Quello che manca è l’ok finale dal Campidoglio. E per questo le due talpe di acciaio che stanno scavando il tunnel della metro C sono di nuovo ferme. Bloccate precisamente vicino piazza Venezia, a metà strada tra il Colosseo e i Fori Imperiali. Parliamo del progetto della prima metropolitana altamente tecnologica a totale conduzione automatica costruita e l’unica grande opera, insieme al ponte Morandi di Genova, rimasta attiva in Italia nonostante l’emergenza coronavirus. Almeno in teoria
Perché da circa due mesi le lungaggini degli uffici amministrativi del Comune di Roma rallentano i lavori. Secondo la legge il soggetto che ha aggiudicato il lavoro il Dipartimento dei Trasporti di Roma Capitale deve approvare i documenti che permettono di continuare i lavori al consorzio Metro C (composto da cinque grandi aziende: Astaldi, Vianini Lavori, Hitachi, Cmb, Ccc), di continuare i lavori.
Basta una firma, ma gli atti rimangono ancora sulla scrivania dell’assessore ai Trasporti, Pietro Calabrese e su quella della ragioneria dell’ufficio della sindaca Virginia Raggi. Senza contare che i fondi per continuare i lavori sono già stati stanziati. Come stabilito dalla delibera Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica), pubblicata in Gazzetta ufficiale il 20 marzo, sono 10 i milioni di euro arrivati dal Ministero dei trasporti per coprire i costi degli scavi.
Il consorzio Metro C, nel frattempo, si è tenuto pronto a continuare i lavori investendo in tutte le misure di sicurezza per i propri lavoratori relative all’epidemia da Covid-19, nonché a tenere attivo l’intero cantiere, con costi molto elevati. Nello specifico: in questi mesi di fatto gli operai hanno continuato a recarsi al cantiere sotterraneo ogni mattina, bardati con guanti e mascherine, senza poter accendere o muovere le macchine, ma proseguendo i lavori presso gli altri cantieri.
Metro C ha inoltre fatto presente direttamente al Ministero dei trasporti, alla sindaca Virginia Raggi e all’assessore Pietro Calabrese il quadro della situazione attraverso diverse lettere (visionate da Linkiesta), che però non hanno ottenuto alcuna risposta.
Nell’ultima di queste lettere, Metro C ha sottolineato «l’inaccettabilità della condotta» e il fatto che la società abbia «continuato a profondere tutto l’impegno necessario al fine di assicurare la continuità dei lavori in regime di sicurezza oltre alle imprescindibili attività di monitoraggio e manutenzione delle macchine operatrici senza che l’amministrazione si sia a oggi ancora adoperata per porre in essere i doverosi atti di propria competenza».
In tutta risposta, la sindaca Raggi, proprio quando le sollecitazioni del Consorzio si sono fatte più frequenti, tramite il suo profilo Facebook ha fatto il punto così. «Proseguono spediti i cantieri di mobilità più importanti per Roma, come gli scavi per la realizzazione della metro C.
I lavori per portare la terza linea metropolitana nel cuore della città – continua il post – e collegarlo con la periferia, vanno avanti nel rispetto delle normative e in totale sicurezza. A piazza Venezia, come da cronoprogramma, continuano le indagini del sottosuolo, che serviranno a stimare tempi e costi certi della futura stazione. Proseguono a pieno ritmo anche i cantieri nelle altre fermate della linea».
Ribadendo poi ieri: «In questo periodo di emergenza Roma non si è mai fermata». Affermazioni vere in parte, perché se i carotaggi per ispezionale il terreno sotto piazza Venezia sono andati avanti, nel sottosuolo, come spiegano dal consorzio Metro C, nulla si è mosso. Oltre allo spreco di tempo, il rischio che adesso si presenta è di tipo economico.
Per il consorzio Metro C si tratterebbe infatti di un danno erariale consistente per tutti i giorni di ritardo dalla pubblicazione della delibera Cipe, oltre a un consumo di cassa e un contenzioso tra le parti che provocherebbe ulteriori ripercussioni sul continuo dell’opera.
L’opera, i cui lavori sono iniziati nel 2006, è stata concepita per collegare il quadrante est di Roma con il quadrante nordovest (zona Clodio-Mazzini) attraversando tutto il centro storico e prevedendo anche una possibile estensione fino a Grottarossa. Ma per farlo, serve l’ok del Comune.