Il Domani di Carlo De Benedetti sta partendo a razzo, con oltre settecento abbonamenti a quattro mesi dall’uscita del primo numero e oltre duemilacinquecento iscritti alla newsletter del direttore Stefano Feltri. L’aspettativa è molto alta e c’è chi già immagina l’inizio di una nuova avventura tipo La Repubblica del 1976, specie ora che il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari, e a lungo di proprietà di De Benedetti, sta cercando una strategia industriale da grande gruppo editoriale internazionale al passo con i tempi, e non da foglio di parte.
Una nicchia di nostalgici della Repubblica giornale-partito quindi ci potrebbe essere per il nuovo quotidiano, nonostante De Benedetti non sia riuscito, almeno per ora, a convincere alcuni big in uscita come Carlo Verdelli, che è andato al Corriere della Sera, e Gad Lerner, che è andato al Fatto.
La strada intrapresa per assecondare questa grande aspettativa sembra però intrepida, almeno a prima vista: Stefano Feltri è un bravo professionista, colto e intelligente, ma si è fatto le ossa al Foglio, al Riformista e poi al Fatto quotidiano, dove ha fatto carriera fino a diventare vicedirettore di Marco Travaglio, ovvero ha lavorato in tre giornali che in modo diverso hanno cercato di scalfire culturalmente, politicamente e populisticamente il ruolo centrale di Repubblica nella vita pubblica italiana.
Anche la recente esperienza di Feltri da Luigi Zingales, in quell’Università di Chicago che è il tempio del liberismo economico globale, non sembra rispondere al curriculum ideale per chi pensa di intercettare i lettori di Repubblica che mal sopportano l’ingresso del Grande Capitale nella gestione del giornale.
Sulla squadra di giornalisti arruolati da Stefano Feltri ancora non c’è nulla di ufficiale, ma a Linkiesta risulta che il vicedirettore sarà Emiliano Fittipaldi dell’Espresso, il quale sarà affiancato da Giovanni Tizian e Stefano Vergine, provenienti entrambi dal settimanale del gruppo Gedi, i quali garantiranno a Domani quel genere di inchieste, alcune fortunate altre meno, che hanno caratterizzato la gestione di Marco Damilano del settimanale.
A Domani arriveranno anche due giornalisti di area Comunione e Liberazione, provenienti dal Foglio di Claudio Cerasa: Mattia Ferraresi e Nicola Imberti, i quali saranno rispettivamente il caporedattore e il vice del nuovo quotidiano di Feltri.
Ferraresi è un fior di giornalista, ex corrispondente del Foglio dagli Stati Uniti, Nieman fellow ad Harvard, collaborazioni internazionali prestigiose, saggista raffinato ma al dunque un intellettuale reazionario di destra, cantore delle gesta di Donald Trump e autore di una biografia dove Barack Obama è descritto come una specie di Anticristo. Culturalmente, Ferraresi è più vicino alla Verità di Belpietro, che al mondo di Repubblica.
Imberti ha lavorato al Tempo, il quotidiano nero della Capitale, e poi ha guidato il sito internet del Foglio di Claudio Cerasa. Sempre dal Foglio, dove collabora alla pagina su Roma, arriverà il giovane Alessandro Luna.
Tra gli altri nomi che si fanno ci sono Davide De Luca de Il Post, fustigatore social dei liberisti che adesso, se dovesse accettare l’offerta, avrà come direttore un allievo di Zingales, e la giornalista garantista Daniela Preziosi ex Manifesto.
A Otto e mezzo, Feltri ha detto che metà della redazione sarà composta da donne, ma tranne Preziosi al momento non si conoscono i nomi né la provenienza professionale e culturale delle redattrici. C’è incertezza su Selvaggia Lucarelli, non esattamente Simone de Beauvoir dal punto di vista ideologico, cui è stata offerta la vicedirezione del giornale ma che pare abbia deciso di restare al Fatto dove quest’estate parteciperà a un quiz televisivo condotto da Marco Travaglio sulla tv del quotidiano giustizialista.