impegnate a investire in compagnie che si allineano ai propri valori e hanno firmato il Catholic Impact Investing Collaborative (Ciic).
L’annuncio dell’Anno speciale, come anche la stessa Settimana Laudato si’, è stato accompagnato da critiche da parte di frange conservatrici. D’altra parte, sin dal suo apparire, l’enciclica è stata sempre accompagnata non solo da reazioni entusiaste ma anche da giudizi severi come quelli dei cardinali Burke, Müller e Pell o di larga parte di repubblicani e circoli neoconservatori negli Usa.
Per don Maurizio Patriciello, collaboratore de L’Avvenire e parroco di San Pietro Apostolo nel difficile quartiere di Parco Verde a Caivano (Na), noto per la sua lotta alle ecomafie, quella dell’Anno speciale «è un’iniziativa importante, che viene a cadere in coincidenza di due anniversari importanti. Cinque anni fa, infatti, non solo il Papa pubblicava la Laudato si’ (che egli volle scrivere dopo aver sorvolato in elicottero la Terra dei Fuochi) ma il Parlamento italiano approvava, dopo 21 anni di tergiversazioni, anche la legge sui reati ambientali nonostante le pressioni contrarie di Confindustria. Legge, per la cui approvazione spinsero anche molto L’Avvenire e la Conferenza episcopale campana attraverso una specifica nota. Circa la Laudato si’ e, dunque, l’importanza di un Anno speciale dedicato a tale enciclica c’è un discorso generale da fare ed è di ordine teologico. Dio, come racconta la Genesi, ha messo l’uomo nel giardino perché lo coltivasse e lo custodisse. Uomo, che deve amare i suoi fratelli nel senso pieno della parola: se io amo, non ti posso far respirare i veleni, non ti posso far bere acqua avvelenata, non ti posso far mangiare cibi avvelenati. Quella del Papa è dunque da riguardarsi come un’enciclica non tanto sull’ambiente quanto sull’uomo: io sono l’ambiente che respiro».
Come spiegato sempre da don Patriciello a Linkiesta, «c’è poi una riflessione da farsi prettamente italiana e, per noi della Terra dei Fuochi, campana, quella cioè relativa alle ecomafie. Per anni i nostri politici ci hanno detto che la causa di questi rifiuti tossici erano i rifiuti delle case che non venivano smaltiti al meglio e la colpa si finiva col darla sempre alle persone, perché la gente non faceva la raccolta differenziata. Siamo stati proprio noi, e loro lo sapevano perfettamente, a insistere e dire: “Guardate che i roghi non bruciano le immondizie delle case. Non ci sono le bucce di banana, ma bruciano i rifiuti tossici degli scarti industriali, delle fabbriche che lavorano soprattutto in regime di evasione fiscale in Campania e nei dintorni”. Ecco, quest’Anno speciale ci permetterà allora di riflettere e ad agire perché la salvaguardia dell’ambiente vada sempre di pari passo con quella dell’uomo nell’ottica di quella ecologia integrale, tanto promossa dal Papa».
Parole favorevoli all’iniziativa bergogliana sono state espresse al nostro giornale anche dalla deputata di Italia Viva, Silvia Fregolent, che ha dichiarato: «Ancor prima di Greta, Francesco ha lanciato, fin dall’inizio del suo pontificato, un grido di allarme sulle condizioni della terra. Credo che tale sensibilità gli derivi dalle sue origini latino-americane: non dimentichiamo lo sfruttamento nei decenni da parte di multinazionali e la complessa situazione dell’Amazzonia. La sua provenienza lo porta a essere maggiormente attento, rispetto ai suoi predecessori, di quelle che sono le istanze delle popolazioni indigene. Ben venga dunque un “Giubileo sull’ecologia integrale”. Anche perché è necessario dare una risposta all’Accordo di Parigi, circa il quale si sono registrate, negli anni, la freddezza degli Usa e la marcia indietro della Cina. Per non parlare di quelle che sono state le dichiarazioni di Bolsonaro sugli incendi in Amazzonia: segnali tutti di un pericoloso revisionismo negativo di quell’Accordo. Quello del cambiamento climatico e della salvaguardia dell’ambiente è un tema quanto mai attuale anche alla luce del fenomeno pandemico del Covid-19, la cui origine è da alcuni studiosi correlata, sia pur in maniera ancora ipotetica, alla situazione climatica in generale e all’inquinamento».
Nell’ottica di quello che invece può essere il contributo dell’Italia allo sviluppo sostenibile, Fregolent ritiene che «il nostro Paese abbia una grande opportunità di rinascita dopo la pandemia, anche attraverso l’investimento in energia verde. E visto che c’è già tutta un’evoluzione in tal senso, anche a livello industriale, che il nostro Paese ha già messo in campo, un tale sistema è tutto da rivedere a partire dall’agricoltura, dall’allevamento, dai liquami da allevamento fino al trasporto pubblico. Realtà, quest’ultima, che deve essere chiaramente incentivata soprattutto in riferimento al trasporto merci su via ferrata. Necessario infine, a mio parere, un investimento sui parchi naturali, i nostri polmoni verdi, attraverso una progettualità, che coinvolga anche fondazioni private, per far sì che essi siano rilanciati e tutelati, superando così lo stato d’abbandono in cui spesso versano».